Le criptovalute come i Bitcoin, al momento, vengono ben poco utilizzate per acquistare beni e servizi, sia da parte delle imprese che dei privati, anche per le complicazioni fiscali connesse. Non esiste a oggi, come noto, una legge che disciplini la tassazione di bitcoin per i privati, mentre il legislatore europeo ha iniziato a trattare la materia sul fronte delle imprese, lasciando però molto spazio grigio.
Questa situazione di incertezza rende complesso leggere, riconciliare e rendicontare le transazioni in crypto, in modo da fornire un dato comprensibile e immediatamente iscrivibile a bilancio (per le imprese) o fornire un dato rilevante nella dichiarazione dei redditi (per i privati). Eppure, l’utilizzo dei Bitcoin come strumenti di pagamento potrebbe assicurare dei vantaggi interessanti per le imprese.
In particolare in termini di abbattimento dei costi – che possono essere impattanti al contrario con carte di credito e bancomat – e di certezza del pagamento che una volta emesso non può essere cancellato o revocato. Senza considerare i casi in cui la transazione avviene tra soggetti con sedi in aree finanziarie diverse che non si parlano sul fronte valutario. Un caso tipico in cui pagare in bitcoin potrebbe essere utile è quello di una compravendita tra un’azienda europea e una di area extra Sepa.
Per rendere concreta questa possibilità tinkl.it, ha reso disponibile un nuovo servizio rivolto al retail, agli operatori e-commerce e alle attività B2B. La piattaforma si basa su un servizio molto semplice: si tratta di ricevere dal compratore il pagamento in bitcoin e di convertirlo in euro prima di versarlo al venditore, attraverso un bonifico, senza addebitare alcuna commissione.
Di fatto tinkl.it solleva il cliente da oneri amministrativi e fiscali. La conversione in euro permette anche all’azienda di non esporsi al tasso di cambio della criptovaluta, con tutte le conseguenze del casp. Tinkl.it guadagna sul tasso di cambio incassa una commissione da chi effettua il pagamento in criptovaluta.
Così tinkl.it si propone come un intermediario tra compratore e venditore e si occupa della gestione dell’incasso a tutto tondo, facendo in modo che formalmente l’azienda non entri mai in contatto con i bitcoin. Per l’utilizzo del servizio non è richiesta alcuna competenza particolare, né tecnologica né in merito a bitcoin: l’app funziona come un POS per le carte di credito in cui il commerciante deve solo indicare l’importo in euro da incassare.
Un’attività accessoria che tinkl.it svolge nell’esercitare il suo ruolo di mediatore è quella di verificare l’origine dei fondi Bitcoin: ogni transazione è sottoposta ad analisi forensica ed è possibile dunque identificarne l’eventuale fonte sospetta.