Il FATF è un organismo intergovernativo indipendente, atto a sviluppare e promuovere politiche che tutelino il sistema finanziario globale, impedendo il riciclaggio di denaro e il finanziamento del terrorismo. Già nella Guidance datata giugno 2019[1], l’authority spronava a disciplinare il fenomeno e chiedeva ai Virtual Asset Provider Service Provider (VASP) di identificare gli operatori di mercato coinvolti in transazioni di valore pari o superiore a 3000 di dollari, tracciando in modo puntuale i dati dei movimenti. Questo tipo di raccomandazione costituisce un emendamento alla già ben nota travel rule, imponendo anche ai Virtual Asset Service Provider (VASP) di raccogliere e condividere con gli organi di regolamentazione i dati delle transazioni finanziarie.
La cooperazione internazionale con le autorità di regolamentazione è la nota su cui il FATF insiste particolarmente, tant’è che in una recente relazione di luglio 2020 rivolta ai ministri delle finanze e ai governatori delle banche centrali del G-20, il “watchdog finanziario” ha sottolineato quanto una azione condivisa contribuirebbe a rendere efficaci misure come la travel rule.
Lo stato di adozione della travel rule e la prospettiva italiana
A conferma di ciò, la FATF ha pubblicato un report che, a distanza di 12 mesi dal rilascio della Guidance, rileva lo stato della sua adozione a livello mondiale. Ciò che emerge nel complesso è che sia il settore pubblico sia quello privato stanno facendo progressi nell’attuazione degli standard FATF: 35 Paesi su 54 hanno comunicato infatti di aver attuato le norme nella loro versione aggiornata: di questi, solo 3 Paesi proibirebbero ai VASP qualunque attività, mentre nelle restanti giurisdizioni il regolatore avrebbe recepito le raccomandazioni aggiornate consentendo ai VASP di operare in piena conformità.
Gli altri 19 Paesi invece non hanno ancora attuato i protocolli normativi, perché ciò comporterebbe rivedere le proprie legislazioni nazionali. L’Italia, che dal canto suo nel maggio 2017 recepì con anticipo alcune linee guida europee della V Direttiva Antiriciclaggio, ha raccomandato, con il recente parere dell’ABI, “elevati standard di conformità alle regole, di sicurezza e di supervisione” anche per la sperimentazione di una moneta digitale unica comunitaria.
La prospettiva di ABI si allinea alla visione strategica delineata dal ministero dello Sviluppo Economico che, già nel 2018, lanciò una taskforce di 30 esperti blockchain, impegnati nella stesura di linee guida che permettessero al sistema paese di integrare la tecnologia e applicarla nell’economia nazionale come sua innovazione. Un piano d’azione a cui è seguita anche una consultazione pubblica rivolta a tutti gli stakeholder di mercato e conclusasi lo scorso 20 luglio.
La traduzione tecnologica degli standard
Mentre la supervisione dei VASP e l’attuazione degli obblighi AML/CFT da parte di quest’ultimi sono ancora agli inizi, i progressi in ambito appliance sono però già riscontrabili e interessanti.
Riguardano, per esempio, lo sviluppo di soluzioni tecnologiche che consentano ai VASP l’attuazione della travel rule, anche se il settore pubblico e privato devono ancora perfezionarne alcuni aspetti.
Di fatto, da un anno a questa parte gli operatori del mercato crypto si stanno via via dotando di sistemi di registrazione delle transazioni e conservazione dei dati più sofisticati, garantendo la massima interoperabilità e riprendendo la filosofia alla base del protocollo Swift.
Un’annosa questione, oltre al problema dell’identificazione univoca dei provider, riguarda infatti come stabilire se le modalità di trasmissione dei dati siano sicure e condivise da tutto il sistema finanziario, in particolar modo da tutti gli attori che partecipano a questi scambi.
Approccio centralizzato vs decentralizzato
Le soluzioni adottate finora si differenziano per modalità di registrazione supportata. Alcune soluzioni sposano infatti un approccio più tradizionale e apparentemente risk-free, basato sulla centralizzazione dei dati raccolti per ogni transazione; altre adottano invece la registrazione decentralizzata delle informazioni grazie alla Distributed Ledger Technology.
Benché la raccolta di informazioni richieda un minor sforzo di progettazione dell’infrastruttura tecnologica, i rischi derivanti dalla centralizzazione si ripercuotono su costi di risk management e cybersecurity. Maggiore è il valore dei dati raccolti, maggiori sono infatti i costi della loro gestione, soprattutto se sensibili come quelli finanziari.
Ulteriori problemi nelle soluzioni tradizionali riguardano poi l’identificazione di una giurisdizione di riferimento che ospiti server dedicati, nonché la scelta di un amministratore centrale del sistema. Le risposte sono tutt’altro che banali quando in gioco ci sono gli interessi di un intero ecosistema di operatori globali.
Lo stesso interesse da parte di alcune banche centrali, come Bank of England e BCE, di lanciare una propria valuta digitale o Central Bank Digital Currency (CBDC) comporta una riflessione più ampia. Questa conversione richiederebbe un passaggio obbligato, l’adesione a framework normativi comuni o internazionalmente riconosciuti, ma per ora sembra che la creazione di monete digitali sia frutto di iniziative autonome, slegate da un quadro di riferimento, pur tuttavia dovendo inserirsi in economie internazionali e interagire con sistemi bancari specifici.
In tal senso OpenVASP è il più valido esempio di progetto sulla linea decentralizzata che tuteli lo scambio di dati favorendone la comunicabilità. L’iniziativa svizzera, guidata da Bitcoin Suisse, fa leva su Whisper, un canale di comunicazione criptato e segregato rispetto alla blockchain Ethereum. Grazie a questo accorgimento tecnico, in conformità con le linee guida FATF e la travel rule, nessun attore esterno alla transazione è in grado di identificare i VASP che intrattengono lo scambio informativo. La privacy è tutelata, la competitività di mercato anche, come sottolinea lo stesso David Riegelnig, head of Risk Management presso Bitcoin Suisse.
L’utilizzo di canali di comunicazione criptata end-to-end, in cui lo storage di informazioni è off-chain, è una scelta coerente con i protocolli utilizzati per lo scambio di credenziali verificabili, grazie a identificatori decentralizzati. Più generalmente, quando si parla di Verifiable Credential, si fa riferimento ad asset digitali con firmati elettronica, una soluzione informatizzata per tutti quei documenti che riceviamo normalmente in formato cartaceo. Pensate al passaporto o a un diploma di laurea. Lo scenario digitale permette il passaggio a uno scenario user-centric. Con il solo possesso dello smartphone si potranno condividere selettivamente informazioni sensibili dei propri documenti e usufruire comodamente di un servizio. Il tutto nel pieno controllo dei propri dati.
In tal senso, la travel rule offre spunti potenziali per una convergenza futura tra sistemi di messaggistica e sistemi di validazione delle credenziali, spronando così a una progressiva data minimization, nel massimo rispetto della direttiva GDPR. Non sembra lontana perciò la possibilità di realizzare un ecosistema finanziario in cui dati e documenti viaggino in modo trasparente e immediato, concependo sempre i rischi intrinsechi di data breach e le violazioni in-the-middle.
La FATF ha un ruolo determinante nell’imprimere un cambiamento di tale portata. A valle del “supervisor forum” che ha coinvolto più di 50 delegazioni da tutto il mondo, impegnate a promuovere una supervisione più efficace sul mercato dei cryptoasset da parte delle authority internazionali, si attendono nuovi scenari futuri di cui possa beneficiare anche l’Italia.
FATF e virtual asset: i prossimi action point
Come specificato nel report di aggiornamento appena rilasciato, nei prossimi mesi il focus e l’azione di FATF saranno a supporto attivo di questa transizione. Tra i punti operativi previsti per il prossimo anno:
- sarà rilasciato un nuovo report di aggiornamento entro giugno 2021 sullo stato di adozione dei nuovi standard;
- seguirà una nuova Guidance su virtual asset e VASP con focus sulle stablecoin, criptovalute “agganciate” al valore delle monete tradizionali, e l’anonimato nelle transazioni peer-to-peer;
- continuerà l’azione informativa sui rischi di riciclaggio di denaro e finanziamento del terrorismo potenzialmente connessi all’utilizzo di virtual asset. Su questo punto, sarà rilasciato entro ottobre 2020 un report di dettaglio completo di indicatori di rischio e case study;
- sarà rinforzata, attraverso il Virtual Asset Contact Group, la collaborazione con il settore privato e gli stakeholder di riferimento come VASP, provider tecnologici, esperti di settore e accademici;
- infine, FATF continuerà a incentivare la cooperazione internazionale tra i “VASP supervisor”.
Come risulta da questa sintesi, l’adozione della travel rule di certo richiederà uno sforzo significativo agli operatori di mercato, ma potrà ridisegnare efficacemente l’ecosistema finanziario decentralizzato e promuovere standard di mercato più elevati, al pari dei servizi finanziari tradizionali. Promuovendo l’azione di tutti quegli operatori di mercato che metteranno al centro trasparenza e tutela dell’investitore, la sfida sarà dunque raccogliere i benefici della nuova finanza decentralizzata coniugando l’applicazione efficace dei nuovi standard normativi.
Pagamenti digitali e criptovalute
Tra gli effetti della crisi globale da Covid-19, si è verificato un aumento dell’adozione dei pagamenti digitali, con picchi di crescita del 57% (Osservatorio SumUp). Allo stesso tempo, l’EBA, authority bancaria europea, ha raccomandato un innalzamento della soglia per i pagamenti contactless da 25 a 50 euro. L’affermazione sempre più decisa delle varie forme di digital payment va di pari passo con l’azione dei regolatori, impegnati in particolare in materia di antiriciclaggio.
Nel mercato delle criptovalute, è un argomento discusso da tempo, ma che sta acquisendo solo ora l’attenzione che merita. A distanza di un anno dall’entrata in vigore dell’informativa del FATF, si stanno delineando infatti le prime linee guida internazionali di “anti-money laundering” (AML) sulle transazioni finanziarie via crypto e i framework normativi che possano disciplinarle. Le ripercussioni sul mercato potrebbero essere profonde, con requisiti di compliance più sfidanti per i suoi provider di servizi.