“I Cryptoassets sono un tipo relativamente nuovo di asset che sono diventati più diffusi negli ultimi anni. Le nuove tecnologie hanno portato alla creazione di cryptoassets in una vasta gamma di forme e per vari usi diversi”, inizia così il nuovo paper pubblicato dall’agenzia per la riscossione delle imposte britannica Her Majesty’s Revenue & Customs (HMRC), “Cryptoassets for Individuals“, pubblicato in data 19 dicembre 2018.
Il documento mira a stabilire gli obblighi fiscali per gli investitori (privati) che acquistano, vendono o vengono pagati tramite cryptocurrencies, affrontando di petto il problema legato alla forte dubbiosità ed incertezza legata a questo mondo, sia legale che fiscale.
Il paper stabilisce che i cryptoassets (o “cryptocurrencies”) sono rappresentazioni digitali crittograficamente sicure del valore o dei diritti contrattuali che possono essere trasferiti, archiviati o negoziati elettronicamente.
La particolarità è che mentre tutti i cryptoassets usano una qualche forma di Distributed Ledger Technology (DLT), non tutte le applicazioni di DLT coinvolgono i cryptoassets.
Le tipologie di token secondo la Cryptoasset Taskforce
L’HMRC non considera i cryptoassets come valuta o denaro. Ciò rispecchia la posizione precedentemente definita dal rapporto della Cryptoasset Taskforce (CATF), aggiornato ad ottobre 2018, all’interno del quel vengono identificati tre tipi di token:
– exchange tokens: utilizzati come metodo di pagamento e comprendono le cryptocurrencies (come bitcoin), sfruttando una DLT decentralizzata. A differenza degli altri token, non forniscono alcun diritto o accesso a beni o servizi;
– utility tokens: forniscono al titolare l’accesso a particolari beni o servizi su una piattaforma che di solito utilizza una DLT. Un’azienda o un gruppo societario normalmente emette i token e si impegna ad accettare tali token come pagamento per i particolari beni o servizi in questione;
– security tokens: possono fornire al titolare interessi particolari (ad esempio un titolo obbligazionario o azionario).
Da un punto di vista fiscale, i contribuenti saranno tenuti a pagare l’imposta sulle plusvalenze (Capital Gain Tax, CGT) o l’imposta sul reddito (IT) a seconda del tipo di operazioni in cui sono coinvolti.
Il trading in cryptoassets
Premesso che l’HMRC non considera l’acquisto e la vendita di cryptoassets come gioco d’azzardo, cosa succede se un detentore di cryptoassets compie attività di trading con le stesse?
La questione se le attività svolte con cryptoassets costituiscano trading dipende da una serie di fattori e da un’analisi del caso concreto: in questa situazione, per definire “trade” a livello dell’HMRC ed essere sottoposto ad una tassazione per il trading finanziario, va fatta un’analisi simile a quella per il trading svolto con azioni o altri prodotti finanziari.
L’HMRC consiglia di utilizzare gli stessi parametri o approcci utilizzati per valutare il profilo fiscale di un trade di azioni o di altri strumenti finanziari (infatti, nello stesso documento, rimanda al suo manuale sulla tassazione delle imprese “business income manual”).
I cryptoassets nell’ambito del rapporto di lavoro
In caso di ricezione del pagamento da parte di un datore di lavoro mediante cryptocurrencies, i dipendenti sono comunque tenuti a pagare i contributi previdenziali nazionali noti come National Insurance (NI) nonché l’imposta sul reddito.
Sulla base di quanto già detto l’HMRC non ritenendo i cryptoassets valuta o denaro, non li considera utilizzabili per poter contribuire al proprio piano pensionistico registrato, e quindi usufruire della relativa detassazione/deducibilità (l’autorità parla di “tax relievable contribution”).
Furto e perdita di cryptoassets
Tra le caratteristiche degne di nota della posizione dell’HMRC vi è la responsabilità fiscale in caso di perdita o furto di cryptoassets, per esempio attraverso l’hacking di un portafoglio: in questi casi, la vittima viene considerata ancora in possesso di tali beni ed ha il diritto di recuperarli, dice l’HMRC, il che significa che gli obblighi della CGT sussistono sino a quando non venga dimostrato che tali cryptoassets sono permanentemente inaccessibili.
La perdita della chiave pubblica o privata comporta una conseguenza simile: se è dimostrabile l’irreperibilità della chiave privata o l’inaccessibilità al proprio wallet, la persona interessata può effettuare un claim all’HMRC (negligible value claim). Se l’HMRC accetta tale claim, la persona che ha subito la perdita potrà cristallizzare la stessa a livello fiscale.
Alcuni criteri per i tassi di cambio
Molti cryptoassets (come bitcoin) vengono scambiati in borse che non utilizzano la sterlina quale valore di riferimento, quindi il valore di qualsiasi guadagno/perdita dovrà essere convertito in sterline nella dichiarazione dei redditi.
Se l’operazione non ha un valore in sterline (ad esempio se una crypto viene scambiata con un’altra crypto) deve essere stabilito un tasso di cambio appropriato per convertire l’operazione nel corrispettivo in sterline. Viene lasciato l’onere alla persona interessata la possibilità di utilizzare una valutazione appropriata per stabilire il cambio, che però dovrà essere dotata di una metodologia coerente nel tempo (la stessa dovrà oltretutto essere registrata).
Il documento si chiude specificando, tra l’altro, che l’importo dell’imposta dovuta dipende dalla situazione personale dell’individuo, compresa la sua residenza e domicilio che comportano differenze sostanziali nel sistema fiscale anglosassone.
Il documento non fornisce, infine, informazioni sugli obblighi delle imprese che con molta probabilità verranno definiti nel prossimo futuro.
Potete leggere il paper originale sul sito GO.UK alla pagina relativa a HM Revenue & Custom
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