Vernini, Poste Italiane: sperimentazione, knowledge e coopetition per lo sviluppo di ecosistemi blockchain

Dalla collaborazione per la creazione di infrastrutture condivise e per competere nello sviluppo dei servizi, alla grande attenzione ai temi del DeFi, della digital identity, dei cripto-asset e della blockchain al servizio della sostenibilità nel colloquio con Emiliano Vernini, Head of ICT Innovation Strategy

Pubblicato il 26 Gen 2021

Emiliano Vernini, Head of ICT Innovation Strategy, Poste Italiane

Per capire con quali prospettive possiamo guardare agli sviluppi del mondo blockchain per il 2021 abbiamo scelto di confrontarci con una realtà come Poste Italiane impegnata in un percorso di innovazione digitale di grande portata in ambiti e in servizi nei quali la blockchain può svolgere un ruolo sempre più importante: dal banking all’identità digitale, dalla logistica alla gestione di asset digitali, dai digital payment alla finanza decentralizzata. Per capire e valutare queste prospettive Blockchain4Innovation ha incontrato Emiliano Vernini, Head of ICT Innovation Strategy di Poste Italiane.

 

Uno dei temi chiave per lo sviluppo della Blockchain è rappresentato dalla costruzione e dal consolidamento di Ecosistemi, come vedete questa evoluzione e come vi state muovendo?

Dobbiamo affrontare questo tema ricordando che il 2020 è stato un anno particolare, a causa della pandemia. Abbiamo visto cambiamenti importanti in molti business e mercati e ci siamo abituati a nuove modalità di lavoro e a nuove relazioni. Il mondo Crypto in particolare e la Blockchain in generale hanno mostrato una serie di segnali positivi. Non possiamo non citare la corsa al rialzo di Bitcoin che l’ha portato a superare i valori massimi, ma dobbiamo ricordare anche tutto l’ecosistema DeFi (Decentralized Finance), un grosso elemento di novità con nuovi progetti e un maggior interesse, sia da parte degli investitori sia anche degli utenti. Da sottolineare in modo speciale un avvicinamento progressivo alla finanza decentralizzata.

Questo deve essere considerato come grandissimo risultato, una sorta di rivoluzione dal basso che ha spinto le autorità, i regolatori a dare risposte nuove. Non è un caso che proprio quest’anno la UE abbia pubblicato una proposta di regolamentazione sui crypto-asset e la BCE il position paper sul digital euro dove si esplicita in modo chiaro l’importanza di una sovranità monetaria che deve restare sotto il governo della Banca cCntrale Europea. I “regolatori”, in questo senso, giocano un po’ anche la partita delle aziende che attendono una maggior certezza normativa. Anche per questo il 2021 sarà fondamentale per la creazione e per l’evoluzione degli ecosistemi di business legati alla blockchain. Peraltro, ci sono movimenti importanti anche in Italia, solo per fare un esempio va segnalato in questo senso l’annuncio di Hype che collabora con Conio.

Che ruolo possono svolgere gli ecosistemi in questa fase?

Gli ecosistemi sono fondamentali perché la blockchain non è l’iniziativa di un singolo, ma per sua natura rappresenta l’iniziativa di network, è per definizione “un gioco di squadra”. Quello che ci dobbiamo aspettare è una evoluzione e una presa di coscienza a livello di network.

Poste Italiane crede fortemente negli ecosistemi. Fino ad oggi abbiamo lavorato molto a livello sperimentale e siamo impegnati, con altri player del mondo pubblico e privato, ad una infrastruttura italiana blockchain sul modello di EBSI (European Blockchain Services Infrastructure). Vogliamo realizzare un progetto analogo anche in Italia cercando di portare allo stesso tavolo imprese pubbliche e private.

Possiamo avere qualche maggior dettaglio su questa prospettiva?

Ci lavoriamo da oltre un anno e mezzo con l’obiettivo di dare vita a IPSI (Italian Blockchain Services Infrastructure). I firmatari sono per ora 13 organizzazioni e stiamo affrontando gli aspetti tecnici, legali e di governance per creare le condizioni che permettano di portare bordo anche altri player con cui costruire un’infrastruttura pubblica italiana per sviluppare principalmente servizi per i cittadini e per le persone. Il modello prevede una collaborazione a livello di infrastruttura comune per poi competere sui servizi secondo un modello di coopetition.

Quali progetti avete in corso a livello di blockchain e quali prospettive vedete in futuro in relazione al suo utilizzo?

Sino ad oggi tutte le progettualità blockchain che portiamo avanti come Poste Italiane sono fondamentalmente sperimentali. La nostra è un’azienda multi-business: è una banca, è il maggior operatore logistico in Italia, è al contempo partner della PA con cui lavoriamo a stretto contatto anche sui temi dell’identità digitale, e siamo tra l’altro l’identity provider che ha rilasciato più identità SPID.

Quello che abbiamo fatto in questi anni e che ci proponiamo di fare ancora è studiare e valutare l’impatto della blockchain su ognuno di questi ambiti. Lo facciamo per adesso promuovendo iniziative sperimentali e quindi lavorando con il modello sandbox, con un approccio assolutamente aperto, parlando e confrontandoci con tutti gli operatori sul mercato.

In quali ambiti vi state muovendo in particolare?

Ci tengo a dire che ci vogliamo muovere senza pregiudizi, senza escludere possibilità. Questo atteggiamento ci porta da un lato a sperimentare soluzioni permissioned, dall’altro ad avere grandissima attenzione a quello che avviene sul mondo permissionless. Non vogliamo perdere alcuna occasione. Siamo parte della Hyperledger Community perché riteniamo che ci sia valore nelle blockchain di tipo enterprise, ma non vogliamo escludere opportunità sulla blockchain pubblica. Vogliamo essere pronti anche in quell’ambito.

Un settore a cui siamo particolarmente attenti è quello dell’identità digitale e all’evoluzione dei modelli di identità digitale. Studiamo il tema della SSI o Self Sovereign Identity perché siamo convinti che Poste Italiane giochi un ruolo fondamentale nella digitalizzazione del sistema paese italiano e la digital identity è un fattore abilitante di primaria importanza.

Vogliamo valorizzare l’esperienza di SPID e se possibile usarla come volano per un nuovo modello di identità digitale che sia sempre più in mano al cittadino garantendo al contempo una assoluta sicurezza delle soluzioni.

Che prospettive vedete per la blockchain nel 2021?

Dobbiamo partire dalla considerazione che i mercati stanno cambiando, per tantissime ragioni. La rivoluzione tecnologica e digitale ha accelerato tanti fattori. Oggi le banche si trovano a competere con rivali sul mercato che sono assolutamente “non convenzionali”: parliamo di tech company che operano sui mercati finanziari e lo stesso tema lo dobbiamo registrare ad esempio anche nell’ambito della logistica.

C’è un denominatore comune per tutte le sfide che abbiamo davanti: per vincere anche queste nuove forme di competizione occorre fare rete, con i partner, con le reti, con nuovi attori e in questo senso la blockchain gioca un ruolo fondamentale di abilitatore, di connessione delle reti.

C’è poi anche un tema sempre più rilevante legato allo sviluppo di nuovi modelli di business?

Certamente. Occorre considerare che la blockchain costringerà un po’ tutti a rivedere la propria identità e a fare i conti con un approccio nuovo. Ad esempio, se nasce un euro digitale le banche dovranno cambiare radicalmente e dovranno rivedere la loro stessa natura. Dovranno capire quali servizi offrire per non perdere la propria posizione. Se cambia la moneta dovrà cambiare anche la mission e modalità di “fare banca”. Solo per citare un esempio occorre interrogarsi su come offrire servizi di prestito o come remunerare gli interessi nel momento in cui si entra in ambito di moneta digitale.

Anche in questo caso il fattore chiave è nella digital identity, corretto?

Il tema dell’identità digitale è assolutamente rilevante e lo ritroviamo in diversi contesti. Quando la digital identity sarà nelle mani del cittadino, il ruolo degli identity provider sarà destinato a cambiare perché non potranno più operare solo come i custodi dei dati. La blockchain sposta la responsabilità dei dati nelle mani delle persone e la partita sarà anche nella capacità di fornire alle persone gli strumenti adeguati per gestire queste opportunità.

Abbiamo davanti una evoluzione importante: ci sono servizi che sono destinati ad esaurirsi, ma la forza e l’importanza del “trust” continuerà ad essere un valore fondamentale, soprattutto per chi è presente nel territorio. Assisteremo anche al fatto che le banche e i soggetti economici in generale saranno a loro volta attori nella diffusione delle crypto. Vedremo come un fenomeno, che per anni è stato appannaggio di sviluppatori e geek, si aprirà anche a chi per diverso tempo lo ha guardato con curiosità o con sospetto. In questo scenario le banche e i nuovi attori del mondo banking potranno portare un grande contributo nella “democratizzazione” dell’universo crypto.

Che ruolo può svolgere a vostro avviso la blockchain rispetto ai temi della sostenibilità?

La blockchain porta trasparenza, è un abilitatore fondamentale del “common knowledge” nel senso che rende evidente a tutti non solo le “azioni del gioco”, ma anche le sue “regole”. Questo è di fondamentale importanza per la sostenibilità: la trasparenza è uno degli ingredienti chiave. Crea le condizioni affinché competitor storici possono “sedersi allo stesso tavolo” per creare a tutti gli effetti una competizione più sana.

Possiamo fare un esempio?

Negli ultimi anni, e specialmente durante l’ultimo a causa della pandemia, si è registrata l’esplosione dell’eCommerce. L’aumento dei volumi dei pacchi da consegnare  ha segnato anche l’aumento altrettanto preoccupante di mezzi che viaggiano nelle città con un impatto sulla mobilità e sulla sostenibilità ambientale.

Su questo tema c’è grande attenzione e il MISE, attraverso AgiD, sta promuovendo un bando precommerciale per raccogliere idee e attuare sperimentazioni che vadano nella direzione di rendere più sostenibile il processo di consegna dell’ultimo miglio, il cosiddetto “last mile”.

Per affrontare questo tema serve un accordo tra tutti gli operatori, un patto, bisogna darsi delle regole comuni e trovare un nuovo modo di fare business che sia più conveniente economicamente per i soggetti, ma più sostenibile per la città e per le persone. (in questo senso la blockchain può contribuire a portare trasparenza e chiarezza anche nell’ambito del fenomeno ESG Environmental, Social, Governance, n.d.r.)

Questo è un esempio di un nuovo modo di affrontare temi nuovi in ottica di ecosistema, dove uno dei fattori abilitanti è rappresentato dalla trasparenza e in cui la blockchain può giocare un ruolo determinante.

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