In differita di massimo cinque anni rispetto alla migrazione al cloud, si assisterà anche a quella verso le composable application. Sarà un fattore fortemente diversificante sul mercato: secondo Gartner, infatti, entro il 2023 chi lo adotterà avrà una velocità di implementazione di nuove funzionalità maggiore dell’80% rispetto ai competitor.
Entrambe le scelte sono citate tra i 12 trend del 2022 di Gartner. Per il cloud si tratta della “coda” di un cambiamento che tutti avevano in agenda e molti hanno anticipato, causa pandemia. Al contrario, le composable application sono per molti un’opportunità ancora da esplorare. Chi lo sta già facendo, scopre vantaggi che, integrati a quelli del cloud, costituiscono una sorta di kit per assicurarsi un posto di primo piano nel mercato del futuro.
Verso un futuro componibile, più agile e resiliente
Nonostante le diverse tempistiche, entrambi i trend hanno mostrato un’accelerazione durante la pandemia che “ha imposto a tutti un’innovazione improvvisa per poter offrire tempestivamente servizi anche molto diversi da quelli del passato. Le organizzazioni (sia pubbliche che private) oggi devono obbligatoriamente diventare agili e resilienti per potersi adattare rapidamente ai cambiamenti del mercato” spiega Walter Ambu, founder & CEO di Entando.
Dal punto di vista infrastrutturale, lo scatto in avanti richiesto implica un forte e deciso adeguamento. Sistemi, reti, dispositivi e applicazioni devono assicurare livelli di performance “da big tech”. E non basta: un semplice intervento tecnologico non sarebbe in grado di garantire la trasformazione richiesta dal contesto attuale, caratterizzato anche dalla pubblicazione dei primi bandi del PNRR per la transizione digitale.
Secondo Ambu serve “un radicale cambio di approccio. Quello cloud-native è una prima parte della risposta poiché garantisce la scalabilità necessaria per rispondere ai picchi imprevisti di richieste di servizi IT, come ad esempio di un particolare servizio di eCommerce o di bonus a sportello. Per completarla è necessario che le organizzazioni diventino composable enterprise. Entro un paio di anni lo saranno oltre la metà delle aziende, guadagnando in agilità ed efficienza”.
Questo approccio spinge a ripensare al proprio modello di business in termini di asset digitali ricombinando le varie funzionalità di business in Packaged Business Capabilities (PBC) riutilizzabili. Una logica che, per semplificare, richiama i mattoncini LEGO: ogni applicazione non va più costruita da zero, ma assemblando funzionalità specifiche già esistenti. Dal carrello spesa alle transazioni con carta di credito per le aziende, dal pagamento della TARI all’autenticazione tramite SPID per la PA, per fare solo alcuni esempi.
Per tradurre questo paradigma in realtà, servono piattaforme ad hoc che forniscono strumenti per creare PBC e gestirle: le Application Composition Platform (ACP). Grazie a tali strumenti diventa più semplice e conveniente non solo sviluppare “sul momento” nuove applicazioni, ma anche aggiornarle. Ciò ha un forte impatto anche sulla sicurezza perché, a fronte di una vulnerabilità in una singola capability, si può intervenire puntualmente riportando la modifica in tutti i punti in cui è stata inserita. Con una applicazione monolitica, l’intervento risulterebbe molto più complesso e lungo.
Proprio puntando sull’approccio composable, Entando ha scelto di distinguersi dagli ancora pochi competitor focalizzandosi su applicazioni Kubernetes-native. Ma non solo: con la nuova versione 7.0, questa ACP automatizza l’intero processo, oggi composto da 4 fasi:
- Create: sviluppo e personalizzazione di componenti e PBC
- Curate: inserimento delle PBC nel marketplace della singola composable enterprise
- Compose: creazione di app cloud-native assemblando PBC tramite tool low code
- Consume: messa in produzione dell’app in un ambiente Cloud Kubernetes
Fusion team nelle aziende, product based model per i developers: la disruption delle ACP
L’approccio composable è in grado innescare cambiamenti di scenario epocali sia per il cliente finale che per system integrator e developer. Nel mondo delle imprese permette la nascita di “fusion team” in cui Business e IT lavorano assieme, per definire le PBC.
“Per essere rapidi e resilienti è necessario coinvolgere il business ora escluso nel modello DevOps. Lo si può fare solo ragionando in termini di business capabilities, un territorio comune su cui confrontarsi con diversi punti di vista, ma comprendendosi a vicenda” spiega Ambu. Cambia il metodo di lavoro ma ciascuno resta al proprio posto. Alcuni task verranno però riadattati: il Quality & Assurance Manager, ad esempio, diventerà anche il “curatore del catalogo PBC”. A lui la responsabilità di verificare che ogni suo elemento rispetti criteri definiti da una application governance creata ad hoc.
Standard di qualità e sicurezza sono una garanzia per le organizzazioni spesso costrette a cambiare fornitori. Allo stesso tempo consentono ai developers di rispondere più rapidamente alle esigenze del cliente, finalmente espresse in modo ufficiale e chiaro.
Anche a questi player, il composable approach richiede un cambio di mindset sostanziale: da project based diventare product based. “I system integrator non diventeranno dei vendor di prodotti, ma modificheranno il proprio modo di creare applicazioni e servizi. Se prima venivano sviluppati progetti ‘usa e getta’ per ogni cliente e la capacità di riutilizzo era affidata alla bravura del team, ora ogni singolo componente è un mini prodotto che, inserito in catalogo, diventa utilizzabile più volte e per diversi clienti” spiega Ambu. Il nuovo approccio 7.0, totalmente automatizzato, accelera notevolmente l’efficienza dei developer lasciandoli però sempre liberi di scegliere le tecnologie da usare, essendo Entando neutrale da questo punto di vista.
Composable Application, una rivoluzione possibile per la PA sull’onda del PNRR
Entando 7.0 per ora si rivolge soprattutto ai pionieri del composable approach: aziende medio grandi con parchi applicativi consistenti. “Ne traggono maggior vantaggio e sono le uniche, oggi, pronte a gestire un’innovazione così disruptive. Arriveranno anche le più piccole, con modelli e budget differenti, proprio come è accaduto con la migrazione al cloud” spiega Ambu.
La dimensione non è una discriminante, invece, nel mondo della Pubblica Amministrazione dove il valore aggiunto è enorme e trasversalmente distribuito. “Una Regione può ad esempio creare cataloghi di PBC mettendoli a disposizione di tutti i comuni. Così anche i più piccoli, attingendo dal catalogo, potranno costruire servizi nonostante la carenza di competenze IT interne, rispondendo rapidamente alle esigenze dei cittadini e delle imprese con notevoli risparmi e. Con app monolitiche non sarebbe possibile un riuso così granulare e agile” racconta Ambu.
Anche per la Pubblica Amministrazione, gli standard di catalogo sono un punto forte dell’offerta Entando data la mole di vincoli e regole a cui essa deve sottostare e il turn over di fornitori che subisce. Un altro aspetto molto apprezzato nel contesto pubblico è la natura open source, che rende Entando anche uno strumento al servizio delle politiche di sviluppo sostenibile definite dall’ONU.
“Per rispondere ai requisiti sociali, economici e ambientali, insiti di questa evoluzione sostenibile, come vendor open source anche Entando mette a disposizione dell’intera comunità tecnologie e know how contribuendo alla libera circolazione della conoscenza e alla condivisione delle idee per consentire a tutti di creare iniziative imprenditoriali senza grandi investimenti” spiega Ambu. Dal punto di vista ambientale, premia l’utilizzo di app componibili cloud-native che, abbassando i consumi sul cloud, producono anche meno CO2. Allargando lo sguardo ci si accorge poi che la filosofia alla base di tutto è un concetto chiave per un futuro sostenibile: il riuso. Ambu precisa: “Credendoci, lo abbiamo voluto importare in modo estremizzato nel mondo delle applicazioni e dei servizi”.
Contributo editoriale sviluppato in collaborazione con Entando