La complessità di un percorso di digitalizzazione della supply chain dipende da diversi fattori. Nel caso di Iveco Group, l’eterogeneità dei processi e delle piattaforme tecnologiche è stata la sfida principale che la nota multinazionale ha dovuto affrontare. Ad affiancarla in questo percorso Capgemini e AWS, insieme a cui è stato avviato il ridisegno della catena di fornitura da un modello tradizionale verso un’Intelligent supply chain basata su una Control Tower.
L’approccio progettuale nello sviluppo dell’Intelligent supply chain ha privilegiato la metodologia Scrum, una delle più diffuse in ambito Agile. Generalmente, questa tipologia di progetti prende le mosse da una fase rilevante di ingestion di dati che prelude a step successivi di carattere incrementale. Con riguardo a Iveco Group, l’approccio Scrum è partito dal valore finale che si intendeva ottenere, mettendo insieme la competenza di Capgemini focalizzata sul settore automotive con i servizi AWS che fanno parte del framework AWS supply chain.
Al cuore del progetto si colloca una visione della supply chain che si riferisce all’automotive, ma che potrebbe abbracciare qualsiasi altro segmento di mercato: i dati non devono “fluire” solo all’interno dell’organizzazione, ma anche all’esterno. La Control Tower deve servire anche a questo. Gabriele Genova, responsabile ICT Supply Chain e ICT Manufacturing di Iveco Group, spiega in che modo questa visione si stia realizzando nella sua azienda e quali sono i pilastri tecnologici che la stanno rendendo possibile.
Dall’eterogeneità dei sistemi verso l’armonizzazione
“Le componenti che sono state coinvolte nella parte di informatizzazione e di digital supply chain erano strutturate con sistemi indipendenti” spiega Gabriele Genova, sottolineando inoltre che in precedenza “non c’era una raccolta di dati analitici e non erano stati definiti degli indicatori che dessero dei feedback riguardo a quello che succedeva nei processi della supply chain”. Questa situazione dipendeva dal fatto che Iveco Group non è un gruppo monolitico, ma è frutto di stratificazioni e acquisizioni che oggi si traducono in 20 siti industriali , 29 centri di R&D, 8 marchi globali e più di 35 mila dipendenti.
L’eterogeneità si rifletteva anche nei sistemi informativi adottati, compresi i classici ERP utilizzati da un universo così variegato o i WMS per la gestione del magazzino. Basti pensare che alcuni impianti usano ancora una piattarorma proprietaria, altri stanno passando a SAP.
“Nonostante ci fosse un’armonizzazione interna, mancava un’armonizzazione speculare dei sistemi informativi” aggiunge Gabriele Genova. Anche quando c’era una procedura condivisa, come nel caso dell’accoglienza all’ingresso dei trasportatori, si trattava di processi gestiti in gran parte in maniera manuale, che quindi non garantivano piena visibilità nella supply chain a partire dall’ordine fino alla consegna. “Abbiamo deciso di realizzare una strumento che avesse tra i suoi obiettivi di essere uno strumento di collaboration che coinvolgesse le terze parti esterne, fornitori e trasportatori in primis” dice ancora Gabriele Genova.
Diversi use case per una strada che porta alla sostenibilità
Uno degli use case in corso di implementazione per integrare le terze parti lungo la catena di fornitura è il Dock Scheduling, che permette di pianificare, organizzare e tracciare le spedizioni in maniera accurata. Invece di ricorrere a telefono o mail. Si avvale di un algoritmo in grado di automatizzare l’agenda di arrivo e consegna dei fornitori, eliminando così il problema delle code dei mezzi fuori dagli impianti grazie a una pianificazione delle consegne che tiene conto anche dei cambiamenti o delle emergenze.
“Questo use case, così come gli altri sviluppati insieme a Capgemini e AWS, si fonda sull’impiego di database relazionali, di cluster scalabili tra cui Redshift, di tecnologie di streaming dati per il monitoraggio in tempo reale della posizione dei camion lungo la strada” chiarisce Gabriele Genova, anticipando che in futuro i trasportatori potranno contare su tecnologie web mobile con un’applicazione scaricabile sui loro smartphone che possa registrare la loro posizione.
Tutti gli use case sono stati disegnati con principi di sostenibilità e risparmio economico che, con riferimento al cloud storage, utilizzano ad esempio tecnologia serverless in modo tale da ottimizzare il più possibile le risorse allocandole su richiesta. La sostenibilità, che prevede una riduzione delle emissioni rispetto al 2021 del 25% entro il 2026, pur non essendo uno use case specifico della Control Tower applicata alla supply chain, sarà comunque uno degli esiti attesi della collaborazione tra Iveco e i due partner del progetto.
Tra modularità Scrum e creazione di un Data Catalog
Una peculiarità distintiva della metodologia Scrum è quella della modularità in base alla quale l’architettura che si sta costruendo non è definita all’origine, ma viene edificata man mano a seconda delle necessità. Lo dimostra il rilascio progressivo dei sistemi che supportano funzionalità chiamate a rispondere di volta in volta a priorità di business.
“Attualmente sono in fase di definizione ulteriori 5 use case. In prospettiva puntiamo a potenziare la parte predittiva con cui prevedere, ad esempio, le potenziali cause di ritardo delle consegne con gli impatti che questo può comportare nella produzione” continua Gabriele Genova. Al momento la piattaforma estendibile, che rappresenta l’infrastruttura sottostante alla Control Tower, può recepire un alto numero di volumi di dati. La sfida adesso non è tanto di natura tecnologica, quanto nella comprensione dell’esistente in vista della creazione di un Data Catalog.
“Armonizzare vari sistemi eterogenei significa partire dal reperimento dei dati per avere poi un catalogo dati. È quello che stiamo facendo con la Control Tower: ogni volta che viene inserito un dato o un particolare flusso informativo che ha un certo contenuto, lo cataloghiamo per renderlo disponibile all’esterno. La complessità risiede quindi nel lavoro di riconciliazione di informazioni eterogenee in un formato che sia uniforme, documentato, comprensibile e di qualità” afferma in conclusione Gabriele Genova.