Negli ultimi anni si fa spesso riferimento a come diversi settori dell’industria siano diventati più competitivi – in particolare quelli tipici dell’economia italiana, manifatturiero in testa. La competizione, tuttavia, riguarda anche e soprattutto le aziende che si occupano di software che, in un contesto di crescita del comparto, soffrono la pressione dei player internazionali e cercano di essere sempre più reattive, anche in relazione ai numerosi cambiamenti a livello normativo.
In questo contesto, quindi, regge bene l’ecosistema delle software house italiane: il 98% delle imprese aveva almeno un partner nazionale nel 2021. Quali sono i segreti dietro a questo risultato, a fronte di un mercato internazionale sempre più competitivo?
Affrontare le sfide globali
Le caratteristiche dello scenario emergono chiaramente dalle parole di Paolo Spigardi, ICT manager di Cisaplast, azienda che dal 1962 produce porte per frigoriferi per la grande distribuzione e che, dal 1984, ha scelto la strada della digitalizzazione. In questo percorso quarantennale, Cisaplast è sempre stata affiancata da Sirio, software house italiana che si occupa di ERP e soluzioni gestionali da quasi cinquant’anni.
Nel corso degli ultimi dieci anni, dal 2012 al 2022, il fatturato di Cisaplast è più che raddoppiato, passando da 20 milioni a una proiezione che sfiora i 50 milioni per il 2022. Merito di una credibilità internazionale conquistata con il lavoro quotidiano e di una contingenza favorevole – la rinnovata attenzione per i consumi – sia in ottica economica che green.
Oggi l’azienda produce circa 35 mila telai e 200 mila porte ogni anno, con una forte tendenza internazionale: Cisaplast, infatti, esprime circa il 70% del proprio fatturato all’estero. Una crescita per la quale l’azienda ha deciso di continuare a coinvolgere un partner italiano.
“Il progetto IT di Cisaplast e Sirio sono praticamente cresciuti insieme” –racconta Spigardi, che dal 2009 ha preso le redini del comparto IT dell’azienda – “una delle principali capacità che abbiamo riconosciuto in Sirio è quella di saper cogliere le opportunità e le necessità dell’innovazione”. Un compito che secondo Spigardi non è affatto semplice, sia in passato – poiché, nei primi anni della digitalizzazione italiana, era complesso anche trovare gli stimoli giusti – sia adesso, a causa del continuo susseguirsi di norme e regole che i software, in particolare quelli gestionali, devono recepire tempestivamente.
Tuttavia, il manager sottolinea che quando si crea una partnership virtuosa fra azienda cliente e software house, il percorso diventa in qualche modo condiviso e la fiducia del cliente viene ripagata dalla qualità del prodotto e del servizio che riceve. Questo meccanismo virtuoso rende solido il rapporto e offre valore aggiunto al business – difficile da reperire o da costruire con i player internazionali del mercato.
Al di là del mito delle “piccole” software house italiane
Questa unicità permette alle software house italiane di reggere il confronto con il mercato internazionale. “Al mio arrivo in Cisaplast ho verificato se esistessero soluzioni più adeguate al nostro modello di business rispetto all’offerta di Sirio, prendendo in considerazione anche gruppi internazionali” racconta Spigardi. “In breve, non abbiamo trovato risposte più soddisfacenti e così l’azienda ha deciso di conservare i rapporti in essere, confermando l’utilizzo del gestionale SoftwareSirio V10”.
Una scelta che va al di là della qualità dei prodotti e in cui anche la solidità dell’azienda gioca un ruolo fondamentale dal punto di vista organizzativo e finanziario. Per le realtà produttive italiane, infatti, è indispensabile ricevere garanzie dai partner anche in questi termini, per evitare di avviare rapporti con imprese di dimensioni non adeguate che rischiano di rivelarsi inaffidabili.
Il ragionamento di Spigardi si inserisce in una riflessione chiave. Molto spesso, i decisori del mondo IT sono influenzati da ragionamenti pregiudiziali, in particolare dall’idea che le software house italiane siano in qualche modo delle realtà minori, con poco personale e bilanci non brillanti. Il caso di Sirio e Cisaplast, invece, racconta in modo emblematico che la realtà è molto diversa: nel Bel Paese, le case di produzione dei software hanno conquistato da tempo la solidità necessaria per seguire progetti anche molto complessi.
È il caso di Sirio che, sottolinea Paolo Spigardi, in quasi cinquant’anni di storia ha continuato il suo percorso evolutivo, sia nell’ampliamento delle proprie soluzioni software che nel potenziamento del suo team di professionisti, arrivando oggi a quasi trecento dislocati in sette sedi sul territorio nazionale.
“Un ulteriore plus – sottolinea Spigardi – si è rivelato essere la lunga e consolidata partnership di Sirio con IBM, ritenuta dall’azienda la piattaforma più sicura del mercato in ambito industriale. Un’expertise fondamentale per garantire la massima valorizzazione degli investimenti di Cisaplast anche nella sua infrastruttura aziendale”.
La conoscenza sul campo e la memoria storica come valore
Uno dei principali vantaggi legati alla scelta di una software house italiana sta senza dubbio nella conoscenza dei settori merceologici, un percorso che in molti casi si sviluppa di concerto con il cliente.
Una delle prerogative del mercato italiano, in cui il manifatturiero non fa eccezione, è difatti la grande specificità: le soluzioni vincenti devono essere altrettanto verticali e questo fa sì che le software house come Sirio abbiano acquisito nel corso degli anni una capacità di ascolto e di adattamento superiori a quelle dei competitor internazionali, che spesso conoscono la standardizzazione come soluzione preferenziale o, peggio, unica.
Gli orizzonti del settore
L’evoluzione del comparto è un tema affrontato anche in Cisaplast, che proprio con Sirio ha avviato un processo di trasformazione verso i paradigmi dell’Industria 4.0, che include anche la logistica e l’automazione di magazzino presso un hub di nuova costruzione.
“Per diventare 4.0 è necessario semplificare i processi” – ricorda Spigardi – “e lo si può fare nel rispetto delle proprie specificità”. Pertanto, non è necessario cambiare l’intera filiera in funzione della digitalizzazione, né stravolgere i processi. Spesso è sufficiente un’analisi a quattro mani che permetta alla software house di capire i bisogni e suggerire soluzioni innovative, nel rispetto della supply chain. Insomma, in Italia il concetto di lean manufacturing è già una realtà.
La collaborazione storica fra Cisaplast e Sirio è emblematica: si tratta di un percorso in cui la capacità di ascolto e di soluzione della software house ha permesso all’azienda di soddisfare tutte le sue necessità di digitalizzazione.
Collaborazione che ha ampio margine per progettualità future: SoftwareSirio V10, infatti, è già stato collegato con il MES aziendale. Da segnalare anche l’integrazione tra il software PDM e l’anagrafica aziendale, per snellire e velocizzare anche le fasi di progettazione, fondamentale per una realtà produttiva a maggioranza di progetti custom. Il prossimo step, ampiamente condiviso, sarà l’introduzione di magazzini automatici verticali – che potranno dialogare direttamente con i sistemi Sirio – per rendere più agili i processi di logistica anche da e verso gli hub internazionali dell’azienda.