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Intesa Sanpaolo: accelerare la transizione al cloud per coglierne da subito i benefici

La migrazione al cloud decisa dalla banca non è solo un progetto tecnologico che offre molteplici benefici, in termini di riduzione dei costi, aumento della flessibilità, apertura all’innovazione ma rappresenta anche un impegno per la diffusione della cultura digitale e dell’It green sul territorio.

Pubblicato il 02 Feb 2022

intesa sanpaolo

I servizi IT rappresentano il motore tecnologico abilitante della crescita per Intesa Sanpaolo che ha intrapreso da tempo un percorso di trasformazione cloud. Il progetto non si limita a un intervento tecnologico, a un lift & shift, a uno spostamento di server ma riguarda la governance, le architetture e le infrastrutture, alla base dei servizi finanziari offerti dalla banca, le persone e le loro competenze, con un impatto sul territorio. Lo sottolinea, nel suo intervento in occasione della presentazione del Report 2021 dell’Osservatorio Cloud Transformation del Politecnico di Milano, Nicola Carotti, Capo programma Skyrocket e Head of Cloud Center of Excellence di Intesa Sanpaolo, che ricorda: “Siano partiti da molto tempo con un private cloud e ora ci stiamo muovendo rapidamente verso una diffusione a scala del cloud pubblico, in logica multi-cloud, con un utilizzo competitivo dei provider per minimizzare i rischi di lock-in”, spiega. Il punto di ricaduta sarà la realizzazione di un cloud multi-ibrido con unico data center virtuale composto da un cloud pubblico e da uno privato connessi dinamicamente, garantendo la governance degli SLA e dei consumi, oltre che delle esternalizzazioni e dei requisiti regolamentari. “Indispensabili forti competenze applicative, sui dati e sul governo della transizione”, aggiunge.

Gli strumenti per accelerare la transizione al cloud

Per avviare un percorso così complesso e per favorire la progressiva adozione del cloud da tutte da parte delle diverse entità, nel rispetto dei regolamenti, la banca ha costituito il Cloud Center of Excellence (CCoE) di cui è responsabile lo stesso Carotti, un gruppo di lavoro fatto di architetti e di specialisti, che vede la presenza di persone in gran parte interne al gruppo affiancate da altre reclutate sul mercato.

Il CCoE dovrà governare i rischi per i servizi esternalizzati che, in un sistema fortemente regolamentato come quello bancario, richiedono un forte presidio, definire la strategia multicloud che abbraccia applicazioni, dati, infrastrutture e competenze, governarla tramite l’evoluzione delle infrastrutture, degli strumenti e dei modelli operativi. “Siamo inoltre advisor e guida per tutte le global entity del gruppo, incluse le banche estere, per l’estensione dei servizi cloud”, aggiunge. Nelle competenze del CCoE rientra infine il governo dell’attuazione del programma di migrazione Skyrocket, connesso all’adozione del public cloud Google.

A fine 2020 la banca ha infatti firmato un accordo con TIM e Google per accelerare il processo di evoluzione al cloud. “Abbiamo cercato un partner strategico capace di aiutarci nella transizione, di cogliere l’interesse di Intesa Sanpaolo ad accelerare la migrazione e supportarci in un percorso di continua innovazione dei servizi digitali”, sottolinea Carotti.

Una partnership win-win con TIM e Google

Parte integrante dell’accordo sono le ricadute sul territorio in una logica ESG (Environmental, social and corporate governance) come, ad esempio la creazione prevista di un centro sull’intelligenza artificiale a Torino. Particolarmente significativa, anche a livello Paese, è la creazione di due nodi cloud (Google Cloud Region a Torino e Milano, all’interno dei data center di TIM) indispensabili per mantenere i dati sul territorio nazionale. La garanzia della carbon neutrality offrirà a Intesa Sanpaolo la possibilità di una migrazione cloud a impatto zero.

Dall’accordo di sette anni (dal 2021° l 2027) nel corso dei quali si completerà la migrazione, Intesa Sanpaolo si aspetta:

  • la riduzione, di circa il 27%, del TCO accumulato rispetto al costo ipotizzato per la gestione on premise;
  • lo sviluppo delle risorse umane, per le quali non si avranno impatti di tipo numerico, ma accresceranno le competenze, anche grazie all’accesso privilegiato alle innovazioni tecnologiche;
  • la realizzazione di iniziative ESG, con la creazione, oltre al centro di AI a Torino, di altri centri di eccellenza tecnologica, la diffusione della cultura e dell’educazione digitale e cloud, a partire da collaborazioni con scuole e università, la diffusione di best practice verso PMI locali e startup, la partecipazione a eventi in sinergia con Google.

Sul terreno tecnologico-infrastrutturale la banca potrà sfruttare i benefici tipici del cloud come la possibilità di accedere in modo scalare alle risorse di calcolo, allo spazio di archiviazione, ad ambienti e servizi in continua evoluzione, all’abilitazione alla innovazione. Ulteriori benefici attesi dalla transizione al cloud riguardano la creazione e l’estensione di ambienti on demand con significative ricadute in termini di time-to-market, una capacity più flessibile e scalabile durante i picchi di workload, una maggiore capacità di integrazione con soluzioni reperibili in cloud o messe a disposizione da Fintech. Un capitolo particolarmente significativo riguarda infine la sicurezza, grazie alla possibilità di impiegare misure standard e costantemente aggiornate sulla base dell’evoluzione continua dell’infrastruttura.

Non mancano i benefici anche per l’ISP per il quale il progetto può rappresentare un’importante referenza; dimostrando la capacità di fornire servizi cloud a un’istituzione altamente regolamentata come Intesa Sanpaolo, potrà entrare più facilmente nel mercato bancario europeo che presenta caratteristiche ed esigenze simili.

Il programma di migrazione

“Il programma di migrazione è partito nel 2021 in modo relativamente lento per dare il tempo di preparare i sistemi di governance e di costruire il data center di prossimità ma accelererà quando questo sarà disponibile”, commenta Carotti. Lo scorso anno è avvenuta la migrazione, a livello sperimentale, delle prime applicazioni che sarà seguita, fra il 2022 e il 2023, da una migrazione graduale e a basso rischio dei carichi in perimetro e la progressiva attivazione delle nuove applicazioni direttamente sul cloud Google. Nel frattempo sta andando avanti uno dei pillar dell’accordo, la formazione per costruire i professionisti del futuro, dalle attuali trecento persone certificate su cloud di diversi provider per arrivare a oltre le mille.

“Il cloud porta numerosi benefici- conclude Carotti – Da accesso alle risorse a scala, riduce i costi, abilita l’innovazione, è una tecnologia ancora emergente con sviluppi rapidissimi. Tuttavia richiede tempo ed è dunque necessario partire prima possibile”.

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