Per ottenere resilienza ed efficienza non è sempre il cloud la soluzione corretta e, in alcune condizioni, percorribile ma all’interno dell’ampia gamma di tecnologie innovative oggi proposte sul mercato in versioni sempre più aggiornate e personalizzate ce ne sono altre di adatte e particolarmente performanti. Mannesmann Stainless Tubes, con il suo partner Elmec Informatica, ha trovato ad esempio nell’iperconvergenza la soluzione non solo per migliorare la propria produttività e superare alcune criticità ma anche per diventare più sostenibile e rafforzare il proprio impegno dal punto di vista ambientale.
Connessioni locali, diversità IT e dati sensibili: la sfida Mannesmann per Elmec
In 6 mesi l’intero hardware dell’infrastruttura di questa azienda considerata uno dei principali produttori globali di tubi per i settori Oil & Gas, energetico, meccanico, aerospaziale, automotive e chimico, è stato sostituito utilizzando la piattaforma iperconvergente HPE Simplivity. Business continuity assicurata, zero downtime, nessuna necessità di aggiornare competenze e personale: una procedura che non solo non ha minimamente impattato sui tempi di consegna ai clienti ma che ha fortemente migliorato Mannesmann Stainless Tubes sia a livello produttivo che organizzativo con vantaggi dal punto di vista della sicurezza che ambientale.
Il fatto che l’esito di un intervento del genere sia stato “indolore” se non migliorativo può essere considerato scontato in alcuni casi ma non per Mannesmann Stainless Tubes per via della sua specificità di azienda operativa in un settore ricco di dati particolarmente delicati e con una organizzazione distribuita in diverse sedi fisiche non del tutto comune. Per Elmec Informatica più che una sfida è stata però l’occasione per confermare come una tecnologia come l’iperconvergenza possa rispondere alle esigenze di molte aziende sparse sul territorio di cui non sempre ci si prende il tempo di analizzare le caratteristiche in modo granulare “predicando” il cloud invece che comprenderne le peculiarità che le portano a puntare su altro.
Nel caso di Mannesmann Stainless Tubes tre erano le premesse con cui fare i conti prima di identificare la soluzione tecnologica giusta, che si è poi rivelata essere l’iperconvergenza: le complessità di connessione legate alla dislocazione dei siti produttivi, la delicatezza dei dati e le diversità IT interne. Una delle prime certezze, considerata da alcuni contro tendenza ma in questo caso totalmente giustificata dall’evidenza, è stato un “no” al cloud: “non era possibile adottare quel tipo di soluzioni perché avrebbero risentito delle limitazioni alla connessione presenti nelle aree rurali in cui sono situati alcuni impianti – ha spiegato di Mattia Ballerio, Business Developer and Presales Solution Architect di Elmec Informatica – le principali criticità di questo progetto erano legate alla dislocazione geografica dell’infrastruttura di Salzgitter, distribuita su sei siti differenti. L’azienda ha quindi sempre privilegiato soluzioni software e hardware on premise perché meno rischiose in termini di gestione dello storage dati”. Giacomo Rizzi, CIO di Mannesmann Stainless Tubes ha poi specificato come le sedi di Costa Volpino, sulle sponde del Lago d’Iseo, o Montbard in Borgogna o Issoudun nel Centro-Valle della Loira, ”pur portando vantaggi all’economia locale di aree rurali sono aree comunque non sempre dotate di infrastrutture di connettività avanzate e per questo preferiamo non dipendere, nella fruizione dei nostri dati e dell’utilizzo delle nostre applicazioni dalla banda disponibile sul territorio”.
Per quanto riguarda i dati, basta pensare che le tubazioni prodotte vengono impiegate in strutture particolarmente strategiche come le centrali nucleari, è quindi chiaro che “le informazioni relative a queste opere sono particolarmente sensibili e sottoposte a dei vincoli normativi per garantirne la tutela, tanto per cominciare devono essere conservate per un periodo fino a 25 anni ” ha spiegato Rizzi precisando che anche il settore petrolifero, quello navale o, l’ambito militare, per i sommergibili, sono altri ambiti di applicazione particolarmente sensibili in cui è necessario trattare i dati con forte attenzione e scegliere soluzioni che consentano di farlo con massima sicurezza.
Tenendo conto di queste condizioni, Elmec Informatica ha dovuto affrontare anche “la sfida tecnologica dell’uniformare le numerose differenze dal punto di vista IT delle 4 diverse realtà che compongono la joint venture Mannesmann Stainless Tubes per “generare una struttura IT integrata in grado di fornire performance e rapidità necessarie ovvero adottare, rispetto ai progetti passati, una tecnologia che unificasse e consolidasse la gestione di tutti i siti infrastrutturali, da un’unica interfaccia e da una singola console di gestione, andando a semplificare la complessità di un ambiente multidistribuito”.
Meno spazio, meno connessioni, meno consumi: il lato green dell’iperconvergenza
L’iperconvergenza suggerita da Elmec Informatica è riuscita a rispondere ai tre punti di attenzione dell’azienda cliente rivelandosi una soluzione non solo risolutiva ma migliorativa sotto numerosi punti di vista. Ha semplificato e ottimizzato la conservazione e la protezione dei dati relativi ai prodotti e, allo stesso tempo ha permesso di portare in tutti i siti produttivi e nel quartier generale la stessa tecnologia garantendo la completa continuità di business, ma non solo. Sono i risvolti green i vantaggi più significativi dell’intervento svolto perché “adottare un data center iperconvergente implica la diminuzione del numero di sistemi da gestire. Si riducono così sia i costi legati allo spazio fisico, sia quelli legati all’alimentazione hardware, prima fissi per i sistemi tradizionali, generando un notevole risparmio energetico” ha spiegato Ballerio. Da Rizzi di Mannesmann Stainless Tubes se ne ha la conferma: “grazie a questa soluzione, composta da infrastruttura IT con architettura basata su un software che integra risorse di calcolo, memorizzazione, networking e virtualizzazione, rendendole disponibili su hardware di base e con supporto erogato da un solo fornitore, abbiamo più che dimezzato sia l’occupazione fisica degli storage tradizionali nelle sedi più grandi, sia il consumo di potenza grazie alla diminuzione del numero di apparati fisici connessi alla rete elettrica. Riducendo gli spazi e i consumi, è stato possibile espandere del 30-35% la capacità di risorse erogabili in tutte le sedi che hanno quindi aumentato il livello di efficienza in termini di gestione dei dati e di sostenibilità. Dimezzando il numero di apparati fisici connessi alla rete elettrica, l’iperconvergenza ha consentito di ridurre fortemente il consumo energia”.
Considerando che l’azienda sta anche attualmente puntando sulla produzione di acciaio praticamente priva di CO2 con SALCOS® basandosi sull’utilizzo dell’energia elettrica da fonti rinnovabili per la produzione di idrogeno mediante elettrolisi che sostituirà il carbone nel processo di altoforno convenzionale per arrivare a emettere vapore acqueo invece che CO2, il passo avanti compiuto grazie all’iperconvergenza all’interno della sua mission ambientale assume ancora un maggiore significato e le regala un buon posizionamento dal punto di vista del rispetto dell’ambiente.
I vantaggi dell’iperconvergenza per un manifatturiero dalle esigenze granulari
Proposto come esempio per il settore manifatturiero e per tutti quei reparti produttivi che operano in ambienti complessi, anche e soprattutto per quanto riguarda il contesto logistico, l’accesso alle facilities dei clienti e le condizioni di connettività del territorio, il “caso Mannesmann” può diventare emblematico per far comprendere in generale la capillare diversità di esigenze delle imprese del territorio e, più nello specifico, il valore di una soluzione iperconvergente ed easy-to-use by design in grado di risolvere le criticità apportando benefici anche dal punto di vista dell’impatto ambientale. Non si tratta di propaganda “anti-cloud” ma per lo più di un invito a non seguire ciecamente i trend ed effettuare una misurata valutazione delle circostanze, anche alla luce dei numerosi vantaggi associati a questo tipo di tecnologia.
L’iperconvergenza porta prima di tutto ad una forte riduzione dei costi armonizzando i carichi di lavoro e impiegando gli specialisti IT in mansioni più redditizie. “Grazie al software-defined data center, l’installazione diventa veloce ed agevola anche la messa in azione degli oggetti iperconvergenti futuri – ha spiegato Ballerio – La struttura del building block, infatti, alleggerisce la gestione delle strutture IT in quanto tutto viene affidato a un’interfaccia integrata che rende i processi automatizzati e veloci permettendo in pochi click di svolgere diverse operazioni”.
Dal punto di vista dei dati, come dimostra l’esempio di Mannesmann, quando si devono tutelare quelli prodotti per lungo tempo, l’iperconvergenza consente di gestire in modo flessibile i piani di Disaster Recovery. “Con una soluzione integrata di backup e virtual machine è possibile salvare i dati anche da remoto ogni 10 minuti – ha aggiunto Ballerio – così RPO (quantità massima di dati che può essere persa in caso di un guasto improvviso) e RTO (tempo necessario per il pieno recupero dell’operatività di un sistema) si riducono drasticamente, passando da ore a secondi”.
Anche la gestione dello storage migliora perché viene potenziato grazie ad operazioni come la deduplica e la compressione. Il primo è un processo che elimina i dati ripetuti e si traduce in un incremento della disponibilità dello storage stesso oltre che in un miglioramento dell’efficienza dell’occupazione della banda. La compressione invece comprime il dato ottimizzando lo spazio che questo occupa. “La piattaforma iperconvergente HPE Simplivity – ha specificato Ballerio – è la prima ad eseguire queste due operazioni in real time, invece che farlo solo in momenti schedulati così da avere sempre disponibile il massimo dello spazio”.
Conoscendo questi vantaggi è evidentemente spiegabile anche la previsione di crescita dell’impiego dell’iperconvergenza che, secondo MarketsAndMarkets, aumenterà di circa il 33% anno su anno, partendo dai 4.1 miliardi di dollari del 2018 per arrivare ai 17.1 miliardi del 2023.