Facendo propria la potenza dell’intelligenza artificiale (AI), della AI generativa (GenAI) e del cloud, il software di progettazione 3D, prototipazione virtuale e gestione del ciclo di vita del prodotto (PLM – product lifecycle management) passa al prossimo livello evolutivo, per aumentare l’automazione dei flussi di lavoro e processi di design, la creatività umana, e la capacità d’innovazione in un’ottica sostenibile: questo, almeno, è il messaggio chiave e la visione tecnologica, tratteggiata a più riprese, nel corso delle lunghe e accattivanti “general session”, e delle press conference in cui si è articolato il 3DExperience World 2025, l’evento che Dassault Systèmes organizza annualmente con la propria comunità di progettisti, ingegneri, imprenditori, decisori aziendali, e che quest’anno si è svolto a fine febbraio a Houston, Texas.
Ambiente collaborativo unificato e nuovi “universi” 3D
Il fulcro di tutto è la piattaforma 3DExperience, un ecosistema software di app e servizi online ospitato sul cloud, e in grado di connettere dati, processi, reparti e team di progettazione attraverso un unico ambiente collaborativo unificato.
La 3DExperience Platform funziona anche come unica fonte di verità (single source of truth – SSOT) per dati e informazioni, per far sì che la condivisione di idee, progetti, e le prese decisionali all’interno di un’organizzazione, avvengano sempre sulla base di informazioni coerenti, affidabili, aggiornate.
“La nostra piattaforma è sviluppata per aiutarvi a migliorare i vostri progetti, a razionalizzare la collaborazione e a portare i prodotti sul mercato più velocemente” ha spiegato Pascal Daloz, chief executive officer di Dassault Systèmes, dal palco del 3DExperience World 2025, ricordando l’impegno della società per rendere la AI accessibile, ed aprire i suoi benefici anche a chi non è un esperto di intelligenza artificiale.
Daloz ha poi aggiornato la platea sulle ultime innovazioni relative ai gemelli virtuali della piattaforma. Gemelli virtuali che, nella visione di Dassault, vanno oltre i classici gemelli digitali, perché non replicano semplicemente le caratteristiche dell’oggetto fisico, ma ricreano l’intero ambiente che interagisce con esso, portando la simulazione a un nuovo livello, e arricchendola di contesto proveniente dal mondo reale.
Ora, a questi gemelli virtuali si aggiunge una nuova categoria, chiamata “3D UNIV+RSES”, che costituisce “la settima generazione di rappresentazione del mondo introdotta da Dassault Systèmes negli ultimi 44 anni”. I 3D UNIV+RSES sono rappresentazioni che fondono elementi virtuali e reali, combinando in maniera olistica modellazione, simulazione, dati del mondo reale e contenuto generato dalla AI. I 3D UNIV+RSES, secondo Bernard Charlès, executive chairman di Dassault, costituiscono “la fonte ultima di conoscenza e know-how”.

Verso l’economia generativa
I gemelli virtuali, in sinergia con nuovi “virtual companions” come Aura – di cui il ceo di Solidworks Manish Kumar ha annunciato la disponibilità a partire da luglio 2025 – e con “piattaforme industry-aware e multi-AI” come 3DExperience, per il settore manifatturiero, Medidata per il mondo sanitario, e Centric per i beni di consumo, danno vita a un circolo virtuoso, in cui economia dell’esperienza (experience economy) ed economia circolare convergono per formare quella che Dassault chiama economia generativa.
Un’economia di asset virtuali in cui la proprietà intellettuale viene rigorosamente protetta, ed è la miniera d’oro, il fattore critico che determina come un’organizzazione sa differenziare se se stessa e i propri prodotti e servizi rispetto alla concorrenza, in maniera sostenibile.

Esseri umani al centro dell’automazione
Nel contesto del 3DExperience World è stata annunciata anche la partnership tra la società di robotica Kuka e Dassault Systèmes. Un annuncio che ha poi fornito numerosi spunti di riflessione sul tema dell’automazione.
Oggi, quando si parla di automazione, ha sottolineato Gian Paolo Bassi, senior vice president customer role experience in Dassault Systèmes, occorre parlare di “humans in the factory” e riportare al centro il ruolo dell’uomo nell’interazione con la macchina. Una macchina che non opera più in una gabbia isolata, ma un cobot che collabora con l’uomo. Un robot cognitivo in grado, tramite i sensori, di sviluppare sensi, percepire l’ambiente, avvertire la presenza della persona e lavorare meglio in sinergia, animato da una AI che riesce a comprendere ed apprendere di continuo.
Allo stesso modo, virtual companion come Aura, agenti AI, e design assistant aiutano l’uomo a semplificare e velocizzare il flusso di lavoro durante la progettazione, automatizzando attività ripetitive e tediose, e imparando di continuo dal modo di lavorare del progettista.
Il salto di qualità, il grande cambio di paradigma nella modalità di design dei prodotti, fa intendere Bassi, oggi si compie non semplicemente fornendo uno strumento di progettazione, ma con la capacità del sistema di essere “adaptable”, di acquisire dati capendo il contesto, e di fornire contenuto e know-how tecnico e normativo corretto e completo, in base allo specifico settore industriale in cui si sta operando. Questo shift verso la AI semantica, conclude Bassi, dà modo ai virtual companion di passare rapidamente dai dati alle informazioni, di risolvere i problemi più efficacemente, e di accelerare il ciclo di sviluppo prodotto, fornendo al progettista le risposte più appropriate, e facendo tesoro di una sempre più vasta e profonda conoscenza, accumulata, di volta in volta, in un determinato e particolare ambito ingegneristico.