Attualità

Africa digitale, la strada per costruire un nuovo futuro

Tra mille problemi strutturali e di instabilità politica, il continente africano, con un’età media di 20 anni, guarda all’innovazione tecnologica per supportare uno sviluppo geo-politico ed economico in cui i progetti di digitalizzazione rappresentano spesso la chiave per il superamento rapido di criticità profonde.

Pubblicato il 13 Mar 2023

Sviluppo digitale in Africa,

Occuparsi di Africa non è cosa semplice. Anche questo flash sulle dinamiche di diffusione delle tecnologie digitali si collega inevitabilmente alla complessità geografica territoriale, ai gap infrastrutturali esistenti, alle carenze di beni e servizi primari e a un’estrema volatilità economica e politica che caratterizza il continente africano.

Tuttavia, va sfatato un luogo comune, quello cioè che vede l’Africa come un continente ormai perso a qualsiasi forma di innovazione e di sviluppo. È certo un Paese che anche nel digitale (come in altri settori merceologici) è terreno di presenza, spesso predatoria, di numerose società big tech occidentali e asiatiche. Ma molte cose stanno cambiando e i dati che fotografano le dinamiche relative al numero dei conflitti in corso, alla povertà diffusa, al tasso di alfabetizzazione, al livello sanitario e alle aspettative di vita, sono in costante miglioramento.

È un continente di 1,2 miliardi di persone (cifra prevista raddoppiare entro il 2050) con un’età media attorno ai 20 anni, un migliaio di lingue differenti parlate e con velocità di sviluppo molto diverse tra loro in termini di fatturati aziendali, sviluppi infrastrutturali, sofisticazione dei business, livelli di istruzione. Un paese giovane, desideroso di adottare innovazioni digitali.

Ci sono circa 122 milioni di utenti attivi di servizi finanziari mobile, 636 milioni di connessioni nel 2022 (il doppio circa degli Stati Uniti e quasi simile ai numeri dell’Europa); 5,6 trilioni di dollari in spesa prevista da parte di imprese e clienti entro il 2025; oltre 400 aziende con un fatturato annuale superiore al miliardo di dollari; 89 città di oltre un milione di abitanti; previsto un raddoppio della potenzialità di produzione di beni a partire dal 2025.

Predatori digitali e confluenze di interessi

È relativamente semplice attuare nuove forme di colonialismo in un paese alle prese da sempre con problemi di ogni tipo e soprattutto con un’instabilità politica che spesso favorisce approcci illegali. Le grandi tech company occidentali e cinesi-asiatiche hanno politiche di estrazione, analisi e gestione dei dati, anche di carattere strategico per il paese, molto “lasche”. Con numerose scappatoie possibili in termini di privacy e scarse garanzie di rispetto delle regole di concorrenza a fronte di sanzioni molto limitate.

È il tradizionale approccio “predatorio”, che molte società hanno da sempre in Africa rispetto all’estrazione delle sue preziose materie prime, da raffinare e poi da rivendere per generare profitti inimmaginabili rispetto ai bassi costi sostenuti. Il motivo? Un insieme di concause e di interessi convergenti. Ad esempio, la fragilità politica dei governi africani, la vulnerabilità normativa generata spesso da corruzione e convenienza che dinnanzi all’urgenza di soddisfare esigenze primarie pressanti come l’approvvigionamento alimentare o la costruzione di infrastrutture, spinge i governi africani a trovare facili punti di incontro con i partner occidentali accettando anche approcci meno regolamentati in tema di utilizzo, protezione e proprietà dei dati.

Poiché in Africa mancano in genere capitali e know how per la costruzione di infrastrutture digitali, il successo di molti progetti dipende dallo sviluppo commerciale di partner e di aziende che sono, in gran parte, occidentali e cinesi a scapito della crescita di imprenditorialità locali. È noto, da almeno oltre un decennio, l’impatto delle società cinesi nello sviluppo infrastrutturale ed economico africano, con un approccio, anche nel digitale, molto spregiudicato. AL punto che c’è chi ha sollevato il dubbio che possano anche essere legate all’obiettivo di acquisire dati attraverso backdoor nell’hardware e nel software che numerose aziende cinesi hanno venduto a imprese africane e ai loro governi.

Vi è tuttavia una crescente sensibilità, in alcuni paesi africani, sul tema della privacy dei dati anche se, in generale, vi è un’impostazione culturale radicata di permissivismo che vede, da un lato, la tecnologia digitale essere la soluzione ottimale per una miriade di problemi infrastrutturali del continente, e dall’altro una popolazione ancora in prevalenza agricola poco interessata ad aspetti teorico-normativi e con la gran parte dell’élite dirigente di impostazione conservatrice.

Inoltre, nel complesso quadro geo-politico africano sussistono differenti condizioni di approccio e di sviluppo legate a governi democratici e a regimi dittatoriali. Inevitabilmente, quando le big tech sviluppano progetti di digitalizzazione, non si fanno troppi scrupoli a supportare indirettamente questi regimi. La cooperazione è infatti necessaria per riuscire a portare a termine questo genere di iniziative.

In più vi è terreno “fertile”: esiste infatti una specie di “tacito consenso” per un utilizzo spregiudicato delle tecnologie con i governi africani autoritari per arrivare a un controllo sociale abilitato dalla tecnologia attraverso software di riconoscimento facciale, di security, di analisi dei dati provenienti da webcam e smart tech sul territorio, ecc.

Una visione repressiva e di controllo tecnologico dietro la quale, a fronte di un’apparente crescita sociale, si celano profondi interessi politici, economici e personali, sia locali sia stranieri. Certo non sempre esiste una volontà fraudolenta. Le ONG, ad esempio, supportano convintamente la diffusione digitale perché spesso le connessioni risolvono molti problemi strutturali contingenti, a scapito, però, di questioni delicate come la cessione di contenuti personali, la sostenibilità a lungo termine, un’alfabetizzazione di base diffusa, privacy e sicurezza online. Esistono tuttavia numerosi gruppi della società civile che stanno lavorando, con i vari governi, alla messa a punto di un quadro legislativo di protezione dei dati.

Progetti di digitalizzazione infrastrutturale

In ogni caso, l’Africa digitale è in movimento. Sono infatti numerosi i progetti in corso sia per la digitalizzazione di settori merceologici sia per uno sviluppo di tipo più infrastrutturale, ritenuto, quest’ultimo, un punto fondamentale per uno sviluppo digitale omogeneo del continente. Ecco solo alcuni esempi:

  • la Smart Africa Alliance è un’istituzione, avviata nel settembre 2020, che raggruppa oggi 30 stati africani per armonizzare policy e regolamenti allo scopo di sviluppare una “economia della conoscenza” che supporti lo sviluppo socioeconomico del continente. In pratica si vuole favorire un accesso sempre più conveniente e diffuso alla banda larga e a una serie di tecnologie e servizi digitali per persone e imprese, agevolando gli investimenti locali e internazionali, puntando alla costruzione di nuove classi imprenditoriali e alla creazione di nuove tipologie di lavori e profili professionali.
  • SMART broadband 2025 è invece un’iniziativa guidata dal Senegal che ha lo scopo, ambizioso, di consentire un facile accesso alla banda larga nell’intero continente africano, lavorando sul miglioramento delle interconnessioni, eliminando tecnologie obsolete e investendo sul piano normativo per arrivare, al 2030, a un unico digital market africano.
  • Cloud e Data Center for Africa Project è un’iniziativa guidata dalla Repubblica di Djibouti con partner nell’area datacenter che punta a costruire i nodi tecnologici del futuro mercato digitale unificato africano. L’obiettivo è riuscire a gestire contenuti e servizi su infrastrutture cloud nazionali con security di alto livello, evitando così il forte aggravio di costi legato alle connessioni internazionali. Tempi di latenza e costi generano infatti “esperienze” molto negative per gli utenti, e di conseguenza sui business, rallentando uno sviluppo tecnologico, pur in corso, legato alla diffusione di tecnologie IoT e soluzioni di AI cloud based.
  • Guidato dalla Guinea in collaborazione con il gruppo indiano Tata (oltre un centinaio di aziende) è invece il progetto Intra-African Connectivity, per connettere a Internet ogni stato africano attraverso tecnologie sottomarine (circa 11.000 km di fibra), terrestri (15.000 km di fibra) e satellitari. La chiusura del progetto è prevista entro il 2025, con il traffico generato di voce, messaggistica e dati che resta all’interno dei confini africani e tecnologie di protezione dati garantiti agli utenti consumer, business e alle amministrazioni statali coinvolte.

Le prospettive settore per settore

Infine, anche in diversi segmenti tecnologici sono in corso progetti di digitalizzazione. Ad esempio:

  • Salute – In collaborazione con alcuni governi africani all’interno di paesi di lingua francofona, Transform Health, un’organizzazione fondata nel 2018 da sette partner di settore che opera oggi a livello mondiale attraverso persone, comunità, enti governativi, istituzioni regionali (West African Health Organization in questo caso), sta sviluppando progetti di digitalizzazione per garantire livelli sanitari di qualità alle popolazioni disagiate, gruppi marginalizzati e in situazioni di povertà che non hanno ancora accesso a cure mediche adeguate. Per raggiungere questo obiettivo, dicono dall’organizzazione, servono però architetture software e hardware robuste e coerenti, migliorando il coordinamento tra i diversi soggetti sul territorio, tecnici, enti normativi e politici, per favorire la migliore integrazione tecnologica possibile.
  • Agricoltura – È un settore cruciale per l’Africa, dove per lo sviluppo del business è elevato oggi l’utilizzo di tecnologie social e applicazioni specializzate. Il progetto Fracture Numérique, lanciato nel novembre 2021 e finanziato dal Ministero degli Affari esteri francese, punta a intervenire in tre differenti ambiti agricoli in Costa d’Avorio (coltivazione del cocco), Benin (orticoltura) e Senegal (raccolta del latte) per avviare progetti sperimentali a base digitale e rilevare i principali gap su cui lavorare. Tra i punti di intervento vi è, ad esempio, la riduzione dell’isolamento delle numerose strutture agricole a dimensione familiare; il supporto allo sviluppo e alla commercializzazione dei prodotti, nonché strumenti per rendere attrattivo il lavoro agricolo alle giovani generazioni. Vi sono ancora importanti problemi strutturali da risolvere, quali il furto di dati dovuto a infrastrutture fragili e poco protette, disparità di accesso tra aree rurali e aree urbane e tra sistemi agricoli industrializzati e quelli più arcaici.
  • Banche & Finance – Integrazioni per un mercato digitale più omogeneo sono in corso nel Corno d’Africa (Djibouti, Etiopia, Somalia, Sud Sudan e Sudan – dicembre 2022) per lo sviluppo di nuove piattaforme di servizi finanziari digitali, interoperabilità dei vari sistemi di pagamento, con una riduzione dei costi delle transazioni per tre soggetti di riferimento interessati, clienti, aziende e amministrazioni locali. Nuovi progetti sono attivi anche per creare una maggiore cooperazione e integrazione tecnologica tra le differenti sedi bancarie distribuite.

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