Non solo aumentano le aziende che stanno adottando soluzioni di Agricoltura 4.0, passate dal 55% al 60% in due anni, ma cresce il numero di quelle che ne adottano diverse in contemporanea, tutte molto verticali e specializzate. Secondo i dati dall’Osservatorio Smart Agrifood della School of Management del Politecnico di Milano e del Laboratorio RISE dell’Università degli
Studi di Brescia, il 40% delle aziende coinvolte ne sta utilizzando almeno due e c’è un 11% che arriva anche a 4 o più.
È quindi chiara l’esigenza di uscire dall’approccio a silos, silos di dati creati da ciascuna di queste soluzioni, e iniziare a ragionare in ottica di piattaforma come suggerisce Antonio Samaritani di Abaco Group, per sprigionare il valore dei dati che le aziende sono in grado di raccogliere in abbondanza ma non ancora di utilizzare appieno.
Pubblico e privato convergono sul futuro sostenibile dell’Agrifood
Quella che emerge essere un’esigenza di mercato a fronte di un’offerta dall’elevata specializzazione verticale, coincide con la richiesta che anche a livello globale viene fatta al mondo dell’agricoltura, quella di sviluppare soluzioni che siano inserite in una logica estesa di catena del valore complessivo.
Sfogliando l’Agenda per lo Sviluppo Sostenibile dell’ONU e osservando il nuovo ciclo di programmazione della PAC unito alla strategia Farm to Fork, senza trascurare i fondi del PNNR destinati allo sviluppo sostenibile e digitale dell’agricoltura, si ottiene una indicazione molto chiara sulla direzione da prendere. “Il contesto globale che si sta via via delineando sta creando un quadro uniforme, una convergenza di obiettivi tra pubblico e privato che ci spingono a lavorare su progetti orizzontali capaci di integrare dati che arrivano da fonti diversificate per creare valore collettivo” spiega Samaritani.
Oggi non basta più infatti fare “data crunching” e restituire all’imprenditore agricolo una rielaborazione dei dati raccolti sul campo o dalle macchine, è necessario arricchirli con altre informazioni esterne che possono arrivare da ricerche o da database acquistati per poter offrire delle soluzioni di Agricoltura 4.0 più utili e performanti per il singolo e per la filiera.
Questo cambio di paradigma sarà possibile solo unendo le forze e le intenzioni del pubblico e del privato che “insieme possono accelerare la diffusione di un’agricoltura capace di sfruttare il potenziale dell’innovazione a sostegno di una maggiore efficienza produttiva e di ridurre al tempo stesso l’impatto ambientale – spiega Samaritani – Abbiamo fondi, visione e tecnologie per aprire una stagione di cooperazione in un settore come quello dell’Agrifood che per crescere velocemente necessita di sinergie capaci di supportare e accompagnare le eccellenze ‘Made in Italy’ nel proprio percorso di trasformazione digitale”.
Da silos verticali a piattaforme orizzontali, trasversali, aperte
Le aziende che credono in questa trasformazione ci sono e sono sempre più numerose: oltre il 40% entro tre anni ha intenzione di investire in soluzioni innovative di cui il 10% entro l’anno e il 20% di queste ultime è costituito da imprese agricole che lo faranno per la prima volta. È il sintomo dell’avvicinarsi di nuove realtà al paradigma 4.0 e del maggior livello di informazione e propensione al cambiamento.
Le aspettative sono sfidanti e solo un approccio di sistema all’agricoltura 4.0 “permetterebbe di trasformare i processi produttivi elevandoli in qualità del risultato, consentirebbe di controllare l’utilizzo delle risorse, di ridurre drasticamente gli sprechi e infine di abbattere i costi” afferma il CEO di Abaco. Quello della riduzione dei costi è un tema delicato in merito al quale l’Osservatorio Smart Agrifood ha lanciato un segnale: al momento le aziende non lo riportano come uno dei principali benefici dell’innovazione e questo più che lasciare degli interrogativi dovrebbe spronare il settore ad affinare e intensificate l’implementazione di soluzioni sempre più interoperabili e quindi più efficaci, realizzando quel passaggio dai silos generati dalle singole soluzioni a piattaforme che permetterebbe di beneficiare di più tecnologie in parallelo.
Dal manufactoring l’idea di un Farm Execution System intelligente
Una soluzione potrebbe arrivare dal mondo del manufacturing, con tante somiglianze con l’Agrifood quanto a frammentazione, varietà e tipologia di imprenditori e a cui Samaritani suggerisce di attingere per importare buone pratiche.
“Negli ultimi trent’anni, nell’ambito dell’industria manifatturiera, l’acquisizione delle informazioni relative al ciclo produttivo è diventato un fattore strategico per il governo della produzione. Conseguentemente i MES (Manufactoring Execution System) sono evoluti da sistemi di supporto a veri e propri sistemi di gestione orientati all’ottimizzazione del processo manifatturiero. Ora, in agricoltura secondo la nostra visione, sta accadendo la stessa cosa – spiega Samaritani – Da un lato il progresso tecnologico e la combinazione di elementi diversi quali principalmente connettività, big data e IA, e dall’altro le spinte sempre più forti a una ‘rivoluzione verde’ rendono necessaria l’adozione di un ‘Farm execution System‘”.
Si tratterebbe di un layer di intelligenza posto nell’intermezzo, laica perché deve poter integrare, che andrebbe a costituire un sistema di ottimizzazione del processo di produzione agricola attraverso un’integrazione forte dei vari sistemi di campo (dati previsionali, dati meteo, macchine, irrigazione, forza lavoro, ecc) e di tutta la filiera in una logica di catena del valore, come descritto e raccomandato da Farm to Fork. “Solo una piattaforma progettata per essere il punto di integrazione e con la sufficiente intelligenza applicativa necessaria a governare l’intero processo può assolvere a questo ruolo”.
Integrazione e ricerca: come Abaco coltiva l’innovazione
Confermando il proprio ruolo di player di riferimento europeo nella fornitura di soluzioni software per la gestione e il controllo delle risorse territoriali, orientate principalmente all’agricoltura di precisione e alla sostenibilità ambientale, Abaco Group è già passata ad un modello aperto, basato su tecnologie cloud, sviluppando una piattaforma che permette una gestione integrata di diversi elementi (IoT, macchinari, impianti, sistemi di logistica, …) ed elabora i dati provenienti dalle diverse fonti (territoriali, satellitari, meteorologici e di sensoristica di campo), garantendo un supporto strategico per l’ottimizzazione delle risorse e il raggiungimento di un processo decisionale efficace.
L’impegno per quella “integrazione orizzontale” oggi richiesta dal mercato e dalle linee guida internazionali va di pari passo con gli investimenti in R&S per l’implementazione di nuove tecnologie che vadano ad aggiungersi a quelle già esistenti di Earth observation (raccolta dati e generazione di indici da immagini satellitari, foto aeree, droni), Field evidence (raccolta dati dal campo attraverso sensoristica IOT e applicazioni mobili georeferenziate) e Process management (per l’orchestrazione dei processi e la gestione del work flow). Due in particolare le novità in arrivo: tecnologie di intelligenza artificiale per la classificazione automatizzata delle colture e advanced analytics per il calcolo delle necessità idriche dei campi dedicati alla viticoltura in relazione a specifiche condizioni atmosferiche.