Le applicazioni sono, per un numero sempre maggiore di aziende, un asset di prima grandezza. Molto spesso è attraverso di loro che viene veicolata una parte importantissima dei processi e dei flussi di lavoro aziendali. Ma cosa fare quando l’azienda è vincolata a strumenti datati, poco flessibili perché di tipo legacy o vincolati a tecnologie obsolete? La risposta è nell’Application Modernization, che nasce proprio con lo scopo di traghettare le applicazioni aziendali verso le nuove tecnologie. Axiante, System Integrator che si caratterizza per una forte volontà innovativa, ci racconta in questa intervista come approcciare questa trasformazione nel modo corretto, attraverso la voce di Mirko Gubian, Global Demand Senior Manager.
Application Modernization, lo scenario presente e futuro
Se si vuole dare una definizione sintetica dell’Application Modernization, la si può definire come un processo di trasformazione delle applicazioni legacy in applicazioni moderne, che utilizzano tecnologie avanzate come cloud, container e microservizi. Questo processo è indispensabile, come abbiamo accennato in apertura, per mantenere le applicazioni al passo con le esigenze aziendali in continua evoluzione e per garantire che le applicazioni siano sicure, scalabili e affidabili. Una pratica in costante evoluzione già da alcuni anni: si tratta di un mercato che valeva poco più di 7 miliardi di dollari nel 2021 e si stima che raggiungerà i 24,9 entro il 2030. Ma come si mette in pratica la modernizzazione delle applicazioni nelle aziende italiane?
Modernizzare le applicazioni è prima di tutto una questione organizzativa
Gubian sottolinea una premessa fondamentale: “In Axiante abbiamo scelto di non partire mai dall’aspetto strettamente tecnico, per dare priorità prima di tutto a quello gestionale”. Un tema che ricorre spesso nei tavoli in cui si parla di tecnologia e innovazione: partire dalla governance, dal bisogno, o comunque da un punto di ingresso organizzativo anziché tecnico, è un cambio di paradigma oggi ampiamente accettato e consolidato.
“Nel nostro approccio – prosegue Gubian – tendiamo a scomporre il tema e partire dall’obiettivo di business, non dal pain tecnico. Quello che chiediamo tipicamente alle aziende è quale processo o parte del processo vogliano migliorare attraverso il miglioramento applicativo.” A partire dall’obiettivo, si identificano le eventuali problematiche tecniche, poi l’application scope, cioè le applicazioni coinvolte nel processo o nei processi da migliorare. Una volta identificate, si procede all’analisi necessaria per capire come possono essere modernizzate.
“L’obiettivo di business non è mai scontato e banale perché si differenzia in base al cliente” ricorda Gubian. “Se le soluzioni tecnologiche possono essere, entro certi limiti, adattabili o intercambiabili, gli obiettivi sono sempre unici: partire da questi ci da la possibilità di mettere, di concerto con il cliente, ogni progetto nella giusta prospettiva”.
I vantaggi dell’Application Modernization
Ma quali sono, in concreto, i vantaggi per le aziende che decidono di modernizzare le loro applicazioni? Secondo Gubian, si possono identificare tre direttrici principali.
Riduzione del TCO dell’applicazione. “Di solito modernizzando un’applicazione si riduce il costo totale di mantenimento” sottolinea il manager. “Oggi ci sono elementi dei processi aziendali che ancora dipendono dai mainframe, dalle applicazioni legacy”. Si tratta di parti che è problematico modificare, per ragioni di obsolescenza, rigidità, competenze che non sono più presenti in azienda o reperibili sul mercato e così via. “Le modifiche costano, i workaround sono complessi. Il terzo approccio è quello di sfilare man mano i processi dal mainframe, modernizzandoli progressivamente”.
Parlando della riduzione del TCO emerge un altro aspetto interessante: “In generale questa parte del TCO è ‘sommersa’: le aziende sono così abituate a mantenere e manutenere server e sistemi legacy che danno per scontato che siano costi imprescindibili, che non vengono mai messi in discussione. Axiante aiuta le aziende anche a valutarli in un’ottica di miglioramento e trasformazione” prosegue.
Processi più flessibili e agili: un secondo vantaggio dell’Application Modernization è la capacità di rendere i processi per via delle applicazioni più flessibili, grazie all’uso, appunto, di applicativi intrinsecamente più adattabili. “Si tratta di un aspetto importante soprattutto nei tempi recenti. Flessibilità e capacità di adattamento sono i vantaggi principali delle applicazioni moderne” racconta Gubian. “Si tratta di un aspetto intangibile ma strategico: negli anni abbiamo scoperto che il modo più semplice di spiegarlo è con una serie di casi di successo”.
Sicurezza e compliance
Infine, un terzo vantaggio è legato alla compliance. Senza dubbio si tratta di uno dei principali bisogni delle aziende, soprattutto di quelle che sono rimaste vincolate a soluzioni di tipo legacy. In questo caso la modernizzazione comporta importanti vantaggi, che si manifestano in modo quasi naturale.
“Anche in questo caso è importante non avere un approccio esclusivamente tecnologico: la tecnologia è doverosa in termini di formazione e competenze, ma è un mezzo per il risultato del processo” sottolinea Gubian. “Bisogna comunque tenere conto delle tecnologie abilitanti: microservizi, abilitatori di microservizi, container”.
Tecnologie che portano con loro rilevanti implicazioni per quanto riguarda sicurezza e compliance. “L’uso di queste tecnologie abilitanti introduce i temi legati a DevOps e DevSecOps, che coinvolgono soprattutto la parte di delivery, ricordandoci che DevSecOps, a oggi, non è un framework codificato, ma si deve adattare, ai bisogni del cliente e alle criticità che possiamo individuare grazie alla nostra esperienza” spiega.
Per quanto riguarda sicurezza e compliance, questo ha una valenza importante: un approccio corretto permette di capire quando è stata fatta una modifica applicativa, che può avere effetto sui dati o i processi.
“Un processo DevSecOps implementato lavora per modifiche incrementali, quindi su processi di deploy CODIFICATI, non manuali. Il fatto che ogni variazione sia codificata e tracciata attraverso repository permette di isolare, identificare e verificare errori in modo rapido ed efficace, anche in un’ottica di compliance” precisa il manager.
Un cambiamento importante per la cultura aziendale
Come abbiamo accennato in apertura, secondo Axiante occorre prima di tutto lavorare sugli aspetti culturali. “Per costruire un team DevSecOps è necessario integrare diversi team che nell’impostazione tradizionale lavorano a compartimenti. Per esempio, Operazioni e Sviluppo che spesso si trovavano in contrapposizione, con le Operazioni impegnate a tenere stabile l’ambiente e lo Sviluppo impegnato a sviluppare il più rapidamente possibile.” Secondo Gubian, questo è il tipo di modernizzazione più importante: “Superata la parte culturale, e scelta la metodologia più adatta, il resto avviene quasi in automatico” conclude Mirko Gubian.