È un It a due velocità e all'insegna del cambiamento quello descritto nelle prime anticipazioni del Rapporto Assinform 2013: al calo netto delle componenti tecnologiche più tradizionali si contrappone la crescita di fenomeni emergenti, nati dalla convergenza di informatica e telecomunicazioni. Siamo entrati nell'era del Global digital market (Gdm), dove tutte le economie a livello mondiale riscontrano e sperimentano gli stessi trend informativi: dal cloud computing ai servizi on-line in mobilità, dalla dematerializzazione dei documenti all’Internet delle cose (oggi sono ben 6,5 miliardi gli oggetti connessi), passando per una richiesta sempre più massiccia di banda larga (+40,9% l'incremento di utenti nell'ultimo anno), dall'esplosione degli smartphone (nel 2012 le vendite sono cresciute del 41% toccando i 686 milioni di unità) e dal fenomeno social in costante
espansione (gli iscritti ammontano a 1.433,500 milioni, con un aumento medio del 20% nello scorso biennio) "Anche in un paese come il nostro – ha commentato Annamaria Di Ruscio, Partner e Direttore Generale di NetConsulting, in un'intervista esclusiva a ZeroUno -, con un andamento dell'economia reale di certo poco favorevole, si osservano le stesse tendenze, tra cui la creazione di un universo geosocial per effetto dell'integrazione tra componente mobile e social. Oggi il mondo si muove all'unisono, utilizzando strumenti tecnologici condivisi e definendo nuovi modelli di comportamento".
Cambiano in sostanza non solo le modalità di interazione, ma anche l'atteggiamento dei consumatori, come rivelano le statistiche relative all'e-commerce: secondo la società di ricerca eMarketer, 903,6 milioni di persone vendono e comprano online, producendo nel 2012 ricavi per 833 miliardi di euro, come riportano Emota (European multi-channel and online trade association) e Imrg, l’associazione inglese dei retailer online. In cima alle classifiche svettano Europa e America, ma sono soprattutto i paesi asiatici a sperimentare il più alto tasso di crescita (+32,8% contro una media mondiale del 20,6%).
"Tra gli aspetti preponderanti del mercato globale digitale inoltre – ha ricordato Di Ruscio -, non bisogna trascurare l'e-content e il digital advertising, la cui diffusione è aumentata dell'11,8% anno su anno, con buone performance per quanto riguarda il mercato degli ebook e del gaming”. Un risultato decisamente sopra l'indice medio di crescita del Digital global market (+5,2% per un fatturato 2012 pari a 4.218 miliardi di dollari), e delle sue altre macroaree: dispositivi e sistemi (+3,1%), software e soluzioni on-permise (+5,6%) e servizi Ict (+4,8%).
Ma in questo contesto l'Italia come sta andando?
Il mercato digitale registra un calo dell'1,8%, per un giro d'affari complessivo che supera di poco i 68 milioni di euro (figura 1). I settori tradizionali dell'It (-4%) e delle Tlc (-3,5%) continuano a perdere pesantemente e oggi valgono rispettivamente 16.967 e 38.980 milioni di euro (figura 2), mentre le componenti più innovative, dalla Internet of Things agli e-content, guadagnano terreno e segnano a fine anno un incremento del 7,5%. “L'Italia – ha spiegato Di Ruscio – è in linea con i trend mondiali e sta sperimentando quel processo di polarizzazione che vede in affanno i segmenti tradizionali e in crescita i fenomeni emergenti”. I dati Assinform/NetConsulting parlano chiaro: se il mercato dei pc scende del 13,8% e si attesta intorno ai cinque milioni di unità vendute, quello dei tablet supera i due milioni grazie a una crescita del 139,2%; allo stesso modo, perdono terreno i cellulari (-13,2%) e si assiste alla scalata degli smartphone (+62%) per un fatturato che oltrepassa abbondantemente i due miliardi di euro (il triplo di quello generato dalla telefonia mobile tradizionale), così come si osserva il balzo in avanti delle smart tv (+31,9% con un giro d'affari pari a 910 milioni di euro).
L'andamento a due marce caratterizza anche il mondo del software on-premise: se le soluzioni orizzontali e verticali sperimentano un decremento (-1,3%), acquistano popolarità le piattaforme per la gestione Web (+14,2%). “Tra le tendenze da evidenziare – ha sottolineato Di Ruscio – all'interno del mercato tradizionale, c'è uno spostamento progressivo della domanda dal prodotto al servizio, soprattutto sotto il profilo cloud e data center. Sono solo le prime avvisaglie di un nuovo modo di concepire l'It as a service, da parte non solo del mondo consumer, ma anche delle imprese, e in futuro si avranno risvolti sempre più significativi del cambiamento. Ovviamente, tra le conseguenze di breve periodo si osserverà una contrazione del mercato in termini di volumi di vendita dei prodotti. Anche se attualmente dai dati emerge solo in minima parte, le aziende si stanno trasformando, rivoluzionando l'architettura dei propri data center, spostando l'It in oursourcing o sperimentando il modello Saas: quello dei servizi Ict è un mercato in effervescenza, caratterizzato da estrema vivacità. Malgrado la situazione italiana poco favorevole, c'è comunque la volontà di investire e puntare alle nuove tecnologie”.
A guidare l'Ict in azienda oggi sono due direttrici fondamentali: da un lato, la razionalizzazione dell'esistente, per ridurre la complessità che si è venuta a creare negli anni sia a livello di infrastrutture e asset sia sotto il profilo dei fornitori e dei contratti; dall'altro, l'innovazione a livello di prodotto e di processo, per rendere il business reattivo e flessibile ai cambiamenti della domanda. “È chiaro – ha ripreso Di Ruscio – che per soddisfare l'esigenza di trasformazione, il sistema dell'offerta deve essere visto come un partner e vanno cambiate radicalmente le dinamiche di negoziazione. Anche la percezione dell'Ict aziendale si sta spostando verso una dimensione strategica: si guarda sempre meno al Roi e molto di più al Return of business, considerando i vantaggi derivanti dai progetti in termini di acquisizione di nuovi clienti, aumento della loyalty, crescita di fatturato e così via. Il prezzo dell'Information technology, in definitiva, si avvicina sempre più a un concetto di valore”.
Cio e vendor in trasformazione
Altra grande trasformazione riguarda il ruolo del Cio, che non è più il solo acquirente di componenti tecnologiche e l'unico interlocutore con i vendor It: sempre più spesso contribuiscono a dettare la spesa It, oltre al top management, anche le divisioni vendite, gli addetti alle risorse umane e i Chief digital officer, che devono interpretare l'Ict a supporto delle loro linee di business. “Una quota significativa degli investimenti tecnologici – ha suggerito Di Ruscio -, che stimiamo essere pari al 20-25% del totale, oggi viene decisa dai responsabili marketing e Hr. È un trend che si sta palesando con sempre maggiore evidenza e che è sintomatico di un cambiamento nel Dna delle imprese”.
In questo contesto, anche l'offerta, oggi messa più che mai sotto pressione dai ritardi nei pagamenti e da un mercato in affanno, deve adeguarsi alla nuova realtà. “Per ritrovare competitività – ha puntualizzato Di Ruscio – i fornitori hanno l'obbligo di differenziare la propria offerta, puntando ai settori meno tradizionali dell'It e guardando anche ad altri mercati con il coraggio di andare Oltralpe e Oltreoceano. Il modello di go-to-market deve cambiare, tenuto conto della presenza nelle trattative di nuovi interlocutori. Il rilancio passa anche attraverso la creazione di una rete di imprese e l'estensione della catena del valore, perché rimanere isolati è pericoloso e significa l'emarginazione. Altre chiavi di crescita sono da ricercare nelle acquisizioni e nelle fusioni o nel ricorso a forme di venture-capitalism”. Puntando a gestire e migliorare i propri flussi di cassa, i fornitori devono essere in grado di anticipare le richieste di una domanda sempre più pilotata dagli orientamenti consumer. “Per questo – ha sottolineato Di Ruscio – l'offerta deve rimodulare le proprie competenze, investendo anche in formazione e processi di certificazione per guadagnare nuovi skill. A questo proposito, si devono considerare tutte le problematiche derivanti da uno shortage di professionalità Ict, dovuto in parte a un sistema universitario che non sempre riesce a stare al passo con i cambiamenti del settore e a preparare degli esperti nel campo delle nuove tecnologie. È chiaro che nel quadro attuale, riuscire ad agire sulle leve di competitività è una sfida difficile e sicuramente assisteremo nel prossimo futuro a un ulteriore consolidamento del mercato, sia in termini di ridimensionamento numerico delle circa centomila aziende Ict presenti in Italia, sia attraverso la formazione di nuovi poli aggregati di imprese”.
Al netto di quest'analisi, le proiezioni 2013 sono determinate da una serie di zone di ombra e di luce. Da un lato, ci sono una serie di fattori penalizzanti e il mercato continuerà a essere caratterizzato da: ritardi e inadempienze nei pagamenti; budget in contrazione; forte incertezza politica; stagnazione della domanda da parte delle Pmi; contrazione dei consumi Ict; difficoltà finanziarie dei vendor, carrier Tlc con limitate risorse da investire; criticità nel passaggio a un'informatica as-a-service; riduzione del prezzo dei dispositivi e scarsa presenza di nuovi progetti.
Dall'altro lato, invece, un insieme di note positive lascia ben sperare in una tenuta del settore informatico, a partire dagli effetti delle Agende digitali nazionale e regionali, passando per lo sviluppo delle Smart Cities, nonché per l'immissione sul mercato di prodotti innovativi. Tutto
questo accompagnato sia dall'ingresso di nuovi spender all'interno delle imprese sia dall'impulso derivante dai fenomeni tecnologici emergenti (cloud computing, Big data, social marketing, Iot e così via). Tradotto in numeri, il bilancio tra gravi difficoltà materiali e grandi opportunità all'orizzonte si concretizza in due possibili scenari (figura 3): nell'ipotesi di forte contrazione, il Global digital market italiano perderà 3,6 punti percentuali, toccando i 65.654 milioni di euro, mentre in una tesi più ottimistica di tenuta, il calo di fatturato si fermerà all'1,5%, per un giro d'affari complessivo pari a 67.110 milioni di euro.