Assinform: nel 2016 + 1,8% il mercato digitale in Italia

Aumenta più del previsto il mercato digitale nel nostro paese. I segnali positivi per un’evoluzione del sistema imprenditoriale e della Pubblica Amministrazione italiani verso una sempre maggiore incidenza dell’innovazione digitale nel modo di fare impresa e PA sono evidenti, ma bisogna accelerare questa tendenza per ridurre rapidamente il gap che ci separa dagli altri paesi europei. È quanto emerge dall’anticipazione dei dati Assinform 2016

Pubblicato il 10 Mar 2017

“Sono tre le buone notizie dalle quali voglio partire e che, rappresentando importanti indicatori di una ormai evidente inversione di tendenza, ci fanno dire che è iniziato il recupero dell’elevato gap che oggi separa l’Italia dai paesi europei più avanzati”. È un’iniezione di ottimismo quella con cui Giancarlo Capitani, Presidente di NetConsulting cube, introduce i dati Assinform 2016 nella consueta anticipazione dell’andamento del mercato digitale in Italia (alla quale, nel mese di giugno, seguirà la presentazione del Rapporto Assinform 2017, con una serie di approfondimenti tematici e di settore).

Figura 1 – L’andamento del Mercato Digitale in Italia, 2013-2016 – Fonte: Assinform /NetConsulting cube, marzo 2017

Quali sono quindi queste buone notizie?  “La rilevazione Assinform – prosegue Capitani – ci mostra un tasso di crescita del 1,8%, superiore a quanto avevamo previsto nell’ultima semestrale, con un’accelerazione importante, soprattutto se confrontata con quella del PIL dove si evidenzia un costante ampliarsi della forbice tra i due indicatori (figura 1); l’Istat mostra una crescita dell’occupazione e delle competenze ICT, contrariamente a quanto comunemente si crede (ossia a un’equazione dove all’aumento della digitalizzazione corrisponde una riduzione dei posti di lavoro); i dati Istat non solo ci dicono che aumenta il numero degli occupati nelle professioni ICT, ma che crescono gli occupati con funzioni dirigenziali e tecniche a elevata qualificazione; il MISE, nell’ultima rilevazione di febbraio, illustra una crescita importante (+12% in sei mesi, +31% in un anno, +112% in due anni) delle startup innovative di cui il 41% appartiene al settore ICT, e questa è un’ottima notizia – sottolinea Capitani – anche perché il nostro paese non sta ancora aiutando le startup con politiche adeguate”.

Si cresce perché aumentano gli ecosistemi digitali

Figura 2 – Il Mercato Digitale in Italia, 2014-2016 – Fonte: Assinform /NetConsulting cube, marzo 2017

Tornando ai numeri della rilevazione Assinform, vediamo che nel 2016 il mercato digitale italiano (informatica, telecomunicazioni e contenuti) ha raggiunto i 66.100 milioni di euro (figura 2). Ma la crescita del 1,8% risulta ancora più incoraggiante se si scorpora il dato relativo alla componente dei servizi di rete TLC (quelli con la crescita più contenuta): Servizi ICT, Software e soluzioni ICT, Dispositivi e sistemi e Contenuti e Pubblicità Digitali risultano infatti complessivamente crescere del 3,4% contro il 3% dello scorso anno.

Figura 3 – Il digitale trasforma il business e la relazione con i clienti e crea nuovi ecosistemi digitali – Fonte: NetConsulting cube, marzo 2017

Le ragioni di questa accelerazione, soprattutto in concomitanza con una crescita modesta dell’economia del Paese? L’analisi di Assinform, esplicitata da Capitani, è che “anche in Italia, come sta avvenendo negli altri paesi, si stanno creando ecosistemi digitali. Le aziende tendono a creare una filiera digitale che coinvolge altri attori con un’importante trasformazione da impresa estesa a impresa piattaforma: l’impresa ‘guida’ diventa piattaforma digitale che lega e connette tutti gli attori della filiera” (figura 3). Da qui deriva la necessità di investire in tecnologie ICT, soprattutto, come vedremo più avanti, in quelle più innovative.

Figura 4 – Lo stato di avanzamento del Piano Crescita Digitale – Fonte: NetConsulting cube su Agid, marzo 2017

Effetto ecosistema che non si manifesta solo nel mondo delle imprese, ma che, secondo Capitani, è evidente anche nella Pubblica Amministrazione, come mostrano i risultati del Piano Crescita Digitale di Agid (figura 4): “Sicuramente resta ancora molto da fare, in particolare per accelerare la diffusione di SpID, dove abbiamo una costante crescita dei servizi ma solo 1,2 milioni di identità digitali rilasciate, e sull’Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente (Anpr). Ma vediamo che il sistema PagoPA progredisce (15.291 PA aderenti e 10.758 attive) e la Fatturazione Elettronica per la PA è ormai generalizzata ed è una best practice europea”.

Figura 5 – Il mercato del Software e delle Soluzioni ICT on premise, 2014-2016 – Fonte: Assinform /NetConsulting cube, marzo 2017

Mentre rimandiamo alla visualizzazione delle relative figure per un confronto sull’andamento del segmento Software e Soluzioni ICT (figura 5) e quello dei Servizi ICT (figura 6), è importante la sottolineatura effettuata dal presidente di NetConsulting cube a supporto della pervasività della tecnologia nella definizione delle strategie aziendali: “Una tendenza evidente in atto è che tutti i principali system integrator stanno aprendo una divisione consulenza e tutte le grandi società di consulenza si stanno dotando di una importante divisione tecnologica”.

Figura 6 – Il mercato dei Servizi ICT, 2014-2016 – Fonte: Assinform /NetConsulting cube, marzo 2017

Proseguendo nell’analisi delle evidenze emerse, Capitani sottolinea i due fenomeni che, a parere di Assinform, indicano la vera discontinuità: la crescita di quelli che sono stati definiti Digital Enablers (IoT, Cybersecurity, Cloud, Big Data, Mobile Business – figura 7) che va ben oltre quella complessiva del mercato digitale; il peso crescente del cloud nell’approvvigionamento di risorse IT e nella fruizione del software.

Figura 7 – Andamento del mercato dei Digital Enablers, 2015-2016 – Fonte: Assinform /NetConsulting cube, marzo 2017

“Sono le componenti più innovative, che giocano un ruolo chiave perché permettono di fare cose nuove e di creare nuovi mercati. – ha aggiunto Agostino Santoni, Presidente di Assinform – L’IoT trasforma gli oggetti più comuni in componenti di sistemi in rete con nuove funzionalità di servizio e controllo, permettendo di innovare prodotti e servizi. La combinazione del Cloud con altre piattaforme collaborative IoT, Big Data e Cognitive computing consente di innovare intere filiere in chiave industria 4.0 e di fare evolvere le relazioni con i clienti e i fornitori.  E questo mentre già i servizi di Data Center e del Cloud Computing offrono la fruibilità delle funzioni ICT senza immobilizzazioni, abbattendo la soglia d’accesso alle applicazioni e ai servizi infrastrutturali digitali più evoluti anche per le piccole e medie imprese”.

Spingere sull’acceleratore

Figura 8 – Il Mercato Digitale in Italia, 2014-2017E – Fonte: Assinform /NetConsulting cube, marzo 2017

Con tutte le dovute cautele del caso, Capitani presenta le stime di crescita per l’anno in corso delineando addirittura un +2,3% (figura 8) che motiva enucleando i fattori positivi che contribuiscono al raggiungimento di questo risultato: il piano Industria 4.0, la riforma Madia della PA, il prossimo triennale di Agid che arriverà a breve, l’evoluzione tecnologica continua.

All’orizzonte, però, anche alcuni fattori negativi (ma il saldo è comunque a favore dei primi): crescita modesta del paese; ritardi nell’emanazione dei decreti attuativi di Industria 4.0 che rischiano di ridurne la portata; possibile impatto negativo del patto di stabilità che prevede un taglio dei costi della PA a favore di altrettanti investimenti innovativi, con il rischio che si operi pienamente sui primi ma in modo più limitato sui secondi.

Santoni, infine, conferma questa analisi: “I progressi rilevati vanno oltre i timidi segnali di un anno fa, confermando in modo netto la ripresa degli investimenti nell’innovazione tecnologica nel nostro Paese. Gli stessi programmi di Governo vedono Il digitale al centro dell’unica strategia possibile per il rilancio del nostro paese: quella centrata sul recupero di competitività attraverso l’ammodernamento dei processi produttivi; l’automazione e la semplificazione dell’attività amministrativa; la valorizzazione del tessuto produttivo in chiave di industria 4.0”, ma lancia un monito: “Bisogna spingere sull’acceleratore perché anche se stiamo recuperando, il gap è ancora elevato. Non va poi dimenticata la capacità di formare e riconvertire le risorse umane alle nuove professioni. Essa va incrementata, perché il superamento dello skill gap di cui oggi soffriamo in ambito digitale è un fattore indispensabile per  rimuovere uno dei principali freni al cambiamento e creare nuove opportunità di lavoro per i giovani”.

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