Il mercato ICT complessivo ha superato il valore dei 30 miliardi di euro nel 2017 (+1,9% rispetto all’anno scorso) e si stima che continuerà a crescere anche nel 2018 da cui ci si aspetta un incremento dell’1,3%. È il primo dato che emerge dall’Assintel Report 2018, realizzato dall’Associazione Nazionale delle Imprese ICT e Digitali, con CFMT insieme alla società di ricerca indipendente IDC Italia, presentato pochi giorni fa a Milano e Roma.
“E il dato è ancora più brillante se si osservano solo le performance dell’IT, che ha messo a segno un +3,1% nel 2017 e ci si aspetta crescerà poco meno del 2% l’anno prossimo.
Si tratta di risultati incoraggianti che confermano la ripresa di un mercato trainato da un’economia sempre più digitale. Ed è proprio dalla combinazione tra i trend riconducibili a fattori tradizionali e quelli relativi alle componenti più nuove e, in alcuni casi emergenti, a far crescere i numeri di hardware, software e servizi IT” ha dichiarato Giorgio Rapari, Presidente Assintel.
Who's Who
Giorgio Rapari
Tutti i numeri di hardware, software e servizi
Aumenta il giro d’affari relativo all’hardware di oltre il 6% e si tratta di una crescita che è dovuta a dispositivi come smartphone (19%), tablet (12%) (contrariamente alla lieve flessione dei personal computer) e dello storage (che chiuderà il 2017 con un +10,5%) così come quello degli apparati di networking (+8,4%); due elementi molto importanti per le aziende che hanno bisogno di gestire sempre più dati e, in generale, che guardano a un rinnovo del proprio business.
Il mercato del software crescerà del 3% e ciò è dovuto soprattutto al contributo dei comparti del software applicativo (3,7%) e, in particolare, del segmento Application development & deployment (+4,6%) in cui si distinguono i software legati alla gestione dei dati. Una nota in merito al software infrastrutturale: riporta un trend stazionario che però è per lo più frutto della crescita della componente legata alla sicurezza informatica e allo storage, che vantano tassi di incremento, perché per quanto riguarda tutte le altre componenti si registra un calo.
Focalizzandoci quindi sul dettaglio dei mercati più innovativi, si arrivano a notare anche crescite a tre cifre: hanno ricavi in aumento le soluzioni relative ai mercati IoT (+16,4%), Cognitive (+20,5%), Cloud (+27,8%), Big data analytics (+20,9%), mentre per quanto riguarda i prodotti Wearable si sono toccate crescite del +155,7% e, addirittura, del 335,6% in riferimento a prodotti e servizi del mercato della realtà aumentata e virtuale.
È in incremento anche il segmento servizi IT e, soprattutto, stanno crescendo di più i servizi progettuali (2,4%) in particolare quelli di Systems integration, ma sarà sostenuto anche il tasso di crescita di quelli di consulenza.
Da questi dati sui servizi è possibile evincere che le aziende stanno riflettendo sulla digital transformation, sono al lavoro su progetti di rinnovo, ma probabilmente hanno ancora bisogno di tempo.
Who's Who
Fabio Rizzotto
“La sfida per le imprese – ha puntualizzato Fabio Rizzotto, Head of Local Research & Consulting di IDC Italia – è un ripensamento generale; da parte dei vendor di tecnologia è importante saper gestire le aspettative dei propri interlocutori dando chiara evidenza della portata del cambiamento e cioè del disegno più ampio che esso richiede”.
Trasformazione digitale nelle imprese, che cosa sta avvenendo?
I risultati di mercato, nel complesso, delineano uno scenario incoraggiante che fa ben sperare per il futuro; infatti, come si è detto, è previsto un aumento della spesa in Ict anche per l’anno che sta per iniziare. “Compresa l’importanza strategica delle nuove tecnologie e dei nuovi modelli di delivery dell’IT – hanno scritto gli autori del Report – molte aziende italiane hanno intrapreso il percorso di trasformazione digitale consapevoli che questa volta un ritardo avrebbe creato un gap evolutivo molto difficile da colmare”. Eppure non tutte le realtà imprenditoriali si stanno comportando nello stesso modo: “In occasione di una recente indagine svolta in collaborazione con il Gruppo Giovani di Confcommercio, su un campione rappresentativo di imprenditori che non superano i 35 anni – ha puntualizzato Stefano Epifani, presidente del Digital Transformation Institute – è emerso che il 44% si dichiara poco o per niente tecnologico ed entrando più nel dettaglio: quasi metà delle imprese intervistate non ha mai sentito parlare di criptovalute, il 41% non conosce il termine Big Data e un terzo degli interpellati non sa cosa sia il cloud computing”.
Who's Who
Stefano Epifani
Bastano questi pochi dati per capire quale distanza continui ad esserci nel nostro Paese rispetto al digitale, o per lo meno, che esiste tutta una serie di aziende cui ancora manca la consapevolezza del ruolo delle tecnologie.
Ed è proprio sulla necessità di una maggiore e più diffusa consapevolezza che si è concentrato il dibattito seguito alla presentazione dei dati.
“Spesso ci si lamenta della mancanza competenze specifiche che impedisce la diffusione di innovativi sistemi digitali – ha aggiunto Epifani – ma questo è un problema secondario rispetto al fatto che tante aziende non conoscono ancora tutte le potenzialità della digital transformation. Diffondere cultura è quindi ancora la sfida più importante per il sistema dell’offerta. Gli attori protagonisti di tale sistema devono uscire da un contesto troppo spesso autoreferenziale (formato dalle aziende stesse, dalle società di consulenza, dagli esperti), che tratta di tecnologie e soluzioni ancora poco capite e interiorizzate dal Paese reale”.
“Le aziende italiane – ha specificato Rizzotto, facendo riferimento alla survey compiuta su oltre 1000 aziende utenti – guardano al 2018 con fiducia, aspettandosi un aumento del loro fatturato. In tale contesto, soprattutto le grandi imprese stanno pianificando progetti sulla digital transformation (Figura 7), ma restano ancora tante le sfide da affrontare: finanziamenti limitati, mancanza di cultura del cambiamento sono i principali ostacoli alla digital transformation”.
In minor misura incidono sulla difficoltà ad abbracciare il cambiamento: l’incapacità di ridefinire i modelli di business, la scarsa propensione al rischio del top management e, solo all’ultimo, la carenza di skill.
La sfida è aperta, soprattutto in un momento, come è risultato anche dalla survey, in cui le aziende italiane si aspettano un aumento del loro fatturato o per lo meno stabilità (solo il 5% ha previsioni negative) e, quindi, sono più fiduciose rispetto al futuro.