Centax, azienda nata nel 1988, è una realtà imprenditoriale privata che da oltre vent’anni opera nei servizi finanziari telematici. La società si focalizza sulla gestione delle transazioni di pagamento: dalla garanzia degli assegni, alla rateizzazione dei pagamenti fino, di recente, ai prestiti personali disintermediati, attraverso una piattaforma peer to peer concettualmente
simile a ebay. ZeroUno ha intervistato Vittorio Levi, un passato alla guida di primarie aziende italiane e del mondo It, oggi amministratore delegato di Centax che conta 100 dipendenti e un fatturato 2006 di 20 milioni di Euro.
Quali sono state le sfide affrontate da Centax negli ultimi anni?
L’azienda è partita mutuando un’idea,quello del servizio di garanzia degli assegni, già consolidata nel mercato americano e nei paesi anglosassoni dove esistevano importanti operatori come Telecheck, del gruppo FirstData, originariamente spin- off di American Express. La società ha iniziato ad offrire questo servizio telefonicamente, via call center, costruendo un data base che permetteva di controllare la solvibilità dei clienti che pagavano i propri acquisti nei negozi con assegno, realizzando, nel tempo, un data base molto significativo di clientela insolvente. Con la creazione della Centrale Allarmi di Banca d’Italia e di un archivio informatizzato degli assegni bancari e postali, al quale come società vigilata possiamo accedere, abbiamo anche costruito dei modelli comportamentali che ci consentono di analizzare non soltanto aspetti di natura prettamente tecnica, ma di abitudini d’acquisto. Se un signore si presenta in un supermercato il venerdì sera e fa un assegno da 1.000 Euro il nostro sistema fa scattare un allarme in quanto indice di un’anomalia comportamentale. Dopo alcuni anni, questo sistema è diventato accessibile ai terminali sui punti vendita del mercato retail con collegamento telematico, per interrogare automaticamente il data base. L’operatore interviene al telefono soltanto in caso di dubbio. Tutto questo ci ha consentito di crescere presso la grande distribuzione, Metro, Mediaworld, Carrefour, Auchan. Più recentemente è stata introdotta un’ulteriore innovazione: un’apparecchiatura Pos che legge l’assegno e automaticamente accredita il merchant e addebita il traente attraverso lo scontrino (che diventa praticamente un rid). Si tratta di un importante passo in avanti perché smaterializza l’assegno con ripercussioni estremamente positive per alcune aziende ben organizzate, come ad esempio Ikea, nostro principale cliente.
Un’applicazione paperless che impatta sulla gestione…
Sì, elimina infatti completamente il trattamento dell’ assegno! Il grande vantaggio per una società come Ikea è proprio l’eliminazione della gestione degli assegni che comporta elementi onerosi come la raccolta, il controllo, l’affidamento alle società di sicurezza. Oggi i clienti possono dilazionare il pagamento, non pagandolo all’arrivo del rid in banca ma prevedendo una rateazione. E anche questo servizio, “pagodil, “pago assegno dilazionato” avviene in automatico.
Una continua attenzione ai bisogni del consumatore innovando i prodotti dunque.
Sì, facendo sempre leva sul sistema di rischio che abbiamo costruito nel tempo e che ci consente di tenere sotto controllo la propensione alle frodi.
Una strada obbligata per la maturità di un settore, quello del pagamento con assegni, considerato da molti in declino?
Tutti dicono che gli assegni scompariranno e sono pochi ad occuparsene. Centax in Italia occupa una posizione presso che monopolistica, situazione simile anche in altri paesi. Ma la realtà è che gli assegni costituiscono un titolo di pagamento ancora importante in termini di volumi ed è tracciabile; il contante tenderà a diminuire e sarà sostituito dalle carte di “plastica”, in Italia moltissime, circa 40 milioni fra debito e credito. Se questi sono i trend, in termini però di incidenza percentuale sul valore complessivo dei pagamenti, pari a 8 miliardi di Euro nel 2006, le carte transate dai Pos pesano soltanto per l’1,5%, gli assegni invece ancora per circa il 15% mentre la maggioranza dei pagamenti è imputabile ai bonifici . 1 miliardo di euro su 8 è transato con assegni. Un’altra cosa che fa riflettere è che il paese che utilizza maggiormente gli assegni sono gli Usa: su 70 miliardi di assegni emessi globalmente, 35 sono negli Stati Uniti.
Dunque la fine dell’assegno non è ancora decretata se non a medio-lungo termine; ma che conseguenze hanno i mercati sempre più globalizzati su questo strumento di pagamento?
L’assegno è un titolo di pagamento prettamente nazionale, quindi quando si entrerà nella logica di sistemi di pagamenti europei, la sua diffusione tenderà ulteriormente a diminuire in quanto non facilmente standardizzabile per il rispetto dei regolamenti delle varie Banche Centrali, e per i costi che la sua gestione comporterà.
E quindi che cosa farà Centax?
Abbiamo un modello di business molto solido. Il nostro fatturato è attorno ai 20 milioni di euro annui, con una buona redditività e un buon flusso di cassa e utilizziamo questo zoccolo duro per investire in nuove iniziative, sempre però nel sistema complessivo degli incassi e dei pagamenti.
Bisogna tenere conto che con il passare degli anni i servizi Centax si sono molto trasformati e che dal business originale siamo passati a pacchetti di servizi personalizzati per il finanziamento dei consumi dei clienti. Stiamo inoltre crescendo nell’offerta di servizi B2B orientati ai rapporti tra i distributori e i loro clienti business: il distributore vorrebbe essere pagato subito, e i clienti, che sono a loro volta dei rivenditori, vorrebbero poter avere delle rateazioni. In questo caso noi siamo in grado di affiancare i distributori con un servizio che consente di individuare i migliori clienti a cui fare specifiche condizioni di rateazione e di occuparci contemporaneamente del recupero del credito. In un altro ambito, quello della “tentata vendita” dei prodotti di largo consumo, dove i rischi di rapine o frodi sono alti, organizziamo invece dei servizi automatici di incassi e pagamenti. Si tratta di progetti diversi, che organizziamo in base alle specificità della clientela e che possiamo far decollare velocemente grazie alla nostra base di dati e all’attuale piattaforma che è in grado di gestire sia servizi per il settore consumer che per quello B2B.
Prevedete altri investimenti tecnologici a supporto del business?
Gli investimenti informatici sono stati fatti con molta cautela; sostanzialmente abbiamo delle piattaforme Windows Intel e per lo sviluppo dei sistemi di scoring come per quella telematica, ci siamo avvalsi anche di una società esterna. Sotto il profilo tecnologico l’azienda oggi registra alcuni ritardi che dovremo colmare, proprio per sostenere meglio la diversificazione delle nostre attività. Abbiamo un numero importante di clienti, circa 50.000 merchant, che conosciamo poco. Si tratta di una clientela molto variegata, da Mediaworld al negozio dietro l’angolo di casa. Dobbiamo poter usare questa base clienti in maniera precisa – sapere quali sono le loro dimensioni, quali sono le loro priorità, le loro esigenze di sviluppo – per permettere il cross-selling sulla nostra rete distributiva. Le società di credito al consumo specializzate, non quelle di emanazione bancaria, sono estremamente aggressive rispetto al loro bacino di utenza perché l’acquisizione di un cliente è onerosa.
Fra i prossimi passi di Centax ci saranno dunque investimenti in business intelligence e in Crm per valorizzare uno fra gli asset più rilevanti aziendali ovvero quello costituito dai suoi quasi 50.000 clienti ai quali offrire nuovi servizi.
In alcune realtà la spinta all’innovazione e allo sviluppo del business si scontra con ritardi nell’adeguamento dei processi e nell’organizzazione aziendale. Che cosa è avvenuto in Centax per quanto riguarda questi aspetti?
Le dimensioni dell’azienda sono tali da consentire una gestione equilibrata nel suo complesso. Si sono verificati a volte ritardi nell’affrontare alcune decisioni ma sono poi stati recuperati.
Per quanto riguarda i sistemi informativi è importante sottolineare che mentre fino agli anni ‘90 erano solitamente in mano ai tecnologici, diventando oggi la tecnologia più semplice e standardizzabile le aziende più avanzate hanno trasformato il capo dei sistemi informativi in uomo di applicazione, attento alla risoluzione dei problemi di business e alle esigenze degli utenti interni. Noi siamo ancora legati a una visione tecnologica, anche se, negli ultimi due anni, abbiamo lavorato per superare questo problema spostandoci a curare maggiormente gli aspetti applicativi, con il contributo collaborativo del responsabile It.
Pensate di crescere anche per acquisizioni o di proiettarvi in mercati internazionali?
Qualche acquisizione è possibile e anche l’espansione verso i mercati esteri è un argomento di riflessione attuale. Esistono infatti alcuni mercati che reputiamo interessanti dove poter trasferire l’esperienza acquisita nell’ambito degli assegni. Il Brasile è uno dei mercati che stiamo valutando. L’attenzione ai cambiamenti nel mercato e gli investimenti in tecnologie nuove per lo sviluppo di servizi finanziari ai consumatori attraverso strumenti informatici e telematici ci hanno condotto a investire in una piattaforma tecnologica su Internet che consente il peer to peer landing, Boober Italia, per prestiti a privati. Si tratta di un’area non centrale rispetto al settore, molto innovativa, che può decollare o meno, e come tale può costituire una grandissima opportunità. Il mercato dei prestiti personali è enorme, vale circa 30 miliardi di Euro in Italia. E con questa iniziativa pensiamo per ora di conquistare lo 0,5% del mercato. Quindi Centax si trova di fronte da un lato a dover difendere il business originale, dall’altro a cercare nuove aree di sviluppo legate alle sue competenze, incasso e recupero crediti, con sistemi informatici orientati a questo tipo di specializzazione. Boober rappresenta invece una realtà estremamente nuova.
Parliamo di prestiti personali via Internet. Un grande salto in termini di innovazione?
Bomber fa parte di quell’attenzione che occorre avere verso un mercato in continua evoluzione e per il quale a nostro avviso vale la pena spendere il nome di Centax. Oggi è una divisione dell’azienda. C’è il convincimento che la piattaforma peer to peer, nota al grande pubblico per il successo conseguito da ebay, stia diventando sempre più pervasiva; la grande novità che apporta il peer to peer è la totale disintermediazione delle transazioni finanziarie. Nel caso di Boober i prestiti fra privati avvengono direttamente, senza l’intervento di nessuna banca. Negli Usa dove esistono già numerose piattaforme di questo tipo, la più nota forse è quella di Prosper, i prestiti disintermediati fra privati sono decollati da diverso tempo e stanno iniziando a crescere quelli fra imprese e imprese. Questo trend in futuro potrebbe rivelarsi estremamente interessante. Basti pensare che in Italia ci sono 5 milioni di piccole aziende che fanno fatica a trovare finanziamenti; si potrebbe ipotizzare di avere degli investitori che tramite la piattaforma peer to peer alimentino direttamente queste imprese per piani e progetti di sviluppo interessanti.
Una concorrenza al venture capital?
In realtà alcuni progetti di venture capital, piccoli start-up, potrebbero proprio essere finanziati in questo modo.
Un’azienda che cambia necessita di nuove figure manageriali, di nuove competenze?
Nel caso di Boober stiamo cercando un manager di provenienza internet che porti avanti il progetto. E la stessa cosa faremo nel caso di altre iniziative. Nell’azienda ci sono forti competenze e capacità finanziario– amministrative e di gestione dei rapporti con i clienti. Non abbiamo sentito l’esigenza di competenze particolari anche perché oggi Centax è un’azienda strettamente nazionale. Diverso potrebbe essere se dovessimo decidere di andare in altri mercati.