CIO 2009: assumere la leadership

Un’indagine Idc 2008 che guarda alla prospettive per il prossimo anno traccia una fotografia dei primari investimenti e delle principali sfide che attendono i Cio. Virtualizzazione, business intelligence e sviluppo di una capacità di comunicazione con le line of business sono tra  i principali focus futuri

Pubblicato il 08 Ott 2008

» Dove vanno oggi gli investimenti It delle aziende e come cambiano il ruolo e le sfide che si pongono ai Cio? Risponde a queste domande l’Indagine Idc 2008 sui Cio di alcune tra le principali imprese italiane, condotta presso un campione di 100 organizzazioni di medie e grandi dimensioni di tutti i settori. Innanzitutto bisogna segnalare che ben il 54% degli intervistati ha dichiarato che nel 2009 gli investimenti It aumenteranno, contro un 20% che segnala una sostanziale conferma, e solo un 21% che prevede una diminuzione (il restante 4% non si è sbilanciato). Effettuata questa premessa, ecco il quadro delle tematiche che impegnano di più in questo momento, e lo faranno nel prossimo futuro, i nostri Cio.
“Resta alto l’impegno legato alla gestione dell’informazione, attraverso soluzioni di business intelligence e applicazioni analitiche, per estrarre valore dalla marea di dati presenti in azienda e che fluiscono dall’esterno” spiega Ezio Viola. Group Vice President & General Manager Vertical Markets & Insights Industries di Idc, che ha illustrato il rapporto tra le aree nelle quali le aziende in cui lavorano gli intervistati hanno in corso degli investimenti, quella delle Business Analytics (Bi/Bpm) si è posizionata al primo posto con il 68% (erano possibili risposte multiple). In questo contesto, Viola nota che “si va sempre più verso il Business performance management”. Il fatto che attraverso l’It si persegua una visione sempre più olistica e integrata dei processi e delle loro prestazioni lo dimostra anche la continua attenzione (leggi investimenti) nell’implementazione di Erp e, in generale, nell’evoluzione delle piattaforme di back office: queste due componenti si classificano al secondo posto nella classifica dei progetti in corso con il 58% delle risposte.
Subito dopo troviamo capitoli che riguardano di più gli aspetti legati alle tecnologie. “Si innalzano gli investimenti nella virtualizzazione, con l’obiettivo di aumentare l’efficienza dei sistemi It” fa notare il manager di Idc. È il 54% del campione a dichiarare l’esistenza di investimenti in progetti di Virtualization. Ed è solo di un punto in meno quella di chi riferisce di iniziative legate alla Security e alla Business Continuity. “Aumenta – continua Viola – la tendenza a adottare applicazioni che valorizzano la mobilità (49%, ndr)”. Nella parte bassa della classifica che evidenzia l’attuale impiego dei budget It 2008 emergono, con il 25% e i 20% delle risposte, i progetti riguardanti le Soa (Service oriented application) – quindi anche i Web service – e l’utilizzo di software open source.
Se si analizzano le intenzioni di investimento future e le previsioni di budget It per il 2009, e si adotta quindi una visione più di prospettiva, si evidenziano nuove sensibilità verso i temi della virtualizzazione dei sistemi (al primo posto nelle risposte degli intervistati con il 44% del campione), dell’Unified Messaging/Communication (40%), della Data Center optimization (36%) e della Security/Business Continuity (33%). Se l’Unified Communications è quello tra i temi emergenti che più dimostra così di avere avuto accettazione, non mancano dati che suffragano la crescita prevista anche di altre iniziative innovative come le Soa (30% gli intervistati che segnalano progetti nel breve periodo in questo campo), del Web 2.0 (28%) e del Saas – Software as a Service (18%).


Figura 1
Previsioni di investimento a breve periodo

fonte: Indagine IDC sui Cio nelle imprese italiane, 2008
(cliccare sull’immagine per visualizzarla correttamente)

Sfide culturali e organizzative
Idc ha voluto approfondire in dettaglio le priorità e gli atteggiamenti legati ad alcuni argomenti rilevanti come la virtualizzazione, la sicurezza e l’outsourcing. Rispetto alla virtualization, che abbiamo visto essere ai primi posti nella classifica dei progetti in corso, l’indagine della società di analisi si è concentrata sulle problematiche avvertite dai Cio nell’approccio a questa materia. Al primo posto nelle dichiarazioni (49%) emergono quelle legate agli impatti sul dipartimento It e sulla formazione. Subito sotto si posiziona il tema del Change e Configuration Management (44%), seguito da quello della sicurezza (42%) della gestione degli asset It/Portfolio management (37%), del Capacity Planning (33%), degli impatti sui processi di business (29%) e della riallocazione dei costi It – Chargeback (26%). “Le risposte alle domande su Security e Business Continuity – precisa Viola – dimostrano come l’attenzione verso la sicurezza e la compliance è ormai consolidata e sempre presente nel modo di pensare dei Cio. L’aspetto della compliance fa da traino sempre più anche a quello della Corporate social responsability”.

Figura 2
Andamento del budget IT: 2009 vs 2008

fonte: Indagine IDC sui Cio nelle imprese italiane, 2008
(cliccare sull’immagine per visualizzarla correttamente)

Ancora invece legato a un modo di pensare tradizionale e caratterizzato da un campionario di scelte «poco codificabili» è il ricorso all’outsourcing. La tendenza delle aziende italiane sembra più quella di guardare all’offerta, per vedere cosa può essere utilizzato per aumentare l’efficienza e a ridurre i costi, piuttosto che ragionare sulla qualità della domanda. Se, data la possibilità di attribuire un voto da 1 a 10 ai fattori che possono favorire le scelte di It outsourcing, la media attribuita all’efficienza infrastrutturale è di 8,4, le prospettive di process reingeneering e di business trasformation ottengono solo un 6,1. Le opportunità di dynamic It/utility computing si classificano all’ultimo posto con un 5,6. “Si intravede – commenta Viola – una valorizzazione degli elementi caratterizzanti gli aspetti infrastrutturali rispetto a quelli applicativi, con scelte selettive che conquistano spazio rispetto ai contratti più lunghi ed estesi tipici del Full Outsourcing. L’esternalizzazione continua a essere vista come un modo per aumentare l’efficienza o compensare la mancanza di risorse interne. Assistiamo a un paradosso tutto italiano: l’outsourcing continua a essere visto in modo tradizionale, con la tendenza a non parlarne, a considerarlo come qualcosa di negativo. Prevale un’ottica rivolta all’interno: quello che avviene fuori dall’Italia viene considerato come qualcosa che può avvenire solo all’estero e non da noi».
Dall’indagine condotta dalla società di analisi emerge una forte enfasi sugli aspetti tecnologici. Ma non solo. Viola: “I risultati dimostrano che esiste una forte consapevolezza che per ottenere ritorni dagli investimenti It occorre prestare attenzione ad aspetti come gli impatti sull’operatività aziendale, le politiche di re-charging, il ridisegno dei processi It associati ai processi di business: obiettivi che impongono anche cambiamenti di tipo organizzativo”. Richiesti di dichiararsi d’accordo o meno con alcune affermazioni, meno della metà del campione (43%) ha sostenuto che l’allineameno it-business sia in aumento. La percentuale più alta (70%) dei rispondenti ha convenuto esserci la necessità di migliorare la capacità del Cio o resposabile It di comunicare con le Lob (Line of business) e, per converso, che queste ultime devono aumentare la loro comprensione delle funzioni e dei processi It. Al secondo posto (con il 57%, poco più della metà del campione), si afferma l’esigenza che Cio e responsabilità It migliorino le proprie competenze sulla gestione economico-finanziaria degli asset It e sul tema della compliance. Altre due domande erano: “Il rapporto con i vendor è ancora cliente-fornitore e non ha ancora un profilo di partnership” e “Il Cio/Responsabile It è una presenza fissa nei comitati decisionali dell’azienda”. Sulla prima affermazione si è trovato d’accordo solo il 40% del panel, il che è un segnale positivo circa l’evoluzione della relazione vendor-clienti. Sulla seconda, ha concordato soltanto il 31% dei rispondenti: un’indicazione che c’è ancora diversa strada da percorrere per un pieno riconoscimento strategico del ruolo del Cio. “La funzione It – conclude Viola – può diventare importante non di per sé, ma solo se i Cio sono capaci di assumere la leadership”. Per il vicepresidente di Idc, “non basta più saper fare il proprio mestiere, essere credibili perché capaci di aumentare l’efficienza.

Figura 4
Percentuale di CIO che si ritiene d’accordo riguardo alle seguenti affermazioni
fonte: Indagine IDC sui Cio nelle imprese italiane, 2008
(cliccare sull’immagine per visualizzarla correttamente)

Occorre anche la capacità di identificare le best practice, gli skill, guardare fuori dai nostri confini senza la presunzione di essere già i migliori”. Il rapporto tra It e innovazione è un tema aperto: “Ciò che conta è la creazione di valore. Per ottenerla è necessario innanzitutto identificare dove è possibile crearla. La crescita del rapporto tra It e alta direzione aziendale può essere spinta solo dal valore che l’It riesce a creare per l’azienda. Altrimenti non può avvenire” conclude il vicepresidente di Idc.

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