Aumentano i budget destinati alla spesa in ICT: secondo gli analisti degli Osservatori del Politecnico di Milano si stima infatti una crescita degli investimenti nel 2018 pari quasi al 2%. È interessante notare che nel 39% delle oltre 200 imprese interpellate è presente un budget digitale in più linee di business, non solo nella divisione IT: questo è solo uno degli indicatori del fatto che in riferimento al digitale esiste ormai tutta una serie di attori che promuovono l’innovazione sia internamente alle aziende sia, come vedremo, dall’esterno.
Dal canto loro le imprese cercano modalità di collaborazione più agili, nuovi modelli. Ormai da qualche tempo si parla infatti di Open Innovation, ossia del fenomeno per cui le aziende ricorrono a fonti di innovazione finora poco utilizzate come startup, centri di ricerca, università, clienti esterni e altre aziende non concorrenti.
Secondo alcuni risultati della ricerca degli Osservatori Digital Transformation Academy e Startup Intelligence, in merito a ciò che serve alle aziende, è emerso che la principale sfida organizzativa è rappresentata, per il 39% del campione, dallo sviluppo di strutture, ruoli e meccanismi di coordinamento per la gestione dei processi di innovazione digitale che coinvolga le diverse Direzioni aziendali. Seguono la necessità di reperire, valutare e sviluppare competenze digitali (33%), il bisogno di coinvolgere i dipendenti nei processi di innovazione (29%), la definizione di nuove forme di collaborazione per l’innovazione con i fornitori tradizionali (27%) e la scarsa consapevolezza nei confronti della cultura imprenditoriale, che solo il 14% delle imprese identifica come sfida prioritaria.
In risposta a queste sfide organizzative, le imprese cercano di strutturare e definire meglio ruoli e processi. Dalla ricerca emerge come oggi non esista un modello organizzativo dominante per la gestione dell’innovazione.
Dal punto di vista dell’approvvigionamento di soluzioni, le principali fonti di innovazione negli ultimi tre anni risultano essere ancora piuttosto “tradizionali”. Se guardiamo però alle indicazioni per il prossimo triennio la situazione si ribalta, con quasi tutte le fonti tradizionali di innovazione in discesa, come vendor e sourcer di tecnologie (27%, -9% sul triennio precedente), le società di consulenza (26%, -7%) e le linee di business (33%, -2%), mentre aumentano in modo deciso le fonti di innovazione finora poco utilizzate – e qui si fa riferimento al sopra citato fenomeno dell’Open Innovation – come le startup (che passano dal 9% al 26%), i centri di ricerca, le università e i clienti esterni (tutti registrano un incremento del 6%), oltre alle aziende non concorrenti (che passano dal 9% al 12%).
Per avere un’idea di cosa e come cambiano le esigenze delle aziende rispetto alle fonti tradizionali di acquisizione di tecnologia, viene in aiuto un sondaggio compiuto dal Gruppo Digital360 sulla corrispondenza tra le necessità dei CIO e le risposte del canale indiretto che veicola prodotti e servizi ICT, presentato in occasione dell’ultima edizione dell’evento Day4Trade, l’appuntamento dedicato all’ecosistema del canale ICT.
Che cosa chiedono i CIO ai fornitori IT
Who's Who
Paolo Catti
“Se non arrivano le risposte giuste da rivenditori e system integrator le aziende cercheranno canali alternativi” lo ha affermato Paolo Catti, Associate Partner di Partners4Innovation, la società di advocacy e coaching del Gruppo Digital360, dal palco di Day4Tradeedizione 2018 che si è svolto nei giorni scorsi a Milano. In sintesi, dal sondaggio compiuto mediante il coinvolgimento di 50 CIO con interviste telefoniche, emerge che i CIO, mediamente soddisfatti dei propri fornitori IT, chiedono loro maggiori ampiezze di gamma di prodotti e servizi tecnologici, qualità e stimoli per innovare; nello specifico, si richiede ai fornitori un maggior impegno nel loro ruolo di indirizzo nel comprendere l’innovazione digitale. A ciò si aggiunga la necessità di nuove e diverse competenze e la richiesta di essere maggiormente vicini soprattutto alle Pmi. Il tutto in un’ottica di partnership più che di rapporto cliente-fornitore: un’espressione più volte ribadita durante il convegno, che però non può essere semplicemente uno slogan, ma si deve concretizzare nella capacità di vendor e rivenditori di spiegare il valore dell’innovazione, dimostrando, in pratica, i ritorni in termini di business ed economici che l’introduzione di nuova tecnologia è in grado di portare.
Nello specifico, le aree di indagine considerate per comprendere il grado di soddisfazione verso i fornitori IT e per identificare quindi gli ambiti di miglioramento sono: Infrastruttura, Parco applicativo, Stimolo all’innovazione, Grado di apprezzamento e appunto aree di miglioramento.
Cala nella fattispecie, anche se di poco, rispetto all’anno scorso la valutazione media del rapporto con i fornitori relativamente alla gestione dell’infrastruttura, mentre resta invariata quella riguardante allo sviluppo. Sono ribaltate le posizioni in riferimento a gestione e sviluppo del parco applicativo, cresce lievemente la valutazione della relazione con il fornitore IT sul primo fronte e diminuisce sul secondo.
Passando alle valutazioni più generali, è interessante notare che oltre la metà degli intervistati ha dichiarato che non tutti i fornitori sono in grado di aiutarli a capire come cogliere le opportunità della digital innovation, di questi il 32% ha detto che ancora molti tendono soprattutto a voler vendere, semplicemente, i prodotti. Addirittura, il 18% ha affermato invece che i fornitori IT non danno stimoli all’innovazione. Solo il 28% dei CIO risulta essere davvero soddisfatto dei propri fornitori.
È dunque possibile riassumere come segue le aree di miglioramento degli attori del canale suggeriti dai CIO. Si tratta di 5 aree specifiche su cui i CIO chiedono di lavorare.
- Avere un più ampio spettro di soluzioni e/o tecnologie da offrire, in pratica più eterogeneità.
- Garantire un maggiore stimolo all’innovazione, per aiutare a capire l’impatto e il valore dell’innovazione e capacità di valutazione/misurazione degli impatti e, poi, impegno nell’accompagnare il cliente nel suo percorso di digital transformation.
- Avere una maggiore qualità dell’offerta, con un particolare riferimento alle competenze professionali.
- Capacità di proporre una maggiore flessibilità contrattuale.
- Migliore attenzione al servizio.
Who's Who
Andrea Rangone
“La pagella del canale – ha sottolineato Andrea Rangone, CEO di Digital360 – mostra come oggi le aziende richiedano ai fornitori IT di essere prima di tutto stimolo all’innovazione. Il compito di accompagnare le imprese nell’adeguamento normativo è stato ben svolto, ma emergono alcune aree di miglioramento potenziale. I CIO italiani chiedono principalmente ai fornitori un’ampia offerta di soluzioni e tecnologia, la capacità di capire l’impatto concreto dell’innovazione in azienda e la disponibilità di figure professionali di grande competenza”.