Innovatori dei processi digitali, orchestratori di soluzioni IT, abilitatori di nuove opportunità di business, portatori di visioni tecnologiche: i Chief Information Officer prendono le distanze dal compito tradizionale a tutela e garanzia del funzionamento dei sistemi informativi e si aprono a un ruolo più strategico di concerto con gli altri attori aziendali. Il messaggio che traspare dal doppio appuntamento dedicato ai temi dell’innovazione It (Digital360 Awards e CIOSummIT2019), tenutosi dal 4 al 6 luglio presso l’Hotel Parchi del Garda di Lazise (Verona), è estremamente incoraggiante e supportato da una platea di oltre 150 CIO e Top Manager IT provenienti da importanti organizzazioni italiane.
In particolare, il CIOSummIT2019 – promosso da Aica CIO Forum, Aused, CIONet e FidaInform – ha offerto un’occasione di incontro, dibattito e attività ludiche per addetti al settore, con l’obiettivo di spingere alla riflessione senza dimenticare la giusta dose di ironia. Tra le provocazioni snocciolate durante l’evento, si legge infatti lo slogan “con il vento forte volano anche i polli” ovvero un invito a prendere coraggio e mollare gli ormeggi sulla spinta dell’onda inarrestabile rappresentata dalla digital transformation.
I veri rivoluzionari nella musica e nell’It
La manifestazione si è aperta con l’intervento di Fabio Sartorelli, Professore di Storia della musica al Conservatorio Giuseppe Verdi di Como e “Guida all’ascolto dell’opera lirica e del balletto” all’Accademia del Teatro alla Scala di Milano, che ha affrontato il tema dell’innovazione tecnologica da un punto di vista insolito.
Sartorelli ha passato in rassegna i grandi geni della musica classica per raccontare storie di straordinario talento e lungimiranza, facendo un parallelismo con le personalità del panorama IT. “Non dimentichiamoci – ha affermato il professore – che i portatori di innovazione riconosciuti dalla storia sono in realtà gli ultimi di una lunga serie di rivoluzionari. Sono celebri i nomi di Wolfgang Amadeus Mozart o Ludwig van Beethoven, ma in pochi conoscono il compositore Franz Joseph Haydn che per entrambi fu un’importante fonte di ispirazione. Allo stesso modo, sono noti al pubblico Steve Jobs e Bill Gates, che sono l’ultimo anello della catena, ma sfuggono i nomi dei predecessori che realmente hanno innescato la grande rivoluzione informatica”.
Il paragone è proseguito su diversi aspetti, per analogia o differenza: ad esempio, nessuno dei grandi rivoluzionari in entrambi i settori ha seguito percorsi di studi regolari, mentre se nell’immaginario collettivo l’innovazione tecnologica parte sempre da sperimenti condotti in piccoli garage, le grandi opere classiche nascevano all’interno dei sontuosi palazzi aristocratici.
Sartorelli ha offerto anche una definizione di innovazione collegandola alla capacità di generare stupore, aprire le porte di un mondo ignoto, sovvertire i canoni comuni e creare un reale sconvolgimento (il professore ha ricordato ad esempio quanto fosse rimasto meravigliato che un piccolissimo iPod potesse contenere ore e ore di musica). Il rischio è ovviamente di non essere capiti dai contemporanei, ma parafrasando Beethoven mentre si difendeva dalle critiche: “Non ho mica scritto questa composizione per voi, ma per coloro che verranno”.
CoCoDex, discorsi di innovazione e parole su cui riflettere
Dopo l’originale punto di vista offerto da Sartorelli, la parola è passata ai vendor per portare l’attenzione su alcuni aspetti di innovazione che meritano le luci della ribalta.
Ad arricchire le presentazioni con nuovi spunti e sottolineature c’erano: Andrea Provini, Presidente Aused e Global Cio bracco Imaging Spa; Mariano Corso, Cofondatore Osservatori Digital Innovation, Politecnico di Milano e Direttore Scientifico Digital360; Paolo Pasini, Sda Professore di Sistemi Informativi e It management, Bocconi School Of Management; Aurelio Ravarini, Direttore Master Digital Metamorphosis, Liuc Business School.
Tra robotica, intelligenza artificiale e progetti big data
Francesco Rainini, Digital Acceleration Leader di SAS ha posto l’accento sull’intelligenza artificiale che ormai sta cambiando radicalmente le nostre vite, producendo valore. L’artificial intelligence ha il potere di assecondare e aumentare due abilità tipicamente umane: la capacità di cooperare secondo schemi predefiniti (intelligenza massificante) e di differenziarsi per competere (intelligenza individualizzante). Un ulteriore spunto di riflessione è stato dedicato all’explainability: per potersi fidare, l’AI deve essere accountable ovvero verificabile nei processi e nei modelli di calcolo che sottostanno a un determinato risultato.
Il tema successivo riguardava la Robotic Process Automation, portato sul palco da Laura Massironi, CEO di Nextea e Enrico Frascari, CEO di Hnrg (due aziende di Altea Federation specializzate rispettivamente in management consulting e soluzioni digitali). Nella vision dei due amministratori delegati, l’impiego della RPA deve perseguire tre obiettivi fondamentali: innanzitutto rispondere alle necessità delle persone liberandole dai compiti routinari e time-consuming; standardizzare i processi verso traguardi di efficienza ed efficacia; risolvere la complessità di alcune operazioni attraverso l’impiego della tecnologia. Secondo Massironi, gli aspetti di change management risultano fondamentali per il successo delle applicazioni di Rpa, che se implementate correttamente permettono di ottenere una serie di importanti vantaggi: ad esempio, la tracciabilità dei processi, la riduzione dei costi di produzione, maggiore precisione e velocità di esecuzione. Come ha sottolineato Frascari, la robotica permette semplicemente di automatizzare sequenze di task ripetitivi, mentre l’intelligenza artificiale permette lo sviluppo di applicazioni ad alto contenuto innovativo.
Pensieri tra le nuvole: lock-in, fiducia e modello a consumo
Con il titolo esaustivo di “Fuga da Cloudaz”, l’intervento di Vittorio Bitteleri, Regional Sales Director for France, Spain and Italy – Named Large National Account di Commvault, ha messo al centro della scena il rischio di lock-in insito nella nuvola, suggerendo una strategia improntata sulla portabilità del dato in ambienti multi-cloud. Per non rimanere imprigionati con la brutta sorpresa di costi non preventivati (il cloud ha una bassa soglia di ingresso, ma poche vie di uscita), è necessario costruire una piattaforma di data management efficace basata su 5 caratteristiche chiave: garanzia di una migrazione dati sicura e senza interruzioni; agilità nella gestione delle informazioni; predisposizione all’utilizzo strategico dei dati; sistema solido di disaster recovery; efficienza delle componenti It.
Emanuele Brescia, Account Executive di Salesforce.com, ha continuato a parlare di cloud dalla prospettiva della fiducia, che rappresenta il “vero motore per vendere un’idea” e deve essere conquistata attraverso l’evidenza dei fatti e delle circostanze. Ma come è possibile guadagnare il trust del cliente in un’ecosistema sulla nuvola, che non è fattivamente tangibile? La società pioniera del cloud ha scelto la direzione della trasparenza e della condivisione, mettendo a disposizione del cliente un portale di facile consultazione per verificare lo stato dei sistemi. Si tratta insomma di rendere partecipi gli utilizzatori della conoscenza sulla tecnologia. La fiducia costruita attraverso il cloud diventa un collante anche tra Cio e Lob, che stimola la collaborazione su obiettivi comuni: grazie alle caratteristiche di scalabilità, flessibilità, velocità di time-to-market e semplicità di adozione, la nuvola soddisfa le esigenze del business, che quindi approva le scelte dell’It interno e va a fidarsi del provider. La disponibilità di uno strumento as-a-service solido, che offre continuità operativa e permette il monitoraggio delle attività, predispone il clima di fiducia necessario allo sviluppo di nuove iniziative di smart working. Si tratta quindi di un processo di trust a cascata, che partendo dalla relazione vendor-Cio, investe le line of business e l’implementazione di nuove dinamiche collaborative.
Rimanendo in ambito cloud, il pubblico ha risposto con un caloroso applauso all’intervento di Lorenzo Vergani, Responsabile Commerciale per la Divisione Industrial di Techedge, toccando un argomento estremamente sensibile per gli addetti al settore: il giusto prezzo del software, che deve essere venduto “a consumo” e non attraverso scontistiche audaci per chiudere frettolosamente le trattative. Le tendenze di mercato confermano il successo del modello pay-per-use: secondo Gartner, infatti, se oggi il 25% dei software vendor applica il prezzo a consumo, la percentuale è destinata a salire nei prossimi anni, raggiungendo la quota del 65% nel 2022.
Tecnologie per l’innovazione digitale e per la governance It
Marco Bubani, Direttore Innovazione di Vem Sistemi, invece, ha spostato il focus della discussione sulle tecnologie cosiddette “Digital Enabler” (intelligenza artificiale e cognitive computing, big data, blockchain, cybersecurity, cloud, IoT, mobile business), che sono fortemente integrate tra loro e presentano un tasso di adozione in rapida crescita. Riportando i dati Anitec e Assinform, il mercato digitale in Italia oggi vale circa 73 miliardi di euro, con un tasso di crescita 2019 su 2018 del 2,8%. Il trend positivo viaggia sulla spinta di due fattori, che presentano tuttavia dinamiche molto diverse: il rialzo minimo del settore Ict pari all’1% e l’accelerazione a doppia cifra dei Digital Enabler (+16,4%). Le previsioni 2020 confermano il quadro: +3,1% per il digital market, +1,2% per l’Information & Communication Technology, +15,9% per gli abilitatori del digitale. A riprova dell’alto potenziale innovativo e della forte integrazione dei Digital Enabler, Bubani ha riportato un caso concreto sviluppato presso un’azienda avicola, con l’obiettivo di ottimizzare i processi di allevamento attraverso l’utilizzo di tecnologie come IIoT, computer vision e big data. Il progetto ha riunito diverse applicazioni tutte interconnesse: ad esempio, l’impiego di telecamere per raccogliere informazioni sugli animali (come il peso) attraverso il riconoscimento delle immagini; da qui lo sviluppo di algoritmi di machine learning per predire la crescita e la stazza del pollo in un determinato periodo di tempo. Tali applicazioni possono essere comunque declinate anche in altri settori e processi, aprendo rapidamente la strada alla Digital Transformation.
Continuando sui temi tecnologici, Aldo Rimondo, Country Manager Italy & Iberia di Ivanti, spezza una lancia a favore delle soluzioni per la governance It, che permettono ai responsabili dei sistemi informativi di conseguire una migliore gestione del tempo. Nel contesto attuale, l’It risulta ormai pervasivo (presente in ogni attività e caratterizzato da crescente complessità), persegue l’approccio always-on (non sono tollerati downtime e disservizi), deve garantire contemporaneamente: libertà d’utilizzo; performance e qualità dell’esperienza; controllo ai fini della sicurezza. Nonostante lo scenario complicato, il team It è chiamato a contribuire all’efficienza aziendale e al miglioramento del business, quindi deve riuscire ad assolvere tutte le attività prioritarie (che se tralasciate, possono risultare bloccanti per l’operatività) senza perdersi in mansioni “ladre di tempo” ovvero che richiedono un impegno senza portare a nessun risultato. Perciò, dopo avere effettuato un assessment dell’esistente, bisogna strutturare le procedure per una gestione efficace e il più possibile automatizzata delle risorse It (ricorrendo anche ai protocolli suggeriti dagli enti qualificati come le misure minime di sicurezza Ict per le pubbliche amministrazioni emanate dal AgID). Si rivela quindi indispensabile l’adozione degli opportuni strumenti di governance contro le attività “ladre-di-tempo”, ovvero soluzioni di: Unified Endpoint Management, Asset Management, Service Management, Security e Identity Management.
Verso l’innovazione con un approccio collaborativo e di fiducia
Nella presentazione finale, si torna nuovamente a insistere sulla tematica della fiducia, anche se nell’accezione che riguarda il rapporto tra fornitore, partner e cliente. Ne ha parlato Gian Franco Bo, Sales Account Manager di SIDI Group, società informatica specializzata sulle soluzioni Sap. Dalla versione R/3 ad Hana, passando per tutte le fasi evolutive del popolare software di Enterprise Resource Planning, è stata ripercorsa in parallelo la storia di SIDI come partner di eccellenza della multinazionale tedesca. La conclusione è stata che, nonostante le tecnologie cambino e si evolvano nel tempo, restano comunque i rapporti umani, le relazioni tra fornitori e clienti che devono essere basate sulla fiducia “on the road”, sull’evoluzione insieme per condividere “pezzi di strada” e successi misurati dal livello di soddisfazione reciproco.
Al CioSummit2019, lo stimolo al dibattito è proseguito anche durante il secondo giorno della manifestazione, con le considerazioni di Nicola Ciniero, Vice President di Be Pooler e Past President di Ibm Italia, sul tema del digitale tra ortodossia e innovazione.
Insomma, il cammino digitale, con tutte le sue sfide e le sue innovazioni, resta un percorso su cui bisogna continuamente riflettere, con un confronto aperto tra tutti gli attori del settore e gli stakeholder: solo attraverso il mutuo supporto e la trasparenza, sarà possibile costruire una strategia win-win per il futuro, liberando tutto il potenziale della tecnologia a supporto dei processi e delle persone.