Nel riorganizzarsi cercando l’assetto adeguato al new normal, cloud computing e infrastrutture giocano un ruolo fondamentale, sono l’orma su cui le aziende compiono molte scelte strategiche per il futuro. Esplorando i nuovi orizzonti di questi due rami tecnologici si intravedono i nuovi bisogni e le ambizioni devono dare risposta. Dal nostro punto di vista privilegiato si percepisce anche su quali priorità e trend si sta scommettendo per navigare a vista, puntando sulla reattività e sfoderando tutte le “armi” che la digital transformation offre.
Cloud computing strategico nella gestione di dati, costi e nuovi business
Dopo il boom provocato da smart working e lockdown, nel 2022 per il cloud computing è prevista ancora una crescita. Rappresenta la spina dorsale di quasi tutti i servizi digitali per cui, secondo Gartner, le aziende vi investiranno oltre 480 miliardi di dollari nel 2022 (+ 167 miliardi in 2 anni) passando da soluzioni emergenziali e specifiche a strategie più ampie e spesso orientate alla migrazione. È su questo più sereno scenario che si delineano i veri nuovi trend.
Cost management per ottimizzare l’investimento in innovazione
Superata l’idea che essere nel “cloud” significhi automaticamente risparmiare, nel 2022 emerge la necessità di ottimizzarne i costi. Le due criticità da affrontare sono l’over-provisioning e la gestione dei picchi. La risposta più adeguata e strategica è investire in monitoraggio personalizzato, management intelligente e rightsizing affidandosi al cloud computing.
Strumenti, piattaforme e soluzioni studiati ad hoc possono aiutare a meglio calibrare le spese evitando di accaparrarsi risorse in eccesso. Grazie all’automation si ottimizza la gestione di aumenti e cali della domanda, aprendo le porte anche all’AI si può contare su meccanismi di previsione della spesa in grado di garantire massima efficienza.
Low code per sperimentare nuovi modelli di business
Nell’ampia varietà di soluzioni di cloud computing, saranno sempre più frequenti quelle con almeno una parte low code. In piattaforme chiamate a supportare la digital transformation di un’azienda, questo approcci offre molti concreti vantaggi. Una maggiore agilità nel creare o modificare funzionalità con un forte impatto sulla produttività. Una migliore fruibilità, un’ampia accessibilità, la capacità di adeguarsi ad ogni cambio normativo o di mercato e la libertà di sperimentare.
Proprio in questa libertà sta la chiave del recente successo del paradigma low code. Con la sua semplicità, permette quasi con impatto zero, di sviluppare soluzioni, servizi e prodotti di cui si desidera valutare le potenzialità tecnologiche e di business. Il cloud computing low code diventa quindi uno strumento ideale per chi punta a business model innovativi per rispondere alle sfide del mercato. Non solo le startup full digital, ma chiunque voglia rinnovare la propria offerta o l’intero business.
Multicloud per raggiungere la data sovereignty
Nuova priorità di molti Paesi, Italia compresa, la sovranità dei dati indirizzerà anche il mercato del cloud computing. È il multicloud la scelta che molti compiono e compiranno per meglio gestire la necessità di avere forte controllo sui dati e ricavarne valore, ma anche soddisfare le severe e complesse normative. Chi poi si trova ad operare in diverse aree geografiche, deve assicurarsi la massima libertà di scegliere di volta in volta la nuvola più adeguata, per gestire la sovranità dei dati in modo semplice e sicuro. Per i fornitori sarà quindi sempre più importante garantire trasparenza e un’ampia offerta di ambienti cloud a supporto delle esigenze più svariate del mercato e dei legislatori.
Le infrastrutture per disegnare il futuro, agili, digitali e intelligenti
Portare innovazione nelle infrastrutture su cui le aziende “appoggiano” il proprio business offre l’opportunità di influire sulla loro agenda non solo economica ma anche climatica, sociale e di governance. I fattori chiave per agire imboccando la giusta strada per il futuro sono quattro. L‘intuizione data driven, l’agilità di adeguamento all’imprevedibile, la collaborazione che accelera il cambiamento e il coraggio dei leader nel compierlo.
Nella fase di “ristrutturazione” post pandemica, soluzioni infrastrutturali innovative e adeguate possono aiutare le aziende ad abbracciare una visione più olistica della tecnologia e di beneficiarne maggiormente.
Omnicanalità semplice e accessibile
I dati dell’osservatorio Omnichannel Customer Experience del Politecnico di Milano confermano quella che a prima vista poteva sembrare solo una visione “cinica” dell’attuale scenario. Nonostante oltre l’80% dei top manager indichi l’omnicanalità come priorità, meno della metà si è mossa per ottenerla. Servono strumenti tecnologici e organizzativi adeguati e accessibili, le soluzioni infrastrutturali giocano quindi un ruolo chiave.
Durante la pandemia, quasi tutti sono approdati sui canali digitali, improvvisando frettolosamente. Ora serve sviluppare una strategia per l’online e integrarla per ottenere una vera omnicanalità, fluida, fruibile, totalizzante. Questa necessità urgente riguarda anche aree di mercato affette da un pesante digital divide, la sfida “infrastrutturale” è quella di saperla offrire anche a lì, usandola come pretesto per colmarlo.
Edge computing monitoring guardando il futuro
Per ridurre la latenza e assicurare la business continuity, l’edge computing è diventato un elemento fondamentale. Dalla produzione alla sicurezza, dal trasporto al commercio, dalla manutenzione alla chirurgia: è un trend trasversale che richiede innovazioni infrastrutturali importanti.
Secondo IDC la spesa mondiale per questo mercato raggiungerà i 176 miliardi di dollari nel 2022 (+14,8% rispetto al 2021) e i 274 miliardi nel 2025. Una larga quota di questi investimenti “sul bordo” riguarderanno le infrastrutture necessarie per integrarlo, valorizzarlo, gestirlo e monitorarlo. Le nuove soluzioni saranno spesso costruite attraverso partnership tecnologiche, includendo anche funzionalità di manutenzione predittiva e proattiva. Un upgrade che diventa un must have in assenza di personale con skill IT sul campo.
Containerization infrastructure
Nell’evoluzione tecnologica che accompagna la ripresa post pandemia, numerose aziende hanno optato per la containerization. Questo moderno approccio alla creazione di infrastrutture digitali permette di realizzare pacchetti software completi trasferibili come singole unità. Grazie ad una struttura logica che regala autonomia e agilità, le aziende guadagnano in velocità operativa e affidabilità.
In ottica DevOps i container assicurano un’evoluzione del software più agile e libera. Un’infrastruttura a container orchestrati da uno strumento come Kubernetes facilita anche l’integrazione con soluzioni sviluppate sotto forma di microservizi. Offrendo un controllo granulare preciso, agevola la definizione strutturale della soluzione informatica e l’ottimizzazione dell’uso delle risorse di sistema.
A spingere la diffusione di infrastrutture containerizzate, basate su Kubernetes, anche altri due vantaggi molto evidenti e concreti: la possibilità di realizzare aggiornamenti e manutenzioni più puntuali e spostare liberamente i carichi di lavoro senza temere il lock-in.