Il cloud ha salvato l’Italia: a molti può sembrare un’affermazione esagerata, ma sicuramente il cloud ha salvato l’economia e il mondo del lavoro in Italia in questi quasi due anni di pandemia. Se la maggior parte degli italiani ha potuto continuare a lavorare, se i ragazzi e i bambini hanno potuto (seppur con mille difficoltà) continuare a seguire le lezioni, se siamo riusciti ad andare al ristorante o al cinema, se lo stesso processo di vaccinazione è stato così rapido e pervasivo lo dobbiamo al cloud e alla digitalizzazione. E i dati presentati oggi dall’Osservatorio Cloud Transformation del Politecnico di Milano 2021 dimostrano che la strada intrapresa da molte aziende prima della pandemia, in un crescente trend anno su anno di migrazione al cloud, ha avuto un’accelerata senza precedente in quest’ultimo anno: Il 2020 si è chiuso con un valore complessivo del mercato Cloud pari a 3,34 miliardi di euro, con una crescita del +21% rispetto al 2019.
La dinamica di crescita è stata guidata dalla componente Public & Hybrid Cloud, che ha registrato una crescita del +29%, caratterizzata in gran parte dall’adozione di servizi SaaS a supporto del lavoro da remoto.
E la crescita è continuata a ritmi sostenuti anche nel 2021 dove la la spesa complessiva in Cloud si attesta intorno ai 3,84 miliardi di euro, in crescita del + 16% rispetto al 2020. Il Public & Hybrid Cloud, grazie a una spesa di 2,39 miliardi di euro e una crescita del +19%, rappresenta ancora una volta la dinamica più robusta.
La centralità del cloud nelle strategie di ripresa
La cartina di tornasole dell’importanza del cloud nell’economia italiana ed europea è dimostrata, affermano gli estensori del Report 2021 dell’Osservatorio, dalla “sua rinnovata centralità nelle strategie d’impresa, nei piani di ripresa a livello nazionale e nel dibattito europeo e internazionale. La creazione di un ecosistema digitale competitivo in Italia e in Europa passa necessariamente dal rafforzamento degli asset cloud del territorio”.
Tre sono in particolare i cambiamenti a livello sistemico che. secondo l’Osservatorio Cloud Transformation, sostanziano questa affermazione:
- La centralità assunta dalla digitalizzazione e dal cloud all’interno del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Si tratta di 40,32 miliardi di euro in favore di digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo. Tra questi, ci sono 9,75 miliardi di euro per la trasformazione digitale e la transizione al Cloud della Pubblica Amministrazione. A questi, si aggiungono 23,89 miliardi di euro per la digitalizzazione del sistema produttivo che potranno ulteriormente alimentare anche l’adozione del Cloud.
- La recente crescita delle infrastrutture digitali localizzate in Italia. I grandi cloud provider, italiani e internazionali, stanno aprendo nuove region infrastrutturali sul nostro territorio e ampliando quelle esistenti. Congiuntamente anche gli stessi attori della filiera dei Data Center stanno incrementando gli investimenti in risorse di co-location nel nostro paese
- La nascita del progetto europeo Gaia-X, promosso da Germania e Francia, con gli obiettivi di creare un’infrastruttura europea federata dei dati e di rafforzare la sovranità digitale. “Gaia-X è nato per limitare il dominio delle big tech statunitensi e cinesi nelle tecnologie digitali e nel cloud che ha portato a una perdita di valore e competitività delle aziende europee del settore, oltre che a una delocalizzazione dei dati. Il progetto si propone di restituire all’Europa sovranità sui propri dati e competitività sul piano internazionale”, precisa l’Osservatorio che ricorda il fatto che l’Italia è il terzo Paese per numero di aziende locali che hanno aderito all’iniziativa.
Focus sui progetti strategici
Mentre il neo nell’incremento dell’adozione del cloud nel 2020 era stato una forte focalizzazione sulla situazione emergenziale che aveva indotto una contrazione dell’attenzione verso progetti strategici, nel 2021 l’Osservatorio evidenzia un “incremento degli investimenti legati ai progetti strategici, all’interconnessione delle applicazioni ormai distribuite in diversi ambienti computazionali e all’innovazione funzionale e architetturale”.
La dinamica più robusta si segnala nei servizi PaaS con una crescita del 31% sul 2020 e un valore di 390 milioni di euro: “Questi servizi si confermano un layer tecnologico abilitante non solo per lo sviluppo del nuovo, ma anche per la modernizzazione applicativa, l’orchestrazione e la gestione del sistema informativo”, sottolinea l’Osservatorio.
Seguono lo IaaS, che registra una crescita del +23% per un totale di 898 milioni di euro, e infine il SaaS che, dopo il boom dello scorso anno, vede un progressivo consolidamento e un fisiologico rallentamento del tasso di crescita (+13% sul 2020), attestandosi a 1.103 milioni di euro.
E nelle grandi imprese italiane, il 44% del parco applicativo è ormai gestito in cloud pubblico o privato, con numeri ormai vicini a sorpassare la quota delle applicazioni on premise. Ecco quindi che se il titolo del Convegno di presentazione dei dati 2020 era “Cloud Transformation: la vera sfida è ora”, quello del Convegno 2021 ha ben ragione d’essere “Cloud Transformation: pronti per il sorpasso?”.
Adozione cloud: percorso tecnologico e cambiamenti organizzativi
Le grandi imprese italiane hanno decisamente adottato l’approccio multi cloud facendo riferimento in media a 5 diversi cloud provider (mentre nel 2020 erano 4), ma, segnala l’Osservatorio, “si tratta di ambienti integrati ma non ancora pronti a un’orchestrazione dinamica delle risorse. Tuttavia, dopo una prima fase di adozione del cloud finalizzata a migrare le applicazioni con minor impatto possibile sul business, le grandi imprese stanno passando a una seconda fase in cui si affrontano progetti più complessi, orientati alla riprogettazione e migrazione delle applicazioni aziendali più strategiche e distintive, che in quanto tali non trovano un’adeguata risposta nell’offerta di mercato di soluzioni standard”.
Ne è dimostrazione il crescente interesse verso le strategie di migrazione orientate alla riprogettazione applicativa e verso le architetture cloud native, utilizzate come standard per tutti i nuovi progetti nel 15% dei casi e in base al caso d’uso in un ulteriore 59%.
Per quanto riguarda il cambiamento organizzativo, elemento fondamentale per una cloud transformation di successo, i dati dell’Osservatorio evidenziano come ci sia ancora molto da lavorare: il 34% delle imprese dichiara di non aver ancora accompagnato questo percorso con nessuna iniziativa di change management. “Questa percentuale risulta troppo elevata se si pensa alla maggior diffusione e pervasività del cloud a cui stiamo assistendo negli ultimi anni”, è la considerazione dell’Osservatorio.
Si può quindi concludere che questa sia la vera sfida che le aziende dovranno affrontare nel 2022 per non rischiare di rendere meno incisivi, se non addirittura vanificare, gli importanti cambiamenti a livello infrastrutturale e applicativo.