Attualità

Come essere tracciabili, sostenibili e circolari in un TRICK

Esiste un progetto europeo che vuole offrire una piattaforma digitale blockchain affidabile e sicura per il settore tessile, e non solo. L’ennesima per la tracciabilità? No, la prima che guarda anche alla sostenibilità della filiera e a tutti gli aspetti legati alla circular economy

Pubblicato il 07 Giu 2023

blockchain

Difficile essere di moda al giorno d’oggi. È necessario mostrarsi “belli” ma anche sostenibili, tracciabili, trasparenti ed eticamente irreprensibili. Bisogna diventarlo e dimostrarlo, coi fatti o, per lo meno, con numeri giusti, certificati e ufficiali. Una vera sfida per le aziende del settore tessile, ma se avranno ancora un po’ di pazienza potranno contare su TRICK (Empower Circular Economy With Blockchain Data Traceability).

Si tratta di un progetto europeo per sperimentare un sistema di raccolta e diffusione dei dati lungo la filiera a supporto dell’economia circolare. Coordinato da Lanificio Piacenza, oggi conta 31 partner tutti europei e ha tempo fino a fine 2024 per sfruttare al meglio gli 8 milioni di euro ricevuti nell’ambito del programma Horizon2020. Sarebbe un grande successo, scalabile e replicabile.

Una piattaforma, tre valori, sei servizi

Traslando su un piano concreto l’ufficiale e altisonante obiettivo di TRICK, “l’idea è quella di realizzare una piattaforma che consenta di raccogliere dati primari direttamente dalla filiera del tessile con un approccio che risulti contemporaneamente attento alla tracciabilità, alla sostenibilità e alla circolarità dei prodotti. Grazie alla blockchain si ottiene la notarizzazione dei dati che saranno anche messi a disposizione di enti certificatori o incaricati di realizzare audit” spiega Gessica Ciaccio, responsabile del progetto per ENEA, uno dei soggetti italiani coinvolti.

Tracciabilità e blockchain sono un binomio molto inflazionato sui mercati, tessile compreso, ma TRICK punta a distinguersi come la prima e unica piattaforma con un approccio “onnicomprensivo”, che include anche sostenibilità e circolarità, valori a cui i clienti sono sempre più attenti e la filiera anche.

Questo volersi differenziare è già visibile nell’impostazione del progetto comprendente un’offerta di servizi per le aziende decisamente eloquenti. Sono sei e spaziano dalla PCO (certificazione origine preferenziale), per stabilire i dazi doganali, alla PEF (product environmental footprint), dalla valutazione di circolarità di un prodotto a quella di salubrità, fino a valutarne sia l’impatto sociale che il rischio di contraffazione. Tutti servizi dedicati alla filiera del tessile ma, spiega Ciaccio, “costruiti con un approccio più generale perché siano da subito replicabili anche in altri ambiti”

Un data model sia generale che puntuale

Non sarebbe possibile proporre un così ampio ed esauriente ventaglio di opzioni se il team di TRICK non avesse così tanto lavorato sul data model su cui tutto si basa. È questa la vera sfida tecnologica travestita da piattaforma: un modello che riesca a sistematizzare i dati con le nomenclature e tassonomie corrette, tenendo conto dei vari domini. È importante, infatti, metterne in luce le relazioni, per poter poi modellare blocchi di informazioni utilizzabili, di volta in volta, da servizi diversi in contesti diversi.

TRICK è quindi il risultato di un intenso lavoro di armonizzazione di tante esigenze all’interno di un data model unico e in grado di garantire un approccio sia generale che puntuale.

L’altra sfida nascosta nei servizi di TRICK è quella più culturale legata alla blockchain, anzi alle blockchain. Sono due, infatti, quelle utilizzate, una pubblica (Quadrans) e una privata (Hyperledger). “Oltre alla difficoltà nel far comprendere il valore di questa tecnologia in sé, complesso è stato anche individuare un compromesso tra totale trasparenza e opacità competitiva. In ogni mercato è chiaro che la prima, se estrema, può portare svantaggi rispetto ai competitor, ma serve per valorizzare un’azienda in chiave di tracciabilità, sostenibilità e circolarità. Si è trattato quindi di identificare un punto di equilibrio tra blockchain pubblica e blockchain privata. La prima necessaria per garantire trasparenza e la seconda per offrire quel livello di opacità accettabile e utile per restare competitivi sul mercato” spiega Davide Costa, co-founder di Quadrans coinvolto nel progetto. Una ricerca non banale ma l’iter giusto è stato trovato: oggi, spiega Costa, le informazioni “nascono nella sfera privata e, una volta validate da un consorzio di enti terzi, passano a quella pubblica attraverso un meccanismo che assicura l’originalità del dato e la sua autenticità”.

E ora tocca all’agrifood

Costruito il data model e il “blockchain” model, si può dire che il team di TRICK è a buon punto. Definita l’architettura nei suoi principali componenti, a breve si passerà all’implementazione. Per luglio è infatti previsto il rilascio dei sei servizi nelle loro prime versioni, con le principali componenti a supporto. Nel frattempo, è stato rilasciato il marketplace per acquistarli, ma per ora resta a disposizione di una stretta cerchia di “utenti-valutatori”. È già in corso anche una sperimentazione che coinvolge una decina di aziende europee – anche italiane – con una raccolta di dati che confluiranno sulla piattaforma per testarne l’implementazione.

In attesa di vedere TRICK in azione, parte del team di progetto sta preparando una sua replica in chiave agrifood. “Siamo in contatto con il Distretto Agrumi di Sicilia per sperimentare il nostro approccio in un nuovo ambito. L’idea è quella di utilizzare la base tecnologica già realizzata e customizzarla in base alle nuove diverse esigenze e regole di questo mercato. L’obiettivo è quello di dimostrare che TRICK, con le dovute personalizzazioni, è in grado di offrire una piattaforma completa adeguata a qualsiasi mercato ne voglia beneficiare” aggiunge Ciaccio. Per tutti rappresenterebbe un grosso e triplo passo avanti: in tracciabilità, ESG e circular economy.

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