“Lo scorso anno parlavamo di una figura in fase di cambiamento che si spostava da una visione più prettamente tecnica verso una dimensione di business; è una direzione che non solo emerge anche quest’anno, ma che ci sembra ancora più evidente”, con questa considerazione, Fabio Rizzotto IT Research Manager di Idc Italia, introduce alcuni commenti, rilasciati in anteprima a ZeroUno, sull’Idc Cio Survey 2008, condotta nei primi mesi del 2008 su un panel di circa 100 aziende italiane di medie e grandi dimensioni. La composizione del panel è simile a quella dello scorso anno, pertanto i dati consentono non solo di fotografare una situazione, ma di evidenziare una tendenza.
Cio, top management e linee di business
Cerchiamo di capire, insieme a Rizzotto, se la survey ci consente di indagare quale tipo di relazione si va instaurando tra Cio e Ceo, tra Cio e top management, considerando che il modo in cui si relazionano queste figure rappresenta un indicatore importante della tendenza al cambiamento. “Nell’indagine non avevamo domande specifiche sulla relazione con il top management; quello che abbiamo cercato di indagare è, più in generale, il rapporto del Cio con le linee di business. Dalle risposte si possono trarre alcune considerazioni interessanti: in primo luogo il Cio è sempre più chiamato a sviluppare capacità collaborative, come emergeva anche nell’indagine 2007, e ad agevolare e supportare la collaborazione e la comunicazione in azienda e verso l’esterno assumendo un ruolo di ‘regia’ di questa attività; in secondo luogo abbiamo evidenziato che il Cio è sempre più percepito dalle linee di business come un reale supporto all’innovazione. Relativamente a questa seconda considerazione, nell’indagine abbiamo ipotizzato un asse che ha ai due estremi un It percepito come innovatore vero e proprio e un IT percepito come fattore di impedimento ai cambiamenti, un collo di bottiglia che crea problemi più che risolverli. La maggior parte dei rispondenti si colloca molto vicina al primo dei due estremi dell’asse”, spiega Rizzotto.
Si tratta di indicazioni interessanti e che evidenziano come il percorso di cambiamento della figura del Cio, del quale ormai da tempo di parla, sia chiaramente percepito all’interno dell’azienda. Inoltre, per quanto riguarda la relazione con il top management, Rizzotto, anche se non può suffragare queste considerazioni con dati specifici, afferma che “Il nostro sentiment è che a tutti gli effetti, il Cio è ormai entrato nel board e ha assunto il ruolo di abilitatore delle strategie che vengono messe in atto”. Un altro indicatore che, secondo l’analista Idc, evidenzia la maggior consapevolezza, da parte dell’azienda, del ruolo del Cio riguarda le dinamiche di budget: “Dall’indagine emerge che, nonostante la situazione congiunturale difficile, i budget Ict sia nel 2008 sia nel 2009 sono previsti in crescita. Anche se ci limitiamo alle previsioni relative al 2008 (per il 2009 siamo ovviamente a livello di prospettiva e non sappiamo se le previsioni saranno confermate), si tratta di un ottimo segnale che indica come l’Ict sia percepito nel concreto degli investimenti come abilitatore delle strategie di business e non come centro di costo”.
Figura 1 – Principali intenzioni di investimento per il 2008 (per visualizzarla correttamente cliccare sull’immagine)
Aree chiave di interesse
Andando a indagare le aree di maggiore interesse focalizzate dai Cio, emerge con chiarezza un atteggiamento coerente con l’evoluzione stessa del mercato: “Da tempo non parliamo più semplicemente di It bensì di Ict, con una tendenza alla convergenza tra i due mondi, informatica e telecomunicazioni; quello che vediamo è la convergenza di queste due dimensioni, oltre che nell’aspetto tecnico, anche dal punto di vista metodologico. L’unified communication, per esempio, emerge come area importante di interesse dove, per il Cio, la competenza tecnologica si sposta verso una maggiore focalizzazione sul valore che possono assumere queste tecnologie per il business”, spiega Rizzotto. Questo tema si lega fortemente a quello del ruolo di “regia” delle capacità collaborative e di comunicazione che, del resto, è confermato dall’importanza che assumono, nelle intenzioni di investimento, le soluzioni Web 2.0.
Un’altra sfida che il Cio deve affrontare riguarda la gestione delle risorse, umane e tecnologiche: “Per quanto riguarda le prime – sottolinea Rizzotto – egli dovrà preoccuparsi di gestire i rapporti con i fornitori; continuare a sviluppare, nel proprio team, competenze tecnologiche ma, soprattutto, di business; gestire in modo adeguato le relazioni con le linee di business. Si tratta di un tema dove gli aspetti più critici sono di tipo progettuale: quella che viene richiesta al Cio, e che egli va sempre più assumendosi, è una capacità di project management e una capacità di governance It a tutto tondo, con il sempre maggiore allineamento business –It”.
E, ancora, tra le aree che permangono di maggiore focalizzazione,vi sono la sicurezza e la compliance: “Non c’è dubbio che la sicurezza continua a rappresentare uno degli aspetti più importanti sia nel prevenire eventuali manomissioni interne sia nella prevenzione e protezione da minacce esterne. Sicuramente, quando parliamo di prevenzione e protezione da comportamenti pericolosi ad opera di personale interno all’azienda, non è tanto la preoccupazione di eventuali sabotaggi che viene manifestata dai Cio, quanto la necessità di aumentare la consapevolezza, da parte del personale, dell’impatto che il comportamento individuale può avere sulla sicurezza dell’intera azienda. Ancora una volta, il problema non è affrontato dal punto di vista delle tecnologie bensì della definizione, nella quale il Cio assume un ruolo di primo piano, di una metodologia e di una policy che garantiscano comportamenti sicuri”, precisa Rizzotto.
Il tema della sicurezza, inoltre, impatta fortemente su un’altra area che i Cio guardano con sempre maggiore attenzione: la virtualizzazione. “Possiamo dire di essere giunti – spiega Rizzotto – a un livello di maturità di queste tecnologie che spostano la problematica della gestione delle risorse tecnologiche dall’aspetto puramente fisico a quello logico. Le risorse fisiche vengono condivise tra più applicazioni e più utenti, i dati vengono spostati da un server all’altro e si può insinuare nel Cio il timore di una perdita di controllo e dell’apertura di potenziali aree di rischio in termini di sicurezza. Ancora una volta, il problema non è però tecnologico bensì metodologico, di definizione dei processi, di gestione degli asset e al Cio vengono richieste competenze di capacity planning con la modulazione della capacità dei server in funzione dei flussi di lavoro”.
Figura 2- Sfide che i Cio ritengono di dover affrontare relativamente alle problematiche di sicurezza (per visualizzarla correttamente cliccare sull’immagine)
E proprio la virtualizzazione, insieme alla Soa e all’Unified Communication, sono le aree per le quali i Cio esprimono la richiesta di un maggiore supporto, anche in termini consulenziali, da parte dei vendor It.
Infine tra le attività sulle quali i Cio affermano di doversi focalizzare sempre più ci sono quelle relative alla valorizzazione e alla integrazione dei dati. “Al tema della Business Intelligence, con analisi, che potremmo definire di tipo tradizionale, per interpretare meglio i dati di vendita ecc. si affianca, con una attenzione crescente, quello del Business Performance Management dove si innestano indicatori di carattere finanziario, sempre più richiesti dal business. L’integrazione dei dati, poi, continua a rimanere, nonostante tutto quello che è stato fatto in questi anni, una necessità primaria”.
Figura 3- Aree o problematiche in cui il Cio avverte l’esigenza di un maggiore supporto da parte del partner IT (per visualizzarla correttamente cliccare sull’immagine)