Ah, le donne!

Qual è il ruolo oggi delle donne nell’IT? Quale sarà la prospettiva futura del loro lavoro?  A partire da alcune analisi che registrano la diminuzione delle donne dalle professioni legate all’It, che sembrerebbero invece particolarmente "vicine" alle caratteristiche delle donne,  il direttore di ZeroUno, Stefano Uberti Foppa (nella foto), propone alcune ipotesi di lavoro

Pubblicato il 07 Feb 2007

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Con la consapevolezza di addentrarci in un territorio minato, parlando di donne, è giunto il momento di farlo per evidenti situazioni di fatto. Trattiamo il tema della differenza uomo-donna con tutta la circospezione del caso basandoci, da un lato, su elementi risultanti da una serie di studi compiuti da alcune prestigiose università americane in materia, e, dall’altro, applicando questi diversi stereotipi (nel senso positivo del termine) che emergono come macro caratteristiche dei due sessi, all’evoluzione della nostra area di riferimento: quel dipartimento It che tanto oggi è sottoposto a venti di cambiamento.
Qual è il ruolo oggi delle donne nell’IT? Quale sarà la prospettiva futura del loro lavoro? Come utilizzare al meglio le diverse specificità uomo-donna rapportandole alle risposte che, sul piano evolutivo, l’IT dovrà saper dare ad un mondo in forte cambiamento sul piano della complessità dei mercati e della competitività dell’impresa?
Partiamo da un fenomeno oggi evidente: l’apertura, strutturale e organizzativa, dell’azienda verso l’esterno è mille volte più diffusa di alcuni anni fa. Se guardiamo all’avvenuta costruzione di ampi, complessi e sempre più integrati “ecosistemi” di partner dell’azienda; se pensiamo alla vicinanza del cliente, al suo sempre maggiore contributo in termini di generazione di nuovi servizi, soluzioni e prodotti innovativi che derivano da una relazione più stretta con l’azienda; se prendiamo coscienza di questa fase “relazionale”, di collaborazione e di comunicazione è indubbio che l’approccio mentale, la caratteristica psicologica della donna sia innatamente più idonea, migliore di quella dell’uomo.
Numerosissimi studi comportamentali e anche antropologici vanno a testimoniare queste diversità di approcci. Moltissimi fanno risalire queste caratteristiche alle epoche preistoriche nelle quali la finalizzazione, il concentrarsi sull’obiettivo, a scapito spesso di una visione più ampia della situazione, derivava all’uomo dal suo ruolo di cacciatore, dal dover eliminare il tutto focalizzandosi sull’individuazione della preda, rispetto invece ad una gestione di numerose variabili attribuite al ruolo della donna (“multitasking”) per seguire i lavori agricoli, domestici e di svezzamento della prole. Si parte da lì per definire diverse caratteristiche che, questa è fin da ora la sintesi, se adeguatamente combinate possono portare a team che anche nell’IT possono essere in grado di meglio gestire la complessità, la variabilità del business, finalizzando con precisione gli obiettivi e gli step da realizzare.
Purtroppo assistiamo a due fenomeni preoccupanti, oggi: primo, l’area It, resta ancora scarsamente popolata dal sesso femminile; secondo mentre statisticamente le donne influenzano o controllano circa l’80% delle decisioni di spesa in ambito consumer, gli uomini creano il 90% dei prodotti/sevizi IT che devono supportare questa domanda. Il rischio di essere disallineati è altissimo, sostiene Gartner, che a questa tematica ha dedicato una specifica sessione durante il proprio recente Symposium di Cannes.
Allora, la “marea rosa” che in tanti altri settori sta salendo, portando benefici tipici della struttura caratteriale del sesso femminile, nell’IT ancora stenta ad affermarsi; anzi la professione IT registra un allontanamento delle figure femminili (dal 41% del 1996 al 32,4% del 2004 – IT Association of America) che stanno rivolgendosi ad altre forme di business. Eppure, sottolineiamo, la capacità di costruire relazioni tra differenti figure, culture ed orientamenti, spingerebbe verso uno “sfruttamento” migliore delle caratteristiche intellettuali e caratteriali della donna.
Non commettete l’errore di essere provinciali: non pensate a questo fenomeno guardando soltanto la nostra piccola Italia. Valutiamolo, pensando al mondo economico e produttivo di tutto l’insieme dei paesi occidentali, dove le figure femminili, anche a livello top, hanno forse più chance che da noi. Tanto che Gartner prevede, a livello di figura di CIO, una valorizzazione del femminile: dal 2011, il 40% delle nuove nomine a CIO sarà rappresentato da donne rispetto a poco meno del 20% registrato nel 2006.
Quali sono, in sintesi, quei tratti distintivi delle donne che, integrate in team di lavoro bilanciati con colleghi maschi, potrebbero meglio rispondere, nel dipartimento IT, a quelle istanze di flessibilità e innovazione che oggi e sempre più gli vengono richieste? Capacità di analisi del business, team leadership, competenze sui linguaggi più idonei da utilizzare per rendere la relazione efficace e produttiva, capacità di acquisire elementi positivi da punti di vista diversi dal proprio, capacità migliore di negoziazione.
Si tratta di caratteristiche che, nella costruzione di team di lavoro IT che devono poter dare risposte a contesti complessi sia interni sia esterni all’azienda, andrebbero tenute in considerazione. Le donne, ad esempio, tendono a fare squadra, con l’obiettivo di risolvere il problema nell’immediato, mentre l’uomo ha più una tendenza a costruire un’impostazione anche di prospettiva per la risoluzione del problema. Due studi recenti dell’Università di Toronto e della New York University affermano che le performance, se correlate ad una eccessiva centralizzazione della leadership, sono generalmente sotto le aspettative, in quanto i componenti non vivono le condizioni idonee per potersi adeguatamente esprimere. Gli studi sottolineano anche il fatto che in un gruppo di lavoro a maggioranza maschile, la leadership altamente centralizzata e predefinita è la “struttura preferita”, mentre in quelli a maggioranza femminile la tendenza è più verso un maggiore bilanciamento gerarchico, con un adattamento delle norme e dei criteri di lavoro alla tipologia dei partecipanti al gruppo e che in questi insiemi la leadership emerge naturalmente, è meno assegnata a priori. Serve quindi, diciamocelo, un salutare ribilanciamento per mettere a frutto caratteristiche che vengono richieste dal momento evolutivo attuale e che gruppi di lavoro totalmente maschili fanno fatica a considerare propri delle modalità con cui operano.
Questo “melting pot dei sessi” anche nell’area IT è una via interessante per abbandonare un’impostazione meccanicistica dell’IT che rimanda indietro nel tempo alla rivoluzione industriale. Allora il problema era “quante mani servono” per produrre un determinato manufatto? Oggi gli strumenti sono cambiati ma non l’approccio, se è vero che l’80% circa del tempo dedicato dall’IT è per la manutenzione del sistema informativo (quante mani-risorse servono per far funzionare le cose?) e solo il 20% per un’attività evolutiva. Serve allora sempre più capire, conoscere, prendere decisioni, valutare l’imponderabilità e l’intangibile, capire il valore della diversità e del contatto, valorizzare la collaborazione per arrivare al risultato. E chi meglio di Eva può darci una mano?

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