Strtgy è la community presentata da Antonio Civita, Creative director e docente fiorentino, che crea una connessione diretta tra mondo dell’imprenditoria, Business Design e tecnologia.
Con l’obiettivo di accelerare e ottimizzare la crescita delle imprese che, strategicamente, puntano a rimanere competitive anticipando la trasformazione delle abitudini di acquisto, Strtgy fornisce a CEO, Dirigenti, Manager e Designer gli strumenti più efficaci per potenziare le quattro componenti vitali di ogni business: People, Processes, Products e Profits.
Sin dagli albori della sua carriera quindicennale da Art Director, Antonio Civita intravede nel digital il futuro del design e dello sviluppo strategico delle imprese, anticipando le tendenze dell’era 4.0. Forte del valore della co-innovazione, nel 2019 getta le fondamenta di Strtgy con una newsletter, fatta di appunti e riflessioni personali, in cui condivide utili spunti su come aiutare le aziende a colmare il gap tra Design, Business e Tecnologia, impiegando le tecniche di Design Thinking, JTBD, Blue Ocean Strategy e OKRs.
In cosa consiste e quali sono le opportunità offerte da Strtgy
Oggi Strtgy è una community che fa dello scambio un acceleratore di sviluppo, coltivando le connessioni con aziende e persone attraverso una newsletter settimanale, eventi a Milano, Firenze e in streaming e iniziative in anteprima.
La community conta 3.100 membri tra CEO (23,6%), Dirigenti e Manager (27,8%), consulenti (19,4%), specialisti (12,5%), freelance (9,7%) e Director (6,9%). In un ciclo di incontri virtuali interattivi, gli Strtgy Meeting, questi si collegano per interagire senza filtri con ospiti d’eccezione accuratamente selezionati, che hanno sperimentato con successo un impatto positivo nel campo del Design Business Tech.
Strtgy supporta attivamente i bisogni della community attraverso survey dettagliati, con l’intento di sviluppare nuovi strumenti, suggerire l’utilizzo di tool strategici e mettere a disposizione di tutti i partecipanti gli spunti sollevati da discussioni in cui chiunque è libero di intervenire accendendo il microfono. Tra le oltre 1000 personalità intervenute, spiccano nomi del calibro di Mauro Porcini, SVP & Chief Design Officer di PepsiCo, Giampaolo Grossi, General Manager di Starbucks Italy e Giuseppe Stigliano, CEO di Wunderman Thompson Italy.
“Le aziende che includono il Design all’interno del processo strategico, e non soltanto in funzione di estetica e forma, sono ancora pochissime – spiega Antonio Civita, fondatore di Strtgy e docente presso lo IED di Firenze – ma il vento sta cambiando. Il designer non è colui che progetta prodotti solo esteticamente “belli”, ma colui che è capace di costruire esperienze e modellare le abitudini del mercato. Solo includendo queste figure al centro del processo strategico le aziende acquisiranno realmente un nuovo temporaneo vantaggio competitivo, generando valore per le persone, oltre che per l’organizzazione”.
Lo scopo di Strtgy, infatti, è proprio aiutare CEO, Dirigenti, Manager e Designer stessi a comprendere che, per sbloccare la crescita, è indispensabile progettare nuove e significative relazioni con i consumatori, chiedendosi come migliorare la vita delle persone e contemporaneamente come incrementare eticamente il valore stesso delle organizzazioni.
Perché il gap tra Design, Business e Tecnologia rientri, e affinché un’impresa sostenga il cambiamento per abbracciare l’innovazione, le organizzazioni devono sottoporsi a una valutazione del proprio stato di maturità. Lo Strtgy Maturity Index, a tal proposito, è lo strumento che analizza la capacità di un ente di essere coscientemente responsabile delle proprie azioni, con il fine di fornire tips di miglioramento a partire dal calcolo iniziale.
Acquisire gli strumenti per testare e validare nuove idee di business, strutturare i processi in maniera più efficiente, acquisire nuove competenze, migliorare la gestione del proprio team, accrescere la leadership e incrementare il fatturato: queste le necessità degli intervistati emerse dall’ultimo 10× Strtgy Survey. Per ognuno di questi casi, orientare strategicamente il cambiamento della propria realtà verso la crescita è possibile grazie al Business Design inteso come processo attraverso il quale i player del mercato progettano nuove relazioni con i consumatori, considerando al contempo le prospettive di miglioramento della qualità di vita delle persone e il valore etico dell’impresa.
“Estetica e tecnologia sono diventate oggi due commodities: per competere è indispensabile rendere i processi di progettazione e di innovazione più rapidi, inclusivi, organizzati e meno rischiosi. Il Designer di oggi non è solo colui che concepisce prodotti esteticamente “belli”, è abile pure nel costruire esperienze e nel plasmare le abitudini del mercato. Solo includendo il Business Design al centro del processo strategico le aziende acquisiranno un nuovo vantaggio competitivo. Il Business Design non è una disciplina, ma una responsabilità di tutta l’organizzazione” ha concluso Civita.