ZeroUno: La fisionomia di Poste Italiane è radicalmente cambiata negli ultimi dieci anni e l’azienda è oggi presente sul mercato con un modello di business completamente rinnovato. Qual è stato e quale sarà il ruolo delle tecnologie It?
Giuseppe Pavone: In Poste Italiane l’It interpreta un ruolo importante sia nell’innovazione dell’offerta, sia nella fornitura di servizi al business finalizzati alla competitività dell’azienda. La vera sfida, oggi, è riuscire a mettere insieme le diverse anime dell’azienda che, negli ultimi anni, ha ridefinito e innovato il proprio modello di business entrando anche in settori diversi da quelli tradizionali della logistica postale (settore finanziario con i conti correnti postali, per esempio, settore Tlc con l’operatore Poste Mobile, ecc.). Lo scenario competitivo in cui operiamo, dunque, è caratterizzato dalla necessità di riconvertire i nostri obiettivi in funzione di ciò che richiede il mercato, non più riferito a un solo segmento, ma sempre di più all’integrazione tra segmenti diversi.
ZeroUno: Avete quindi dovuto reinterpretare radicalmente la funzione dei sistemi informativi…
Pavone: In passato, il dipartimento It di Poste Italiane aveva un’organizzazione frammentata, suddivisa per unità di business (l’infrastruttura It replicava l’organizzazione aziendale; per ogni singolo settore, c’era un’area It di supporto). Dal 2004 in poi siamo passati da una vista “divisionale” a una “funzionale” con la progressiva centralizzazione di tutte le attività It; il cambiamento ha favorito l’integrazione con la creazione di infrastrutture tecnologiche trasversali abilitanti ed ha consentito l’efficientamento e ottimizzazione dell’It realizzata attraverso scelte di centralizzazione, consolidamento, virtualizzazione.
ZeroUno: Quali sono i “must” di questa trasformazione?
Pavone: La nostra trasformazione attuale può essere riassunta come un progressivo passaggio da un mondo It basato sulle applicazioni, strumento attraverso cui si rispondeva alle esigenze dei singoli settori di business, a un mondo It basato sui servizi, dove l’integrazione delle applicazioni diventa sostegno all’innovazione dell’offerta commerciale.
Passaggio tutt’altro che semplice, dato che richiede una capacità di governo che va in due differenti, ma complementari, direzioni: quella tecnologica, con la necessità di standardizzare il più possibile per fare economie di scala e industrializzare i processi di creazione ed erogazione dei servizi It, con competenze sempre più spinte verso la process integration, oltre che sulla system integration; quella di business, che impone all’It lo sviluppo di nuovi skill, meno tecnologici e più “business oriented” di demand management, business process management e altri.
ZeroUno: E le principali criticità eiscontrate in questo complesso percorso di trasformazione?
Pavone: La difficoltà maggiore, oggi, è legata all’integrazione tecnologica e di processo: alla direzione It si richiede un ruolo di facilitazione nella definizione di requisiti evolutivi orientati alla realizzazione di servizi che a volte partono da esigenze frammentate. Sta a noi declinarle in modo semplice aiutando il business, e disegnando il servizio con il massimo grado di riutilizzo dei sistemi esistenti o identificando nuove scelte che consentano il più efficace raggiungimento degli obiettivi soprattutto oggi che il cloud computing apre nuovi scenari e opportunità.
ZeroUno: A proposito di cloud e dei nuovi scenari e opportunità che apre: come si colloca il Cio e quali le competenze che gli saranno necessarie per svolgere al meglio il suo ruolo?
Pavone: Il cloud computing accelera la percezione negli utenti di poter avere le tecnologie e i servizi che servono, quando lo si desidera e in modo semplice e veloce. È compito del Cio governare questo cambiamento che, se da un lato semplifica le cose agli utenti, dall’altro le rende un po’ più complesse per chi poi i sistemi li deve integrare e gestire. A mio avviso il percorso di cambiamento in atto è ormai irrefrenabile ma, trattandosi di un fenomeno nuovo, va studiato e approcciato con le dovute precauzioni.
Crediamo che l’approccio più corretto sia di studio e valutazione delle opportunità e delle problematiche attraverso progetti pilota sui quali “costruire” le nostre competenze in materia di integrazione, governance, ecc. e l’esperienza necessaria alla gestione di nuovi rapporti contrattuali con i fornitori.
ZeroUno: Anche il nuovo modello di delivery dell’It andrà a impattare sul nuovo ruolo del Cio nel quale si concentrano una molteplicità di funzioni: referente della domanda di servizi It delle altre funzioni, governance dei sistemi informativi, promotore di un’innovazione tecnologica capace di generare valore di business, referente dei fornitori It ecc.. Quali criticità e opportunità vive oggi, a suo avviso, la figura del Cio e quale evoluzione si profila per questo ruolo strategico?
Pavone: Il ruolo del Cio sta decisamente cambiando passando dai cosiddetti “piani bassi” della tecnologia ai “piani alti” del business. Le opportunità sono molteplici, prima fra tutte la vicinanza con le line of business e, dunque, la maggior interazione con le funzioni e le operations che, di fatto, determinano il vantaggio competitivo dell’azienda. Le criticità sono innegabili: non è così semplice capirsi e interagire; non sempre si riesce a trovare la soluzione preferita dall’utenza perché entrano in gioco elementi impattanti come le esigenze di governance, risk e compliance, solo per citare un esempio. Ritengo tuttavia che l’It sia ormai diventato un fattore abilitante determinante per il successo delle aziende, di qualunque dimensione e natura. In strutture grandi e complesse come la nostra, il Cio è una figura strategica ormai irrinunciabile. Certo è che deve saper essere un vero promotore di innovazione per dare un valore concreto al business.