Consapevole di non essere tra i settori percepiti come più innovativi e pronti a scommettere sulle nuove tecnologie, destrutturando dinamiche tradizionali che prevalgono da sempre, il mondo assicurativo fa i conti con il digital divide che affligge la propria workforce. Nel nuovo report sulle competenze, la Italian Insurtech Association (IIA) non solo lo mette in evidenza, ma dimostra anche una voglia di svoltare che innesca un senso di curiosità rispetto alle mosse dei suoi player nei prossimi anni.
Nel frattempo, i numeri del presente possono fornire qualche indizio per immaginarle. Sono il frutto di un’indagine che ha coinvolto oltre 150 soggetti tra Top Management, dipendenti di compagnie assicurative e intermediari, analizzando il livello di competenze IT all’interno della filiera assicurativa e il suo rapporto con l’evoluzione del mercato del lavoro, e non.
AI ma non solo AI: tante le skill digitali carenti
Nel 2023 urge trovare circa 10mila persone con competenze IT e familiarità col mondo digitale, per orientare il settore verso una nuova direzione, più innovativa di quella seguita finora. E sarebbe solo l’inizio perché, nel suo report, l’IIA prevede l’inserimento di altri talenti tecnologici per un totale di 25.000 entro il 2025. La aspetta quindi un triennio di digital transformation da compiere facendo leva su un’ampia gamma di figure che spaziano dai data manager ai cloud architect fino ai data analyst. Tra i più ricercate, spiccano i prompt engineer e i cloud engineer, oltre a ogni tipo di “esperto di dati”, un asset tuttora non sufficientemente sfruttato.
A livello di competenze digitali, andrebbero “sparse a pioggia” su tutta la forza lavoro. Quelle più carenti e urgenti sono relative a tecnologie specifiche e chiave per il presente e il futuro del settore: Blockchain, IoT e Machine Learning. Il 65% del settore riconosce di non essere affatto preparato per averci a che fare, almeno lavorativamente parlando. Il 51% non si sente preparato nemmeno sui temi di data management.
E poi c’è la tanto chiacchierata intelligenza artificiale che sembrerebbe mettere in difficoltà chiunque lavori in campo assicurativo. Solo il 13% del Top Management e l’8% dei dipendenti, infatti, dichiara di avere conoscenze approfondite in merito a questa tecnologia e il 40% degli intervistati ammette di avere tuttora una bassa padronanza del suo utilizzo.
È un quadro che secondo l’IIA deve evolvere, e a breve. Nel report, infatti, si sottolinea anche come il 40% dei nuovi profili che saranno inseriti nel mondo assicurativo saranno destinati a lavorare proprio con soluzioni e servizi che fanno ampio uso di AI. Un trend in crescita del 42% rispetto al 2022, percentuale che segna una rapida presa di coscienza del settore dell’importanza di questa tecnologia. Non va per forza utilizzata, ma va conosciuta e va saputa “trattare”.
Voglia di formazione: c’è speranza per il futuro del settore
La miglior notizia contenuta nel report è proprio il mood con cui il settore analizza le proprie attuali competenze, mostrando la volontà di crescere, prendendo di petto il problema, rimboccandosi le maniche e implementandole. Ciò è quello per lo meno che emerge dai numeri riportati. Il 70% degli intervistati ammette un gap fra le proprie competenze e quelle richieste dal mercato e solo il 6% degli intermediari ritiene di avere skill in linea con l’evoluzione del mercato.
Preso atto di questo, si ha il 65% degli intervistati che si aspetta un training in ambito tecnico e digitale, percentuale che nel 2021 era pari al 51%. C’è una voglia quasi unanime di restare al passo con l’innovazione per la propria azienda, ma anche con la consapevolezza che le competenze IT acquisite potranno essere preziose anche per la propria crescita professionale. Solo l’8% non ne ha ancora colto l’importanza e si dichiara non disposto a implementare le proprie skill su nuovi fronti.
Guardando alle compagnie di assicurazioni, c’è il problema di reperire figure preparate, molto difficili da trovare e da “strappare” ad altri settori, più attraenti per i nuovi talenti. D’altronde suona una novità che questo ambito sia interessato all’innovazione e alle tecnologie, che ammette in prima persona nel report.
L’intenzione dichiarata è quella di investire in formazione e training, per cercare di colmare il gap esistente nella propria workforce. L’83% del Top Management sostiene che la creazione di competenze Tech e Digitali sia prioritaria nella propria organizzazione e il 44% sta già organizzando piani formativi per supportare la digitalizzazione dei dipendenti e degli agenti. Nel report si afferma che i 2/3 dei manager intervistati ha la ferma intenzione di aumentare il già esistente budget dedicato alla formazione nei prossimi anni. Passo doveroso e necessario per mostrare di voler passare dalle parole ai fatti.