Nell’ambito dell’incontro Nuovi orizzonti per le millennial digitali, organizzato da CA Technologies insieme a Fondazione Sodalitas per promuovere il dibattito sul ruolo delle donne nell’innovazione tecnologica e sul valore della formazione STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics) per l’occupazione femminile, Rossella Macinante, Project Leader di NetConsulting Cube, ha presentato i dati dell’indagine Donne e digital transformation: binomio vincente,
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LO SCENARIO – Come colmare il gap di genere negli skill tecnologici |
condotta dalla società di ricerca per conto di CA Technologies basata su interviste a Responsabili delle Risorse Umane e Direttori dei Sistemi Informativi di 60 aziende italiane (complessivamente 120 tra HR manager e CIO) e 225 studenti di Licei e Istituti Professionali.
Chi è più portato a fare cosa…
L’indagine ha indagato quali sono i soft skill ritenuti più importanti per le professioni del futuro e per l’innovazione. La figura 1 propone le due differenti graduatorie per HR manager, riguardanti i soft skill per i modelli lavorativi del futuro, e per CIO, quelli che abilitano processi innovativi. In entrambi gli ambiti, gli skill fondamentali sono soprattutto cinque: Apertura al cambiamento, Collaborazione e teamworking, Creatività, Capacità di problem solving e Orientamento al cliente. “Dal parere degli intervistati – ha spiegato Macinante – emerge che non sempre queste caratteristiche sembrano contraddistinguere le donne (figura 2): solo il 23% le ritiene predisposte ai cambiamenti e solo il 26,3% riconosce loro una dose sufficiente di creatività; risultati al di sotto delle richieste anche in termini di attitudine alla collaborazione e al teamworking e orientamento al cliente. Le donne superano invece le aspettative sui fronti del problem solving, al quarto posto tra gli skill richiesti, e del multitasking, caratteristica che non viene però ritenuta particolarmente importante ai fini delle performance lavorative secondo il 40% del campione interpellato”.
Sul versante opposto, ossia la percezione che ragazzi e ragazze hanno di sé nel saper far fronte alle esigenze del mondo del lavoro, vediamo che la situazione è diversa: il 63% delle ragazze è propenso a “eseguire le direttive affidate” (i ragazzi sono il 58,1%) e il 53% (contro il 40,5% dei ragazzi) si riconosce anche la capacità di ‘indicare direttive’ al gruppo. “Le ragazze sembrano quindi ritenere di possedere doti manageriali e di leadership, dato che – ha sottolineato Macinante – fa ben sperare in una nuova generazione pronta a farsi carico di posizioni di responsabilità”. È invece sulla capacità di resistere allo stress e alla pressione che le ragazze mostrano dei limiti: “Il 47,1% ammette di non sopportarli, contro il 27,6% dei ragazzi. Questo rappresenta un fronte sul quale è ancora necessario lavorare molto e dove le aziende potrebbero contribuire con lo sviluppo di programmi di mentoring e coaching, al momento prioritari solo secondo l’11% dei responsabili HR”.
La presenza delle donne nei ruoli tecnico scientifici
Addetti con ruolo tecnico-scientifico e situazione del dipartimento Sistemi Informativi: qual è la fotografia di un’azienda tipo dalla voce dei loro responsabili? “Il quadro che emerge dalla nostra indagine – ha affermato Macinante – è di una presenza femminile decisamente minoritaria tra gli addetti che ricoprono ruoli tecnico scientifici (solo il 13%) con solo il 10% delle donne che, in questi ambiti, ricopre ruoli manageriali. Anche se (figura 3) il gender gap si sta riducendo, vediamo che la distanza da colmare è ancora molto ampia, considerato anche il fatto che nel 36% dei casi la retribuzione delle donne (a parità di ruolo) è inferiore a quella degli uomini”.
Se andiamo ad analizzare nello specifico le competenze più innovative troviamo che è donna tra il 15 e il 25% degli Esperti in IoT, Cybersecurity, Data Protection e Mobile Application, mentre nessuna donna compare tra i Data Scientist. È importante invece sottolineare che l’unico ruolo dove la presenza femminile raggiunge il 50% è quello dell’Esperto in metodologie Agile.
Non si intravedono grandi cambiamenti nel medio termine perché, andando a intervistare gli studenti è emerso che in pochi hanno sentito parlare di queste professioni, soprattutto tra le ragazze: la più nota è quella dell’Esperto in Intelligenza Artificiale e Robotica, citato dal 86% degli studenti e dal 74% delle studentesse, seguita dall’Esperto in Cyber Security e dallo Sviluppatore di Mobile App; tutte le altre risultano sconosciute a oltre la metà dei ragazzi e a circa i due terzi delle ragazze.
Quali sono i freni all’assunzione di personale femminile in questi ruoli? Esistono difficoltà di recruiting, prima fra tutte (figura 4, grafico di sinistra) la mancanza di laureate nelle discipline tecnico-scientifiche (problematica che, come abbiamo visto nell’articolo Come colmare il gap di genere negli skill tecnologici, riguarda tutto il Vecchio Continente). Tra le cause che frenano l’assunzione di donne in questi ruoli abbiamo come principale (50%) la difficoltà a conciliare i tempi del lavoro con quelli familiari (sempre figura 4, grafico di destra). “Vi è però un altro elemento – ha specificato Macinante – che emerge dai dati: nelle strutture dedicate ai Sistemi Informativi delle aziende interpellate, le donne rappresentano mediamente il 28% del totale, ma salgono al 31% quando il CIO è donna. Anche in termini di ruoli, le differenze sono sostanziali a seconda che al vertice della divisione ci sia una donna o un uomo”.
Come sostenere l’orientamento verso studi e carriere STEM
L’indagine evidenzia che le aziende hanno già avviato azioni per ridurre il divario di genere nei ruoli tecnico scientifici, con programmi che cercano di dare risposte positive in particolare alla principale causa di freno all’assunzione: il 52,8% dei Responsabili HR e il 45,2% dei Direttori dei Sistemi Informativi hanno sviluppato una politica di pari opportunità di carriera; il 33,3% dei primi ha reso disponibili soluzioni lavorative a tempo parziale e flessibile, il 27,8% ha creato condizioni e strutture di lavoro più adeguate e il 25% ha promosso l’utilizzo di soluzioni di Smart Working.
“Se all’interno delle aziende – ha però evidenziato Macinante – il problema della scarsa presenza femminile negli ambiti tecnico scientifici è già stato compreso e in larga parte affrontato, molto resta ancora da fare per incoraggiare i giovani a intraprendere percorsi STEM, soprattutto per quando riguarda gli indirizzi di ingegneria e informatica”: circa il 60% delle studentesse è ancora orientato verso lauree socio-umanistiche, solo il 25% è interessato alle lauree in informatica e il 30% in ingegneria. “E peggiore è risultata la situazione quando è stato chiesto agli studenti di proiettarsi nel mondo del lavoro: le ragazze non si sono dimostrate particolarmente interessate agli ambiti STEM (48% abbastanza o molto interessate contro il 61% dei ragazzi) e quasi la metà di loro (46%) ritiene di non avere le attitudini o le qualità per poter fare carriera in campo tecnico scientifico”.
Per quanto riguarda le competenze digitali, la risposta è bulgara: “Il 95% dell’intero campione le ritiene molto importanti o fondamentali ai fini della ricerca di un impiego, ma la componente maschile – ha sottolineato l’analista di NetConsultingCube – si rivela molto più preparata di quella femminile sui temi tecnologici di maggiore attualità come la stampa 3D e la realtà aumentata/virtuale. Cloud, big data, Internet of Things sono argomenti noti solo in modo superficiale o quasi del tutto sconosciuti per la maggior parte degli studenti, anche se i ragazzi raggiungono mediamente percentuali doppie rispetto alle ragazze”.