Il Cio nella rete (sociale). Misurarsi con il cambiamento e affrontare il nuovo

Pubblicato il 27 Lug 2011

La primavera 2011 ha prodotto una serie di eventi estremamente interessanti, tanto interessanti da cambiare non solo il mondo dell’It ma il nostro mondo tout court, politica ed economia incluse. Andiamo con ordine.
Rivoluzioni arabe: Tunisia, Egitto, Libia, Yemen, Siria… stesse motivazioni, la richiesta di maggiore democrazia, e stessi strumenti utilizzati per richiederla, organizzarsi o informare. Facebook, Youtube, Twitter sono stati gli strumenti di distruzione di massa di regimi oppressivi, strumenti in mano a una nuova generazione che ha capito benissimo i punti deboli del potere, soprattutto la censura informativa.
Blitz dei Navy Seals contro Osama ad Abbottabad: il primo a dare notizia è stato un ingegnere informatico pakistano, Sohaib Athar, attraverso Twitter. Centosessanta caratteri per chiudere un’era.
Campagna elettorale italiana: senza essere partigiano di nessuno, osservo che per la prima volta è stato fatto un uso massiccio del Social Network per supportare il proprio candidato o sabotare l’avversario. Le incursioni sui siti ufficiali hanno probabilmente generato un piccolo ma significativo cambiamento nelle intenzioni di voto di molti elettori, e l’arma dell’ironia è stata forse più efficace di mille comizi. Che dire poi dei Flash Mob, organizzati su Facebook, che sono diventati degli strumenti incontrollabili di protesta e propaganda?
Veniamo al mondo dell’It.
Il 10 maggio scorso Marc Andreessen, fondatore di Netscape e Digg, investitore in Twitter e nel board di aziende come Facebook, eBay e Hp, ha venduto Skype a Microsoft per 8,5 Miliardi di dollari, quasi nove volte il valore del fatturato. Microsoft ha intenzione di utilizzare la tecnologia di telefonia Skype per i suoi sistemi in mobilità oltreché per Xbox e le piattaforme Windows di comunicazione e social networking..
Il 19 maggio Reid Hoffman è diventato l’ennesimo miliardario della tecnologia con la quotazione di Linkedin, il network delle competenze professionali da lui creato che a fronte di un fatturato di 15 milioni, oggi vale circa 10 miliardi a Wall Street. Nuova Bolla? Forse, ma il filosofo del web aveva già fondato (e venduto) PayPal, non proprio un caso d’insuccesso, oltre ad essere stato first investor in Facebook, Zynga e Flickr. Forse è solo fortuna, forse…
Ciliegina sulla torta, al G8 di Deauville, oltre a discutere di Strauss-Kahn e dei problemi giudiziari di qualche partecipante, viene organizzata una riunione dedicata a Internet, presenti Mark Zuckerberg (Facebook) ed Eric Schmidt (Google), dove la richiesta dei Baroni di internet è (parafrasando Cetto La Qualunque) “più rete per tutti”, mentre dalla parte dei Padroni del mondo al contrario la richiesta non può che essere quella di un maggior controllo dei contenuti.
Tirando le somme di questa lunga premessa: l’impatto delle nuove tecnologie e in particolare del social network sui fatti del mondo è clamoroso.
Abbiamo a che fare con un fenomeno economico, politico e sociale così rilevante da poter addirittura ribaltare regimi, cambiare il comportamento delle persone e condizionare l’evoluzione di tutti i mercati; e volete che la politica non ne sia interessata (e preoccupata)?
Restringiamo il campo all’economia, lasciando la politica e il sociale a chi se ne occupa per mestiere, e poi ancora ai tre esempi citati: Facebook, Linkedin e Skype.
Skype rappresenta probabilmente il tentativo da parte di Microsoft di creare una piattaforma collaborativa che permetta comunicazioni video e audio a basso costo, sviluppando una strategia di retention dei propri clienti anche al di fuori del contesto aziendale, dove solitamente sono utilizzate le sue piattaforme, e soprattutto in mobilità. Non so quanto questa strategia possa avere successo, ma l’accordo con Nokia [di implementare Windows Phone negli smartphone di Nokia siglato nello scorso febbraio ndr] metteva insieme due debolezze e Skype potrebbe in qualche modo rafforzarne il valore. Le vittime, in caso di successo, sarebbero però più le Telco dei concorrenti nel software, e in ogni caso la mossa avrà conseguenze anche sull’It tradizionale.
Linkedin rappresenta invece un social network professionale, la più grande banca dati di competenze del mondo, con oltre 100 milioni di profili che possono referenziarsi reciprocamente, costituendo in pratica delle lobby trasversali alle aziende, votate unicamente alla propria valorizzazione. Linkedin costituisce una riserva di caccia (quasi) gratuita per chi effettua ricerche di personale, siano aziende o società di selezione, ma anche un potenziale pericolo per la sicurezza delle informazioni aziendali, se sottoposta a “competitive intelligence”. Inevitabilmente anche su Linkedin si stanno creando community legate al settore d’attività, dove lo scambio d’informazioni può preludere alla rivelazione di dati sensibili.
Infine Facebook: certo che con quella faccia da impunito Zuckerberg ne ha fatta di strada dai Toga Party al G8 (o dovremmo chiamarlo G9?).
Confesso di essere anch’io un “Friend” di Facebook, ma spesso con l’atteggiamento dell’anatomo-patologo: osservatore distaccato di un fenomeno che spesso non trovo neanche gradevole.
È veramente sorprendente quanto si possa capire sulle persone semplicemente guardando la bacheca: il quarto d’ora di celebrità di cui tutti prima o poi avrebbero diritto si trasforma spesso in “orate”, per dirla alla Camilleri, passate a sfogare le proprie paturnie, le frustrazioni, oppure a sbattere in faccia agli “amici” il proprio ego, con il risultato finale di generare spesso crisi di orchite.
Tuttavia, che sia per rimorchiare ragazze, organizzare merende, sfogarsi in questo palcoscenico virtuale, la potenza di Facebook è straordinaria, tale da creare vere e proprie sindromi di dipendenza.

Cio e 2.0: affrontare la questione
Tutto questo bailamme che effetto ha sul nostro Cio, stretto fra Obama e Zuckerberg, fra la rivoluzione araba e il suo Ceo dotato di iPad2, che gli rimprovera di non essere in grado di fare applicazioni così smart come quelle del Social Network?
Be’, non può mica comportarsi come Drogo, di sentinella in attesa dei Tartari. I tartari sono già arrivati, anche dentro casa: sono i figli che chattano o usano Flickr per geolocalizzare le foto, la moglie che aderisce alla community delle ceramiche di Thun, i dipendenti che passano il loro tempo (libero?) a spazzolare Internet per cercarsi un altro posto di lavoro o che scambiano gossip sull’azienda.
Come reagire, allora?
Se nessuna diga può fermare il mare, fatta la dovuta premessa, il nostro Cio può scegliere fra tre strategie.
La premessa è che il Social Network non è uno strumento, ma un nuovo modo di comunicare che si avvale di diversi strumenti sempre più orientati alla mobilità.
Quali sono i rischi dell’introduzione di questa tipologia di strumenti in un contesto aziendale? Sicurezza delle informazioni e compliance; Finanziari (traffico, costo degli strumenti, pagamenti); Tecnici dovuti a tecnologie non sufficientemente conosciute.
E i vantaggi? Sviluppo di nuove tipologie di applicazioni in ambito Crm, Vendite, Marketing, HR, innovazione di prodotto/processo; il mantenimento del proprio posto di lavoro, se il Ceo è soddisfatto.
Dall’ultima considerazione è evidente che il nostro Cio, uomo molto “attaccato” all’azienda, qualcosa deve fare, in quanto dipende anche dal contesto e dal suo amore per il rischio. Vediamo un po’:
– Strategia del Cio prudente: è orientata alla sicurezza e al controllo dei costi. Rafforza i controlli sui device, definendo standard rigidi di utilizzo dentro e fuori all’azienda, ma garantisce in quest’ambito un efficiente supporto ai servizi e alle applicazioni. Stabilisce anche regole di utilizzo per le applicazioni esterne, bloccando l’accesso ai siti time-consuming, secondo profili incrementali.
– Strategia del Cio equilibrato: maggiore flessibilità nell’utilizzo della Rete, con tolleranza a tempo limitato. Definisce architetture multidevice per la fruizione dei servizi, soprattutto in mobilità. Attua una politica di attenzione alle richieste di device fuori standard, addossandone il costo ai richiedenti. Favorisce l’introduzione di strumenti “social” man mano che i produttori li rendono disponibili, cominciando dalle aree a basso impatto (per esempio Marketing, Skill Management…).
– Strategia del Cio aggressivo: ridisegna le applicazioni di Crm secondo i paradigmi del Social Network. Sostituisce le Intranet con le Community Facebook-Like (per esempio nuovi circoli della qualità di prodotto e processo). Crea applicazioni di BI per l’HR e l’Innovazione utilizzando motori di ricerca semantici che fanno il surfing e la valutazione delle competenze interne. Sviluppa il concetto del Corporate Application Store, per favorire l’innovazione ma tenendola sotto controllo. Collabora con il Marketing nella Competitive Analysis e nella Brand Reputation. Utilizza gli strumenti tipici del Social Network per la comunicazione multicanale integrata e per la pianificazione coordinata e dinamica delle attività.
In altre parole, mette a disposizione dell’azienda una rete che ne estende la capacità di confrontarsi con il mercato, di migliorare il rapporto con i clienti e di sfruttare al meglio le competenze globali. Anche solo un nuovo modo di rapportarsi ai clienti, con un Crm light che sfugga dalle ganasce di sistemi troppo vecchi e costosi per essere ancora efficaci, costituirebbe motivo sufficiente per andare in questa direzione.
Quale scelta farà il nostro Cio? Certo, dipende dal contesto e dal coraggio individuale, ma gli eventi a volte sono più veloci delle nostre pianificazioni e il rischio dell’eccesiva prudenza è quello di trovarsi a chattare via Facebook con gli Alumni della sua ex azienda.
Buone riflessioni (e buone vacanze! Ci si rivede a settembre).

* Marco Forneris è un professionista che opera nel campo dell’informatica e dell’organizzazione dagli anni ’70. Laureato a Torino, ha insegnato nella locale Università per un paio d’anni prima di cominciare la sua carriera in Olivetti.
Ad inizio degli anni ’80 ha fondato insieme ad alcuni ex compagni di corso una delle più importanti società italiane nell’ambito dell’automazione industriale, ceduta in seguito ad una multinazionale francese per la quale ha ricoperto importanti incarichi in Europa. È stato successivamente Chief Information Officer di: Il Sole 24 Ore, Assicurazioni Generali, Gucci, Fiat e Telecomitalia. Attualmente si occupa di Merge&Acquisition e Business Development per aziende di Information Technology, per Private Equity e per Banche d’affari.

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