Il 2010 sarà ricordato come l’anno del cloud computing, l’anno in cui questo nuovo modello è stato finalmente preso in seria considerazione dall’industria. È sufficiente ricordare alcune iniziative che hanno visto impegnati quelli che a oggi possono essere considerati i colossi dell’offerta cloud, quantomeno nella sua versione pubblica, come Microsoft, Google e Amazon. In questo fiorire di iniziative e di consolidamento dello scenario che ruota intorno a questo modello, c’è chi ritiene che il vecchio mainframe possa giocare un ruolo fondamentale. Anche perché, si ricorda, da decenni a questo sistema si è accompagnato un modo di fornire servizi e risorse di elaborazione che ha molte similitudini con quello che oggi tutti chiamano cloud computing.
Nuova attenzione al mainframe
Forse anche per queste similitudini tra cloud e modello mainframe di computing, il 2010 ha visto manifestarsi una nuova attenzione al mondo dei grandi sistemi. A settembre Ca Technologies ha pubblicato una survey, “Mainframe. The Ultimate Cloud Platform?”, da cui si è appreso che il 79% delle organizzazioni It europee ritiene il mainframe un componente fondamentale delle proprie strategie in ambito cloud. Il 74% degli It manager interpellati in questa survey ritiene che il mainframe avrà un ruolo preciso nelle iniziative cloud e il 70% si è dichiarato d’accordo sul fatto che il cloud computing non potrà che consolidare l’importanza del ruolo del mainframe.
A novembre 2010 una seconda survey di Ca Technologies (condotta questa volta tra i responsabili di installazioni mainframe negli Usa) ha confermato questa convinzione indicando il mainframe come solido componente delle strategie di cloud computing delle organizzazioni interpellate.
E tuttavia, nello stesso periodo di fine 2010, un’altra survey, condotta da Bmc Software, ha dato voce a opinioni assai differenti su questo ruolo del mainframe. Solo il 10% dei responsabili Ict di aziende che adottano mainframe ha infatti dichiarato di vedere come priorità strategica del prossimo futuro l’utilizzo del System z (è questo oggi il nome commerciale del classico mainframe Ibm) come sistema utilizzato per erogare servizi in modalità cloud o su cui far girare applicazioni da utilizzare in modalità saas.
C’è anche notizia di risultati più conservativi emersi da un sondaggio volante condotto nel corso di un incontro del Guide Share (associazione dei grandi utenti Ibm) nel novembre 2010. Qui la grande maggioranza dei partecipanti ha mostrato un orientamento più sensibile a una valutazione – positiva – del System z in un’ottica di efficienza (‘do more with less’) che non a una visione del ruolo e delle potenzialità del mainframe nel computing del prossimo futuro.
Il confronto tra i 'mainframe stakeholder'
Sono proprio questi i due atteggiamenti che sembrano caratterizzare il dibattito che in questo momento attraversa la comunità degli ‘stakeholder’ dell’universo mainframe e che Mark Lillycrop, publisher del ‘Mainframe Yearbook’, edito dalla società specializzata Arcati, così inquadra: da un lato c’è la cultura del personale impiegato negli staff dei siti mainframe con focus sulla massima efficienza, tanto più possibile in una continuità delle operation messa a rischio, secondo questa opinione, da salti tecnologici e architetturali; una seconda corrente di pensiero è quella invece espressa, scrive Lillycrop, da quei manager più attenti a quanto c’è di nuovo ‘dietro l’angolo’ e a come collocare il mainframe nei nuovi scenari (per esempio Soa e web service e, in misura ancora embrionale, cloud).
Cosa dice il '2011 Mainframe Yearbook'
Questa varietà di opinioni rende ancora più viva quest’anno la curiosità della comunità degli utenti mainframe verso i risultati della survey pubblicati nel ’Mainframe Yearbook’.
La survey di Arcati mostra come anche nel corso del 2010, così come negli anni precedenti, la potenza installata nei siti mainframe sia cresciuta (vedi figura 1); anche quest’anno la crescita ha avuto ritmi più sostenuti nei siti di maggiori dimensioni rispetto a quelli di dimensioni minori (meno di 500 Mips installati), dove il System z è esposto a una più diretta competizione dai server con Unix e Windows.
Figura 1 – Qual è stata la crescita percentuale di Mips installati sui mainframe del vostro sito nell'ultimo anno?
Al di là di queste minacce, e di una innegabile lenta erosione che continua a esserci su questa fascia di sistemi, secondo Arcati il mainframe continua comunque a essere una piattaforma sicura, potente e ‘cost-effective’, almeno per quelle organizzazioni che dispongono internamente del background di conoscenze e dell’esperienza indispensabili per garantire un adeguato supporto.
La survey ha anche confermato come tra gli utenti mainframe vi siano ancora solide ragioni per motivare una scelta a favore di questa piattaforma quando si vogliono supportare nuovi sviluppi. La maggioranza ritiene che i costi di supporto utente dei loro sistemi Unix e Windows crescano infatti più velocemente di quelli del mainframe. Allo stesso modo gran parte dei siti coinvolti nella ricerca ha sperimentato una crescita dei costi di acquisizione e manutenzione su Windows e Unix superiore a quella dei System z, e anche per questo i responsabili dei siti mainframe dichiarano che continueranno a utilizzare questo sistema come principale repository dei dati corporate.
Soa, web service e cloud
Nel complesso continua, sia pure a ritmi inferiori, il trend all’integrazione delle applicazioni mainframe con i web service e nell’ambito delle architetture a servizi (vedi figura 2).
Figura 2 – Le applicazioni su mainframe partecipano agli ambienti web service/Soa sviluppati della vostra organizzazione?
Interessanti, soprattutto perché rivelano una ancora scarsa conoscenza dell’argomento, le risposte alle domande riguardanti il cloud: malgrado l’ampia copertura di stampa sul tema, solo il 2% delle organizzazioni ammette di usare il mainframe per erogare servizi cloud, mentre il 16% considera la possibilità di farlo in futuro. Nel 34% dei casi invece le risposte escludono un ruolo del mainframe in queste strategie (o forse escludono tout court una scelta in direzione cloud; qui il report di Arcati appare un po’ superficiale o comunque poco chiaro). Da notare che le rimanenti risposte si limitano alla dichiarazione di “non essere sicuri”, segno evidente di qualche confusione o di scarsa chiarezza sul tema.
Una conferma positiva è venuta a proposito dell’utilizzo e del gradimento di processori specializzati: l‘87% degli utenti intervistati ritiene che questi rendano i mainframe un’opzione più interessante; quasi i due terzi (64%) delle realtà coinvolte nella survey ne dispongono già (per ottimizzare applicazioni Db2, oppure per applicazioni Java o per Linux) e li utilizzano per ricavarne i benefici attesi.
Professionalità, problema generazionale
Come nella scorsa edizione della survey, Arcati ha esplorato anche l’area delle professionalità e delle specializzazioni nel mondo mainframe, un tema decisamente strategico, se non altro sul punto critico e specifico dell’età media degli specialisti di questo ambito, che è generalmente alta e medio alta. Non c’è probabilmente realtà che utilizza mainframe che non senta in modo particolare questo problema e non sia alla ricerca di giovani informatici da specializzare sulle tecnologie specifiche di questo mondo.
Un altro problema è quello dell’esistenza di ‘silos di professionalità’ all’interno delle organizzazioni in cui operano specialisti sia di mainframe sia di altre piattaforme. Questi specialisti infatti vivono e operano in mondi assolutamente e orgogliosamente distinti, rinunciando così in partenza ai vantaggi che potrebbero derivare dalla comunicazione tra queste piattaforme e dalla ‘contaminazione’ tra queste differenti culture. Vale la pena, a questo proposito, di citare la strategia Chorus annunciata recentemente da Ca Technologies, come un ambizioso e lungimirante tentativo di fare da ponte, anche generazionale, tra queste differenti culture, attraverso l’utilizzo di interfacce particolarmente gradevoli nell’ambito di una strategia di semplificazione e di modernizzazione della gestione dei mainframe.
Qualche dato sulla survey di Arcati
La ricerca di Arcati è stata effettuata tra novembre e dicembre del 2010 su un centinaio di siti con mainframe di organizzazioni nordamericane (52% dei casi) europee (32%) e di altre zone nel rimanente 16% dei casi. Nel 28% dei casi le organizzazioni coinvolte contano fino a 1.000 addetti, nel 28% dei casi da 1.000 a 10.000 e nel 44% oltre i 10.000.
Diverse pagine del report sui risultati della survey sono dedicate ai temi più strettamente economici associati alla piattaforma (trend sui costi di gestione e manutenzione anche a confronto con altre piattaforme, budget di spesa allocati su mainframe, andamento della spesa per acquisizione e manutenzione di tecnologie e per il personale di supporto ecc.).