In Italia la mancanza di percorsi formativi mette a rischio i professionisti IT

I lavoratori Ict italiani sono stati coinvolti da Aica e Cepis in un progetto di ricerca, denominato Professional e-Competence Survey, che ha fotografato lo stato delle competenze dei professionisti Ict su scala europea, confrontandole con quanto indicato dal modello European e-Competence Framework. La ricerca è stata condotta su scala pan-europea con un questionario online.

Pubblicato il 23 Nov 2011

La ricerca, per l’Italia condotta su un campione di professionisti Ict in cerca di nuovo lavoro, evidenzia un’età media più giovane rispetto ai colleghi europei; la spinta alla ricerca di un lavoro più soddisfacente coinvolge un 20% di specialisti under 40 in più rispetto alla media. Chi lavora nell’IT in Italia poi non ha un livello molto elevato di formazione post-secondaria, e i percorsi formativi non sono particolarmente focalizzati sull’IT. Infine, la proporzione di donne professioniste Ict in Italia è la metà della media europea (all’8% contro una media del 16%).
In controtendenza a questi dati, i partecipanti italiani alla ricerca hanno registrato livelli di competenze superiori rispetto al resto d’Europa nelle cinque aree Plan, Build, Run, Enable, Manage. A questo proposito un problema diffuso su tutto il campione è la difficoltà nel riconoscere il proprio profilo professionale fra quelli proposti: si evidenzia la non coincidenza tra le competenze possedute e profilo di carriera. Ad esempio, sul campione italiano, un quarto del campione si auto definisce “IT Manager”, ma solo 2% del campione ha le competenze previste dall’European e-Competence Framework per questo ruolo. Questa differenza di autovalutazione vale anche per altri profili molto diffusi, come quello del Project manager o dell’IT Administrator.
Per colmare gap di questo genere, sarebbe necessario diffondere e accreditare standard di riferimento, e creare percorsi di formazione dettagliati e specifici.

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