Chi ha dato per scontato di aver risolto il problema dei talenti IT carenti, leggendo dei licenziamenti delle Big Tech, si è illuso. Continuano a mancare persone con le competenze che i CIO cercano, perché quelle lasciate a casa erano soprattutto “gente di business”.
Gartner fotografa la fame di skill IT
A svelare l’arcano è Gartner che ha dedicato allo shortage di competenze IT una survey ad hoc. L’ha sviluppata quando erano già stati fatti molti dei licenziamenti annunciati, per cui ha potuto fotografare una situazione del tutto simile a quella odierna. Tra novembre e dicembre 2022 ha infatti selezionato un campione di circa 18.000 dipendenti, rilevando che la domanda di talenti IT superava di gran lunga l’offerta. Non hanno ribaltato la situazione le 150.000 persone lasciate a casa. Non hanno le skill richieste, non c’è matching e il settore IT resta in emergenza. Una situazione non nuova, ma che non ristagna: va peggiorando.
Secondo l’86% dei CIO, per esempio, c’è una sempre maggiore concorrenza per accaparrarsi i candidati qualificati. C’è anche un 73% di essi che si confessa molto preoccupato per la lenta ma continua “sparizione” di talenti IT.
A quanto riportato da Gartner, le Big Tech hanno tenuto i propri. Lo ha fatto Google, ma anche Twitter, che ha dimezzato la propria forza lavoro. Non sono due eccezioni:
Salesforce ha tagliato il 10% della propria forza lavoro, Microsoft ha salutato circa 10.000 persone, e Meta ha tagliato altrettanti posti di lavoro a marzo anche se, solo due mesi prima, ne aveva già lasciati a casa altri 11.000. Tutte hanno puntato però sui talenti IT, sacrificando persone di business che rappresentano infatti oltre il 50% di quelle licenziate. Tutti coloro che cercavano competenze
in materia di sviluppo di applicazioni, AI e machine learning, Python in particolare, ingegneria del software e architettura cloud sono rimasti a bocca asciutta.
Stipendi alti e stimoli nuovi per battere la concorrenza
Abbandonate le speranze di riuscire a drenare talenti IT dalle big tech, approfittando dei loro tagli, le aziende devono rimboccarsi le maniche. Non solo: nel nuovo mercato del lavoro devono anche comprendere come muoversi, per attirare le persone che cercano. Difficile che rispondano a “vecchi” stimoli: è necessario un aggiornamento.
Visto che servono almeno quattro mesi per coprire una posizione, Gartner suggerisce per prima cosa di raddoppiare le strategie di retention. Intensificare lo sforzo, quindi, in modo che la carenza dei talenti non causi problemi di business continuity e di business.
Un altro aspetto da tenere sotto controllo è quello dei salari. Devono restare alti o, per lo meno, concorrenziali. La cosa migliore è tenere d’occhio ciò che offrono i “competitor” e non essere da meno.
Il vero cambio epocale, necessario per la IT talent attraction, sarebbe quello di veder lavorare CIO e team HR assieme. L’ideale sarebbe quello di sviluppare, a più mani, una vera e propria strategia con cui entrare nel mercato dei talenti in modo proattivo. Secondo Gartner, infatti, i licenziamenti avrebbero innescato in molti un forte senso di incertezza. Anche chi non cerca e ha un posto fisso, se stimolato, potrebbe riscoprire la voglia di cambiare lavoro e iniziare una nuova carriera altrove.