Accelererà la creazione di nuovi farmaci, potenzierà i progressi dell’intelligenza artificiale e renderà decifrabile la crittografia alla base delle attuali strategie di sicurezza. Il quantum computing ha un potenziale deflagrante, ma non lo potrà sprigionare senza un “internet quantistico”. Ecco perché l’esperimento riuscito di teletrasporto quantistico appena pubblicato dalla olandese Delft University of Technology rappresenta un cruciale passo in avanti. Sia per l’informatica quantistica, sia per chi già da mesi e sempre più urgentemente sta lavorando ad una crittografia quantum resistant.
Il teletrasporto quantistico sblocca la corsa al quantum advantage
Per “internet quantistico” si intende una rete di computer in grado di inviare informazioni quantistiche tra macchine distanti. È funzionale e fondamentale per l’informatica quantistica perché permette di vincere la sfida che oggi ne rallenta lo sviluppo. Il fatto che, quando si leggono informazioni da un qubit, esso diventi un normale bit, annullando gran parte dei vantaggi che l’approccio quantistico offre rispetto al tradizionale.
La soluzione, secondo gli scienziati, sarebbe unirli in reti in grado di inviare informazioni tra i nodi, consentendo loro di essere utilizzati da qualsiasi luogo. L’internet quantistico è quindi un passaggio obbligatorio ma finora “vietato” dal fatto che in questo contesto le informazioni non possono essere semplicemente copiate e inviate attraverso una rete tradizionale.
Il teletrasporto quantistico sperimentato dai ricercatori olandesi è la via di uscita da questa situazione di impasse che avvolge le deadline 2030 del quantum advantage in una nube di diffidenza. Questo fenomeno permette di trasferire informazioni da un luogo all’altro senza muovere effettivamente la materia fisica che le contiene. Si basa sulla proprietà chiamata “entanglement” che descrive come un cambiamento nello stato di un sistema quantistico influisca istantaneamente sullo stato di un altro sistema distante.
Il team di fisici della Delft University lo ha testato con successo sfruttando un centro di vacanza dell’azoto. È quindi grazie a un piccolo spazio vuoto in un diamante sintetico in cui possono essere intrappolati gli elettroni che si è riusciti a inviare dati per la prima volta attraverso tre e non solo due luoghi fisici. “Più di due” in fisica quasi sempre viene seguito da “tra molti”: l’internet quantistico è quindi quasi realtà.
Si spostano dati ma non materia: prove di crittografia quantum resistant
Presentando i propri risultati su Nature, i ricercatori raccontano di piccole reti quantistiche realizzate all’interno del proprio laboratorio. L’obiettivo è di allargarle sempre di più e portarle all’esterno fino a rivoluzionare il modo in cui i dati viaggiano da un luogo all’altro nel mondo.
Il cambiamento previsto è profondo ed è così tanto atteso perché promette la realizzazione di una crittografia infrangibile. Ovviamente quantum-resistant. Il teletrasporto quantistico, infatti, non solo sposta i dati tra computer quantistici, ma lo fa anche in modo tale che nessuno possa intercettarli.
Se oggi Google conosce perfettamente le attività realizzate sui suoi server, nell’internet quantistico vige la massima riservatezza. Per come funziona infatti l’entanglement, i dati vengono trasmessi ma non percorrono effettivamente la distanza tra i nodi, semplicemente una volta immessi da un lato, “compaiono” a destinazione. Non possono quindi essere persi e neppure intercettati. Due certezze entrambe impossibili oggi da ottenere con qualsiasi strategia e soluzione di sicurezza, due certezze che aprirebbero a una nuova era nella lotta contro il cybercrime. A partire dalla realizzazione di quella crittografia post-quantum che molte aziende già ora vorrebbero implementare in vista del quantum advantage “pianificato” per il 2030.