In almeno 1700, finora, hanno ammirato Dubai da 250 metri di altezza, a bordo di una delle 48 capsule in vetro da 30 metri quadrati l’una, “appese” alla ruota panoramica più alta del mondo. La maggior parte l’ha fatto spensieratamente, mentre si godeva l’atmosfera della Bluewaters Island e dell’Expo di cui tale struttura è diventato il simbolo.
Perché così fosse, è stato realizzato un massiccio piano di sicurezza, sia infrastrutturale che cibernetica. A occuparsene è stata l’azienda italiana Security Trust, garantendo una protezione a 360 gradi. In 9 mesi, da zero, ha realizzato il progetto recependo i requisiti richiesti per ottenere la validazione del TÜV (Technischer Überwachungsverein – “Associazione di Controllo Tecnico”), e ha poi implementato tutto. Sia sul campo che sulla rete.
Capsule “innocue” e divertenti, sempre vegliate dal ground operator
Dal punto di vista infrastrutturale, la mission era rendere ogni cabina “invisibilmente” sicura. Nessuna precauzione avrebbe dovuto limitare il divertimento e l’”effetto WOW” che la ruota deve suscitare per sua vocazione.
“Oltre alla videosorveglianza, a bordo della capsula abbiamo realizzato due sistemi audio. Il primo è per la comunicazione e la sicurezza, con IP che permettono chiamate all’operatore di ground in caso di necessità. L’altro consiste in speaker a incasso, per diffondere l’audio dei video di intrattenimento trasmessi in broadcast. La sfida è stata farli convivere in maniera frictionless e funzionale” racconta Mario Pasquino, CIO di Security Trust.
Essendo stato categorizzato come “sistema safety”, spiega, c’erano infatti severi criteri da rispettare. Dai tre secondi di pressione del pulsante per far scattare l’allarme – contro i falsi positivi – ai meccanismi anti vandalismo o per far sì che solo l’operatore a terra possa chiudere la chiamata. Un modo per essere certi che le evada tutte. Indispensabile, poi, il tracciamento puntuale delle chiamate e la storicizzazione tramite log.
Tra gli altri interventi sulle capsule, anche il sistema multimediale con 2 monitor e un server munito di software per “gestire il palinsesto” a bordo, e la rete wi-fi. Ogni “passeggero”, infatti, deve poterne godere, sperando voglia condividere, tramite apposita app, la sua “magica esperienza” sulla ruota. “Sono soluzioni e tecnologie di diversi fornitori che siamo riusciti a integrare, lavorando sull’interoperabilità. L’operatore, così, ha un’unica sola interfaccia da utilizzare per gestire le capsule, anche in emergenza, oltre che per comunicazioni di servizio” aggiunge Pasquino.
Una volta messa in funzione la ruota, si è passati alla manutenzione, anche lato sicurezza. Grazie a un gemello digitale, ospitato presso la sede di Security Trust, a Brescia, tutto è stato gestito da remoto: test per ogni modifica o aggiornamento nella Pianura Padana, poi implementazione a Dubai. Pasquino precisa: “Sul digital twin ci sono sempre le stesse versioni di firmware software e hardware delle capsule reali, i sistemi sono sincronizzati e, se il cliente desidera fare segnalazioni, può attivare una VPN, in massima sicurezza”.
Meno falsi positivi, più sicurezza digitale
Tutte queste “precauzioni infrastrutturali”, replicate in ogni singola capsula, sono collegate a un dispositivo di cybersecurity. Si tratta di un sistema di rete “con certificazione militare NATO, usato in ambito militare e approvato da diverse agenzie di sicurezza nazionali europee. Non necessita di collegamento alla rete, funziona anche off line: un enorme vantaggio per una struttura imponente e complessa come la ruota” fa notare Gabriele Minniti, CEO di WhySecurity, partecipata da SecurityTrust, che le ha affidato la parte di cybersicurezza del progetto.
Esperto di cybersicurezza, anche in grandi enti pubblici, Minniti ha realizzato un device in grado di analizzare il traffico in rete dei vari segmenti in cui la capsula è stata “divisa”, assicurandosi che il wi-fi per gli ospiti fosse totalmente isolato dal resto della componentistica.
“Ogni anomalia viene analizzata, prima che si inneschi un segnale di allarme, per minimizzare i falsi positivi. Questa è stata la principale richiesta che si è per noi trasformata in una sfida: trovare l’equilibrio tra sicurezza e capacità di gestione. Ciò ha richiesto un intenso lavoro di tuning, per perfezionare la configurazione degli apparati” spiega Minniti.
Sfida vinta, a guardare la scarsità di falsi allarmi partiti, ma non terminata. Ferma ora per lavori di manutenzione dei sistemi meccanici, la ruota riprenderà a girare nel 2023, “con delle novità”. Un annuncio che suscita curiosità nei futuri turisti in arrivo a Dubai, ma preannuncia nuovo lavoro al team di cybersecurity.
“A ogni servizio aggiunto o modificato, dobbiamo rivedere il sistema, anche per via dei requisiti molto stringenti imposti. Una complessità che si è aggiunta a quelle legate alle condizioni di contorno particolari della location” precisa Minniti, riferendosi al clima. Il caldo umido di Dubai, infatti, da gestire negli spazi angusti di una cabina, non ha nulla a che fare con gli ambienti industriali o aziendali in cui solitamente si opera, ampi e ben areati.
Sicurezza funivie da analogica a digitale. Ora tocca alla urban mobility
Il clima “anomalo”, ma soprattutto la rigidità e il numero di vincoli da rispettare per far girare la ruota più grande del mondo in sicurezza, hanno “alzato l’asticella” a Security Trust. Replicare “pezzetti di progetto” sugli impianti sciistici del proprio Paese di origine è stato infatti naturale e, soprattutto, funzionale e prezioso.
“Abbiamo totalmente innovato il modello di security sui sistemi di risalita sciistici. Prima era tutto analogico. Ora si può avere un controllo del 98% dell’impianto, massima visibilità su ciò che succede e la possibilità di gestire tutto da remoto per i fornitori” racconta Minniti.
Nella Funivia Buisson-Chamois, per esempio, l’intervento ha riguardato la comunicazione wireless con le singole cabine, i sistemi di sorveglianza video e la comunicazione audio a bordo. L’obiettivo era il monitoraggio h24 dell’interno degli abitacoli, per innalzare gli standard di sicurezza dal punto di vista dell’affidabilità, ma anche della tempestività.
Simile l’intervento effettuato sulla Funivia Faloria a Cortina d’Ampezzo, in vista delle Olimpiadi Milano-Cortina del 2026. L’impianto è stato dotato di una dorsale di trasmissione wireless per le comunicazioni IP con doppio anello di ridondanza tra le stazioni e le quattro cabine, con gestione degli hand-off dei veicoli in movimento tramite tecnologie wireless MPLS-based e Railway Certifications. Proprio come a Dubai, anche in questo caso falsi positivi ridotti al minimo, per la gioia degli sciatori, e un’unica piattaforma facilmente fruibile e sicura, per il comfort dell’operatore attivo da remoto.
Sulle montagne italiane non mancano gli impianti “da svecchiare”, ma Security Trust vuole ampliare il proprio raggio di azione. “Le cabinovie sono impianti people mover. Presentano le stesse problematiche delle metropolitane senza conducente e di altri sistemi che possono rendere la mobilità urbana più sostenibile” spiega Pasquino, riferendosi in particolare al trasporto su fune.
Se il potenziale progetto in Russia resta per ora in stand by, per motivi di sicurezza “geopolitica”, quello di sicurezza infrastrutturale e cyber in fase di sviluppo in Sud America promette bene. “Lì replichiamo, customizzando, il know how acquisito per la ruota e le funivie. Possiamo agilmente contribuire alla realizzazione di mezzi sicuri e che hanno tutte le potenzialità per migliorare l’impatto climatico del trasporto di persone in ambito urbano. Una sorgente non trascurabile di inquinamento”.