Dopo un 2020 da record con il superamento della soglia dei 2 miliardi, il settore dei videogame continua a crescere. L’inaspettato +2,9% del 2021, con un giro d’affari nazionale di oltre 2,2 miliardi di euro e i 15,5 milioni di utenti riportati nello studio IIDEA, lo trasformano in una leva per la ripresa. Economica, ma anche tecnologica.
Oltre che con la gamification, ventata di innovazione vitale in settori come la formazione e il turismo, il videogioco sta fortemente influenzando anche lo sviluppo tecnologico. Avanzando “pretese” sempre più elevate, spinge continuamente al superamento delle attuali soglie di efficienza sia hardware che software. Non tutti hanno poi budget per permettersi di adottare le stesse tecnologie, non subito. Possono però osservarne l’evoluzione pianificandone l’utilizzo per quando diventeranno economicamente più accessibili.
Schede grafiche, hard disk e RAM: l’hardware che evolve per gioco
È già accaduto e continuerà ad accadere: il settore del game richiede tecnologie avanzate che a cascata raggiungono anche altre aziende e i cittadini. È una tendenza alla fuga in avanti già emersa a metà degli anni Novanta. “Prima i gamer pativano la mancanza di un hardware dedicato, su pc c’erano schede grafiche da 4 o 16 colori.
Con l’arrivo di quelle 3D, è stato evidente il superamento dei videogiochi nei confronti del 90% dei programmi, anche di quelli di grafica. Questo vale anche per la potenza di calcolo: Tomb Raider è molto più esigente di Autocad. Un pc normale non sarebbe stato in grado di calcolare i poligoni per far muovere in tempo reale Lara Croft” spiega Paolo Paglianti, Head of Comunication del publisher di videogame britannico Slitherine.
L’evoluzione delle schede grafiche 3D inizialmente era molto veloce, ogni 6 mesi ne uscivano nuove versioni. Con l’arrivo delle console il ritmo di evoluzione è cambiato adattandosi alla loro uscita sul mercato fino al raggiungimento di livelli di fotorealismo difficili da superare. Per alcuni programmi, nel tempo, è diventato possibile utilizzare queste potenti schede ma chi ha effettuato un vero e proprio saccheggio sono stati i crypto miner.
“Negli ultimi 4 o 5 anni è diventato molto complesso trovare schede grafiche sul mercato. Da quando si è iniziato a sfruttarne la potenza di calcolo per il mining c’è stato un improvviso aumento della richiesta che ha spiazzato la supply chain” racconta Paglianti. Ora si trovano ma a prezzi notevolmente più alti rispetto al 2019, anche del 100%. L’aumento delle disponibilità e il calo degli acquisiti legati al conflitto tra Russia e Ucraina potrebbero però far attenuare il fenomeno e far tornare i prezzi ragionevoli.
Un altro hardware che grazie ai videogiochi ha migliorato fortemente la propria performance è la memoria. Sia la RAM che quella di sistema. “Per giocare su computer sono necessari almeno 16 o 32 GB ma è fondamentale anche velocità. Servono memorie RAM veloci come le più recenti DDR, per assicurare un’esperienza soddisfacente ed è per questo sono diventate di uso comune. Oggi le troviamo anche nei computer ordinari, da ufficio: permettono di aprire e chiudere rapidamente programmi ‘banali’ facendo risparmiare tempo e stress” spiega Paglianti.
Lo stesso è accaduto con le memorie di sistema come gli hard disk a stato solido SSD. Anche questa tecnologia si è evoluta grazie ai videogiochi, a beneficio delle aziende che godono di performance più spinte a prezzi ragionevoli.
Latenza, velocità, stabilità: connessioni videogame-friendly per tutti
Entrando nel campo dei giochi on line, l’oggetto di spinta tecnologica è la connessione, sia per quanto riguarda la latenza che la velocità. “In questo caso passa per un server a cui il nostro pc e quello degli altri giocatori è collegato. La rete deve essere altamente performante per rendere l’esperienza gradevole. Ciò significa garantire un ping sotto la soglia dei 5 ms per non restare tecnologicamente penalizzati nella competizione” secondo Paglianti.
La velocità della connessione è invece fondamentale per la fase di download: oggi i giochi vengono acquistati sempre di più on line e pesano circa 50 GB. Con un’ADSL, per scaricarli ci si può mettere anche 6 ore, motivo per cui molti passano alla fibra. “Dopo la pandemia tutti riconoscono che è un fattore abilitante anche per l’hybrid working. Chi l’avevano adottata in tempi non sospetti, assecondando il desiderio dei figli di scaricare i propri videogame preferiti, nell’emergenza ne ha avuto grande beneficio” spiega Paglianti.
Un recente fenomeno è poi quello dei videogiochi via streaming che, “girando” su server remoti, richiedono una connessione veloce, stabile e con una latenza bassissima. Questa sempre più frequente modalità di gioco ha spinto il ping a soglie ancora più basse, sotto i 2 ms, perché “è tutta una questione di latenza: deve essere la minore in assoluto. Non si scarica nulla, tutto passa da un server che può essere ovunque, l’efficienza della connessione è quindi fondamentale”.
Questa recente esigenza è un driver per il 5G e spinge anche ad una maggiore stabilità di rete. A beneficiarne potranno in futuro essere i chirurghi nelle operazioni da remoto, ad esempio, ma anche l’intero settore delle simulazioni di precisione sarà un vantaggio cruciale. “Nice to have” invece per tutte le applicazioni di smart collaboration. Con un’employee experience più soddisfacente, applicabile ed efficiente, però sarebbe un importante driver per l’affermarsi dell’hybrid working.
Nuovi utilizzi di VR e AI: i videogame regalano spunti creativi
Un’altra tecnologia che potrà dare un boost all’approccio agile che ha tra i precursori il mondo del game è la virtual reality. Dopo un esordio “riservato all’élite” a fine anni Novanta, a metà degli anni 10 ha conquistato interesse nel settore grazie alla Sony, con il suo set dedicato associato alla Playstation 4, e a Meta (già Facebook) con il suo investimento in Oculus.
“Questa tecnologia oggi è spinta solo dai videogame e al loro ricco mercato. I progressi fatti finora in questo campo, fra qualche anno verranno introdotti anche in altri settori, in alcuni casi rivoluzionandoli” spiega Paglianti. La sua previsione riguarda in primis la prototipazione aziendale che ne potrà trarre grandi benefici, ma anche la già citata smart collaboration.
Quando la VR diventerà di dominio pubblico e più accessibile, pronti ad approfittarne saranno anche la didattica e la formazione, il turismo e il mondo dell’arte, assieme a chi si occupa di divulgazione scientifica o di selezione del personale. Esistono già alcuni progetti sperimentali che lasciano immaginare un futuro in cui realtà fisica e virtuale sapranno convivere armoniosamente.
Anche l’intelligenza artificiale non nasce per i videogame, ma è da questo settore che riceve una forte spinta all’innovazione. La sua presenza è impercettibile ma fondamentale: serve ad esempio per far muovere i nemici a cui si spara, per far evolvere le ambientazioni in modo naturale e creare scenari “vivi”. “In questo caso i benefici ereditati dal game non riguardano tanto i progressi tecnologici, quanto le modalità di applicazione. I giochi procedurali, infatti, possono essere declinati per rispondere a esigenze diverse dal puro intrattenimento. Nella formazione scolastica e aziendale, nel training, nella psicoterapia, nella gestione delle risorse umane”.
Sarebbe esagerato dipingere il mondo dei videogame come il più all’avanguardia in assoluto. Paglianti, infatti, spiega che “esiste uno scambio continuo di tecnologie con altri settori innovativi affini. Essendo una frontiera per quanto riguarda grafica e connessione veloce, però, è normale che rappresenti e rappresenterà sempre di più un driver di miglioramento per le aziende e la ricerca. Farà evolvere i modelli di lavoro agile e la vita quotidiana, anche dei non giocatori. Già oggi, senza accorgercene, siamo circondati da tecnologie per cui dovremmo ringraziare i gamer”.