Digital Health, la nuova sanità digitale con “il paziente al centro”

Grandi gruppi incumbent, startup e giovani aziende, corporation di tecnologia e l’ente regolatorio europeo. Riuniti insieme a discutere e a illustrare il futuro della Sanità Digitale.

Pubblicato il 09 Gen 2017

BERLINO – "Digital Health" è un termine che potrebbe suonare già un po' vecchio e superato. Digitale non è più uno specifico, ogni processo aziendale ne è innervato e il risultato è l'interconnessione con tutti gli stakeholders, primi fra tutti i clienti. Ma se ciò e senz'altro vero per le industrie particolarmente esposte alla trasformazione digitale o fragili di fronte ad essa, come le telecomunicazioni o i media, per altre industrie occorre essere più cauti.

Il settore della salute è caratterizzato da robusti vincoli normativi, a tutela delle persone, che riguardano tutte le fasi del processo, dalla ricerca, all'approvazione di una terapia, alla comunicazione; e dalla presenza di alcuni giganti dell'industria mondiale, che possono tranquillamente sedersi a un tavolo con Google o Apple senza timori riverenziali. La combinazione di questi due fattori ha determinato un progredire più lento e controllato del digitale: se da una parte, ci sono aziende – soprattutto di media e piccola dimensione, in Italia e in altri paesi – che hanno una presenza molto limitata sul web a causa dei severi limiti imposti dalla farmacovigilanza nella comunicazione diretta con i pazienti; dall'altra, c'è un settore ad alta marginalità, con l'abitudine a grandi investimenti in ricerca e a test severissimi su ogni prodotto che viene presentato e immesso sul mercato; condizioni favorevoli all'approccio al digitale, alla comprensione delle sue potenzialità e all'avvio di progetti ben finanziati, con team di ottimo livello e ben supportati da un contesto che vuole capire l'innovazione.

I soggetti della "digital health" sono, come in altre industrie, gli "incumbent", cioè i player tradizionali del settore farmaceutico, le grandi aziende di tecnologia e un numero imprecisato di startup e aziende giovani. Tutti e tre questi soggetti muovono l'innovazione e provano spesso a stabilire forme di collaborazione; intorno a loro, un contesto regolatorio molto complesso, fatto di diversi organismi istituzionali nazionali o sovrannazionali, e i numerosi centri pubblici e privati di erogazione della sanità. A Berlino, lo scorso 17 e 18 novembre, si è tenuta la prima edizione della conferenza Frontiers Health, organizzazione tutta italiana, con le startup al centro e intorno molti Venture Capitalist e i grandi gruppi (Bayer, Merck, Novartis, Roche). La presenza dell'ente regolatorio europeo EMA (European Medicines Agency) è stata poi l'occasione per ribadire un concetto che non si ascolta di frequente in ambienti di startup ad alto tasso di tecnologia: l'esistenza di regole garantisce la definizione degli standard che devono essere garantiti per qualsiasi soluzione che riguardi la salute delle persone; l'ente regolatorio non è un nemico, ma un partner che aiuta, anche e soprattutto le startup, a essere "compliant" nel percorso di accesso al mercato.

Da Frontiers Health sono emersi quasi tutti i trending topic che caratterizzano questa fase di trasformazione digitale del settore della salute. Vediamoli.

"Il Paziente al centro"

Come in tutte le altre industry, il web disintermedia. Il paziente diventa parte attiva perché al sorgere di un sintomo, di una preoccupazione, cerca sui motori e sui social media; e trova. E lì bisogna esserci, quando comincia la conversazione; bisogna esserci con la qualità e l'affidabilità dei contenuti, con il migliore posizionamento possibile. Molti sono i modi; da anni si stanno affermando piattaforme per la prenotazione di visite ed esami specialistici più o meno in tutto il mondo. A Berlino era presente la francese Doctolib (che aveva chiuso un round da 20 milioni nel 2015 dopo soli 18 mesi di attività) che punta a scalare in tutta Europa; attualmente passano attraverso questa piattaforma (che è ovviamente anche un'app) quasi 5,5 milioni di prenotazioni al mese e il beneficio, oltre che dei pazienti e dei medici, è del sistema sanitario nazionale, che riesce a indirizzare i pazienti in maniera molto più efficiente. La tedesca Medigo è una piattaforma che offre servizi di turismo medico: le migliori cure, ai migliori prezzi, nel mondo; compresi tutti i servizi di viaggio, trasferimento interno, alloggio. Mentre la startup spagnola Mediktor, che deve ancora arrivare sul mercato, indirizza i pazienti verso una visita specialistica oppure verso l'automedicazione: l'obiettivo è ridurre le visite inutili e la promessa, in base ai test effettuati, corrisponde a un -7%.

Ma "paziente al centro" vuol dire anche aiuto nel gestire la propria patologia, prevenzione e massima qualità di vita. Malattie a larghissima diffusione come il diabete o le disfunzioni cardiovascolari implicano il controllo più preciso possibile di determinati parametri, che dipendono anche da molti fattori esterni, e azioni conseguenti. App come mySugr (Austria), usata da oltre 850.000 pazienti di diabete, o Amicomed (Italia) sono strumenti che affiancano le terapie esistenti accrescendo l'aderenza e introducendo abitudini che migliorano la qualità della vita in modo molto significativo. Come in molti altri settori, la combinazione di un contenuto ottimo e ben organizzato e di un'interfaccia che garantisce un'eccellente esperienza d'uso fanno la differenza tra le poche app che riescono a conquistarsi una visibilità e le centinaia di migliaia che rimangono nell'ombra.

"Aderenza alla terapia"

La mancanza di aderenza alle terapie genera per i sistemi sanitari nazionali dispersione di risorse e inefficienza che alcuni anni fa era stata stimata per gli Stati Uniti in costi incrementali nell'ordine di 100 miliardi di dollari all'anno. Oltre al danno per i pazienti e a relazioni più faticose per gli specialisti con i propri pazienti.

Qualunque contributo la tecnologia possa fornire per incrementare il tasso di aderenza è dunque di enorme rilevanza. Si va da Trillio (Italia), uno strumento molto semplice (e la semplicità è un parametro molto importante quando si parla di aderenza alla terapia) come un alert che segnala quando si deve assumere un farmaco indicando il dosaggio e mandando un segnale in remoto a caregivers e medici, fino a Proteus Discover (USA), un sistema che prevede un sensore delle dimensioni di un granello di sabbia che il paziente ingerisce insieme alla medicina prescritta, un altro sensore/cerotto applicato all'altezza dello stomaco, un'app e un portale/admin collegati al sensore esterno. Questo sistema, che ha avuto l'approvazione FDA nei primi mesi del 2016, consente di incrociare i dati relativi all'azione del farmaco con le attività svolte dal paziente (cibi ingeriti, attività fisica, sforzi di altra natura, emozioni) fornendo non solo un controllo in tempo reale dell'efficacia della terapia, ma anche possibilità molto superiori di personalizzare la terapia stessa.

"Big Data"

Se il paziente è al centro e usa bene gli strumenti che gli vengono messi a disposizione, non solo aumenta l'aderenza alla propria terapia, ma genera una quantità incredibile di dati. Dati utilissimi che interessano molto al sistema sanitario nazionale, alle imprese, alle compagnie di assicurazione e ai ricercatori, che in ogni caso devono affrontare il tema della sicurezza, per il quale sono attive soluzioni specifiche come la startup italo-tedesca Chino.io.

I sistemi sanitari nazionali possono disporre di moltissimi feedback sull'erogazione del loro servizio, mentre le compagnie di assicurazione possono migliorare in maniera significativa e personalizzata la determinazione del grado di rischio di ciascun paziente; da qui l'attenzione crescente a prendere in considerazione la rimborsabilità di alcune app.

I ricercatori sono da sempre a caccia di dati che dimostrino le proprie scoperte. Ma anche l'intelligenza artificiale si nutre di dati, dai quali si possono ottenere risultati terapeutici straordinari.

"AI"

Un esempio è Turbine che sfruttando un data base di milioni di combinazioni molecolari riesce a simulare come si diffonde un tumore e usando intelligenza artificiale è in grado in 48 ore di formulare una combinazione ottimale di terapie personalizzata sul paziente e sul tipo di tumore e a bilanciarla di continuo in base alle risposte alla terapia stessa. Tenendo conto che finora un risultato meno affidabile era ottenibile in mesi di trials, l'impatto di Turbine (un progetto ungherese, ma sviluppato con il contributo delle migliori medical schools del mondo) potrebbe essere rivoluzionario.

Di tutt'altro genere e portata, ma non meno importanti, sono gli esempi di intelligenza artificiale dietro chatbots istruiti a rispondere a domande di primo livello all'apparire di certi sintomi. Esempi sono le inglesi YourMD e Babylon Health o il sistema da casa supportato da Alexa, un'azienda di Amazon, prodotto in collaborazione con il Boston's Children Hospital e installabile su alcuni device compatibili (al momento tutti prodotti da Amazon): i genitori possono in ogni momento interrogare Alexa se certi sintomi che appaiono o si ripetono possono essere curati con o senza l'intervento di un dottore.

"Weareable"

Oltre a tutto ciò che conosciamo soprattutto sul fronte della prevenzione (vivere bene, alimentarsi in modo corretto, praticare i giusti sport) esistono numerose altre applicazioni anche per portatori di handicap o pazienti affetti da malattie degenerative quali la SLA o la sclerosi multipla. Brain Control (Italia) è un casco che intercetta alcuni segnali cerebrali e li converte in linguaggio.

Nei casi di patologie diffuse, l'uso di oggetti a scopo terapeutico da parte del paziente entra nel quotidiano, diventa abitudine; anche il design, inteso come modalità per migliorare l'uso quotidiano e ripetuto di determinati oggetti e, in definitiva, come modalità per migliorare la vita dei pazienti, assume un ruolo importante. L'app americana OneDrop, oltre a essere un sistema per la gestione quotidiana del diabete (simile a mySugr), ha lavorato moltissimo sull'interfaccia e produce oggetti glucometri e iniettori di insulina che sono veri e propri oggetti di design.

"Reimboursement"

Anche in Europa i medici cominciano a prescrivere app come componente terapeutica di certe patologie; e le assicurazioni sanitarie a rimborsarle. È il caso di Tinnitracks sviluppata dalla tedesca Sonormed e da circa un anno rimborsabile per i pazienti tedeschi che soffrono di tinnito, un fastidio all'orecchio che si cura adattando i suoni ai toni della frequenza misurata e rilevata al paziente. Tinnitracks fa tutto questo. È un passo importante ed è la prova più evidente di come oltre alla chimica anche soluzioni tecnologiche digitali siano entrate a far parte della strumentazione terapeutica del medico.

Questi i trend principali emersi a Berlino; molti sono figli della trasformazione digitale in atto e dell'emergere di interconnessioni inedite e Frontiers Health è stata un'ottima rappresentazione dell'ecosistema attraversato dal cambiamento: l'aver messo al centro di questo ecosistema le startup è una scelta di campo precisa, ricca di ottimismo e fiducia verso l'innovazione. La struttura e le caratteristiche specifiche dell'industria della salute, incluse le sue rigide forme di regolamentazione, sembrano essere un contesto favorevole a tali ottimismo e fiducia.

*Marco Ferrario è Founder and Ceo presso Bookrepublic

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