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Digital transformation via low code: il Molise forma i suoi esperti 

Venti borse di studio, per 175 ore di didattica ICT, più 500 di stage in azienda. Il risultato sperato è un aumento di occupazione nel Sud Italia e un ampio bacino di talenti low code a cui attingere. Si tratterebbe di Digital Consultant, esperti nell’attuare una trasformazione digitale tramite low code. Questi sono i numeri e i goal del master che Appian e il suo partner strategico Key Partner stanno portando avanti, assieme all’Università del Molise, convinti che “alle aziende, oggi, serve chi risolve i problemi, non chi sa scrivere un bel codice”.

Pubblicato il 17 Mar 2023

formazione

È dall’intraprendenza pragmatica di due giovani laureate in economia che è nata l’idea di lanciare un nuovo master di primo livello, unico nel suo genere. È intitolato “Digital transformation: metodologie e tecnologie innovative”. Sarà in Molise e utilizzerà la piattaforma low code di Appian come strumento per realizzare progetti per clienti veri. Si parte da quelli italiani, con l’idea di raggiungere poi aziende con sedi in Europa.

“Tutto è iniziato durante un master sulla digital transformation, focalizzato su diritto ed etica. Era previsto un project work di 200 ore e due studentesse con background economico hanno insistito per mettersi in gioco, chiedendoci di poter realizzare un vero e proprio progetto operativo. L’università ha trovato in Key Partner una realtà disponibile a credere nelle due giovani e supportarne l’ambizione. Grazie alla piattaforma Appian, affiancate da questa azienda, sono riuscite a realizzare un software perfettamente funzionante e utile. La loro impresa ci ha piacevolmente colpito e ci ha suggerito di realizzare questo nuovo master assieme, rivolgendoci a persone con background diversi” racconta Rocco Oliveto, Professore ordinario di Software Analytics dell’Università del Molise e Responsabile didattico del Master.

Digital transformation: non sarà solo una mission IT

Agli informatici non è vietato l’ingresso in aula. Semplicemente, il master si rivolge direttamente a chi è laureato in altre discipline ma ha una predisposizione per la tecnologia. Vuole essere il percorso che permette di giocare comunque un ruolo da protagonista nella trasformazione digitale, pur non sapendo tutto sul coding. “Inizieremo dalle basi di un sistema software e dai vari strumenti teorici. Grazie alla piattaforma Appian, poi, insegneremo a persone non laureate in informatica, a creare un vero e proprio software da zero. Vogliamo allargare il bacino di persone in grado di farlo, il low code facilita il lavoro” spiega Oliveto. Se non altro, è un modo per far sì che sempre più persone partecipino e supportino la digital transformation all’interno delle aziende. Non deve restare una “missione speciale” del team IT.

Dal punto di vista di un’azienda di consulenza tecnologica come Key Partner, l’obiettivo è anche quello di creare occupazione in una regione spesso “dimenticata” come il Molise. Questa apertura geografica verso il Sud Italia, è uno dei tanti frutti dello smart working imposto dalla pandemia.

La sede di Termoli è infatti stata aperta proprio in quel periodo, dopo le due “storiche” di Milano e Roma. Nei suoi spazi si proietta “una visione strategica di lunghissimo periodo. L’idea è di mettere in contatto le grandi aziende con le risorse di questa Regione, facendo noi da punto di interconnessione. C’è un importante mismatching di domanda e offerta, assieme all’università vogliamo contribuire a colmare quel gap di 500.000 posti oggi vacanti nell’ICT” afferma Lino Del Cioppo, AD di Key Partner e Direttore del Master.

Una mission salvifica per aziende come Appian che non nascondono la difficoltà nel reperire talenti. Lo stesso Fabio Scottoni, Senior Director Alliances di Appian ammette: “Stiamo crescendo significativamente, anche in Italia, e soffriamo pesantemente la carenza di risorse con le skill a noi necessarie. Da tempo cercavamo soluzioni per alleviare questa endemica mancanza, ma ci servivano i partner adeguati. Ora li abbiamo. Si parte”.

A scuola di low code per digitalizzare l’Italia

Le lezioni inizieranno attorno ad aprile, per lasciare spazio, in estate, alla parte pratica, ma tutto deve terminare entro aprile 2024. Il piano didattico prevede 175 ore di lezione in ambito ICT: saranno in parte in presenza in parte in via telematica, per andare incontro alle esigenze di tutti e mostrare coerenza con la digital transformation. Key Partner, con i suoi esperti, ne dedicherà 40 a un focus in ambito system integration e automation, con l’utilizzo della piattaforma low code Appian. A seguire è previsto anche uno stage di 500 ore presso il suo Hyperautomation Hub di Termoli.

In entrata, 20 studenti su un massimo di 30 iscritti, potranno usufruire delle borse di studio, 10 offerte dall’azienda e 10 parzialmente finanziate dall’università. In uscita, il mondo del lavoro potrà usufruire di altrettanti giovani formati come Digital Consultant. Questa dicitura starebbe a indicare professionisti altamente specializzati, in grado di governare il processo di trasformazione digitale attraverso tecnologie low-code.

“Avranno tutte le competenze oggi richieste per lavorare con realtà che usano piattaforme low-code. Sono quelle sempre più richieste, oggi, in un mercato in cui gli informatici mancano, e vengono ricercati dalle aziende prima ancora che si laureino” spiega Scottoni. Che la via del low code possa rappresentare una buona soluzione alla carenza di informatici ne è convinto anche Oliveto, che aggiunge un altro carico a questa scommessa. “Per la digital transformation non servono per forza esperti di coding. Le aziende cercano chi sa risolvere i loro problemi. Il low code permette di non perdersi e di non perdere tempo in dettagli che altri hanno già risolto. Dovrebbe essere insegnato anche negli stessi corsi di informatica, è una opzione su cui noi stiamo in qualche modo riflettendo”.

Il Molise scommette sul low code e sui giovani

Nel frattempo, Key Partner e l’Università del Molise avanzano a braccetto sugli altri progetti in programma e in corso. A Termoli, ad esempio, l’Hyperautomation hub dell’azienda mira a passare da 30 a 100 dipendenti entro un paio di anni. Qualcuno conta di “accaparrarselo” tra gli studenti del master, ma ci potrebbe essere a disposizione a km zero anche qualche informatico. Nel prossimo anno accademico, infatti, l’università mira a “spostare in questa città una parte della triennale di informatica, il percorso più orientato alla software technology e alla parte più operativa” spiega Oliveto.

Appian, da parte sua, non sta a guardare. Mentre il Molise sembra volersi candidare a futura fucina di talenti low code, l’azienda prosegue con #lowcode4all, il suo programma per democratizzare l’accesso ad una carriera nel low-code. Una iniziativa in corso, in linea con il master, avviata proprio in risposta quella costante carenza di sviluppatori che rischia di ostacolare la sua crescita, anche e soprattutto nella stessa Italia.

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