Matteo Achilli, laureando alla Bocconi di Milano, ha cominciato quasi per gioco nel 2012, a 19 anni, a pensare a un social network per aiutare le persone a trovare lavoro. L’dea è nata quando, all’ultimo anno di liceo, per scegliere l’università, guardava con i compagni di classe le classifiche dei diversi atenei. “E’ venuta da lì l’idea di fare un ranking per i candidati al lavoro che potesse essere utile anche alle aziende”, racconta a ZeroUno che l’ha incontrato in occasione di Restart Europe, all’interno di Digital Venice, settimana di incontri sul futuro digitale europeo. Il forum, promosso da Microsoft con altri partner, ha messo a confronto 160 giovani innovatori europei che hanno indicato un programma per l’Europa digitale e lo hanno consegnato alla vice presidente della Commissione Europea Neelie Kroes. Le proposte riguardano 5 ambiti dove lo sviluppo del digitale potrebbe portare all’Europa crescita economica, posti di lavoro e coesione: digital education, digital economy, digital jobs, digital city, digital democracy.
La startup è nata grazie ad un algoritmo per attribuire un punteggio ai curricula compilati online in modo guidato nella stessa logica di un profilo su un social network. I dati vengono immagazzinati dal database e viene attribuito un punteggio che tiene conto di titoli accademici, esperienze professionali e personali, conoscenza delle lingue… Il portale è stato sviluppato a costi estremamente contenuti da studenti. “L’algoritmo è pubblico e il punteggio assegnato è standardizzato – sottolinea Achilli – Il lancio del sito Egomnia [ndr: dal latino ego (io) e omnia (tutti)] ha conciso con la quotazione in Borsa di Facebook e il dibattito sulla riforma Fornero sul lavoro; due eventi che ci hanno aiutato ad ottenere grande visibilità mediatica”. Il dibattito sulla legge Fornero ha infatti portato all’attenzione la difficoltà per i giovani di trovare lavoro (che Egomnia potrebbe aiutare a ridurre), mentre la quotazione di Facebook ha portato alla ribalta un personaggio come Mark Zuckerberg, un giovane “normale”, capace di creare un impero grazie all’idea innovativa di social network ( da cui Achilli ha tratto ispirazione).
Da allora sono stati fatti passi da gigante. Nella prima metà di luglio di quest’anno la fama di Egomnia ha varcato la Manica: la BBC ha inserito Achilli nel programma “The Next billionairs”, indicandolo come il Mark Zuckerberg italiano.
In 24 mesi la startup, con una versione beta del software, ha raccolto quasi 300mila curricula ed ha indicizzato 700 imprese. “Attingono ai nostri servizi non solo le aziende, ma anche enti locali, sindacati, cacciatori di teste, università – aggiunge – In questo modo abbiamo aiutato tanti giovani talenti a trovare lavoro. Le aziende si sono dichiarate soddisfatte del nostro servizio ma ci hanno anche fornito suggerimenti utili per migliorarlo, che noi abbiamo raccolto e utilizzati per la nuova versione”.
Per espandere ulteriormente il business sono in cantiere alcune partnership internazionali per rafforzare la struttura commerciale e rendere più robusta l’infrastruttura tecnologica in modo da poter supportare l’aumento del traffico. Uno dei partner internazionali sarà quasi certamente Microsoft, che da tempo tiene Egomnia sotto osservazione, anche se Achilli non lo esplicita.
I prossimi passi prevedono il rilascio di una versione premium a pagamento per le aziende (mentre fino ad oggi i servizi erano totalmente gratuiti) e l’aumento di attività verso le imprese con lo sviluppo di soluzioni software per la gestione delle risorse umane che includano sempre più le logiche dei social network e siano fruibili via web.
“Tante aziende ci hanno cercati ma puntiamo in questa fase soprattutto ad accordi con alcuni importanti brand che possono fare da volano ad un’ulteriore espansione”, dice Achilli.
Ad oggi Egomnia ha operato in Italia, ma è in fase di apertura una sede in Brasile e stanno per essere rilasciate versioni del portale in inglese e in portoghese.
“Fino ad ora siamo andati avanti senza finanziamenti ma forse ora potrebbe essere il momento di trovare altri soci per condividere la proprietà oggi detenuta da me al 100%”, conclude Achilli.