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FAIR: ecco cosa farà il partenariato esteso sull’intelligenza artificiale

Un hub di ricerca e innovazione, multidisciplinare e aperto a un sistema pubblico e privato, con l’obiettivo di tradurre in servizi i risultati della ricerca e contribuire allo sviluppo dell’intelligenza artificiale

Pubblicato il 06 Apr 2023

concept di intelligenza artificiale e collaboration

Porre le nuove basi scientifiche per l’intelligenza artificiale del futuro è l’obiettivo forte e ambizioso che riunisce, per la prima volta, il mondo della ricerca italiana sull’IA.

FAIR (Future Artificial Intelligence Research) è il partenariato esteso sull’Intelligenza artificiale, finanziato con 114,5 milioni di euro dal Ministero dell’Università e della Ricerca all’interno del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr).

Il partenariato, coordinato dal Consiglio Nazionale delle Ricerche, attualmente comprende sul territorio nazionale, quattro enti di ricerca, quattordici università, sette aziende e coinvolge 350 ricercatori.

Ma è, soprattutto, un progetto in linea con il programma strategico nazionale (approvato dal Governo a novembre 2021). In parte va a colmare un punto di debolezza dell’Italia sui pochi investimenti nelle tecnologie di IA, dall’altro, abbraccia e fa propri, quei principi necessari per garantire lo sviluppo, l’implementazione e l’uso di sistemi basati su un’intelligenza artificiale affidabile. Al centro di tutto, invece, la necessità di rendere la ricerca scientifica più vicina ai bisogni collettivi facendo colloquiare realtà accademiche ed industriali.

“Esiste una comunità scientifica intorno all’intelligenza artificiale in grado di dare un contributo innovativo, promuovere un ecosistema aperto e lavorare insieme” questo l’incipit di Giuseppe De Pietro direttore Cnr-Icar e presidente di FAIR durante la presentazione del progetto presso l’Area della Ricerca del Cnr di Pisa, sede del partenariato.

fair

Passare dalla frammentarietà a un sistema coordinato e interdisciplinare

Nonostante la rilevante attività della ricerca, in Italia non c’è mai stata una cabina di regia legata all’intelligenza artificiale. Sono ancora pochi i profili qualificati e il divario di genere è significativo (le donne coinvolte nei progetti di ricerca sull’intelligenza artificiale non superano il 20%). Tra i compiti del partenariato ci sarà anche quello di aumentare il numero di ricercatori coinvolti (si parla di 150 ricercatori a tempo determinato e 100 dottorandi) garantendo il 33% di donne.

Ma il contributo della ricerca sarà orientato, prima di tutto, a un approccio interdisciplinare che integra i diversi metodi scientifici, le tecnologie e, non ultime, le competenze che vanno ad allargarsi fino a comprendere discipline legate all’etica, giuridiche o sociali.

Un cambio di paradigma che avvicina l’intelligenza artificiale alle grandi sfide del mondo reale come afferma Paolo Traverso, coordinatore scientifico nel progetto FAIR per la Fondazione Bruno Kessler: “Nella prevenzione delle malattie è importante avere un’intelligenza artificiale che impara dai dati ma anche dai modelli. Un medico sa dire se un dato è importante, se può essere scartato o meno”.

Un approccio integrato, come quello che unisce dati e modelli, è parte del contributo che la Fondazione FBK darà all’interno del partenariato.

Creare un equilibrio tra ricerca di base e ricerca industriale

L’utilizzo di tecnologie di intelligenza artificiale nel mondo reale è ancora legato a sistemi considerati a basso rischio. La linea di ricerca che coinvolge il partenariato guarda a sistemi collaborativi, evoluti e in grado di adattarsi a nuove soluzioni in contesti complessi, con applicazioni che vanno dalla robotica industriale al settore bancario, alla difesa o alla salute, ma anche alla gestione dei dati della pubblica amministrazione. Per questo devono soddisfare requisiti di alta qualità.

Ad esempio, sui temi della misurabilità e della certificabilità lungo tutta l’AI. “I sistemi di intelligenza artificiale sono poco trasparenti e spesso rappresentano una scatola chiusa. Servono metodi rigorosi anche per poter certificare” afferma Luca Iocchi coordinatore del progetto per l’Università Sapienza di Roma.

Accanto a queste esigenze, c’è anche il bisogno di una nuova generazione di algoritmi robusti e adattivi. Il Politecnico di Torino partecipa alla ricerca con l’obiettivo di progettare nuovi algoritmi ottimizzati per hardware edge ed exascale e adattare algoritmi esistenti di intelligenza artificiale alle necessità di nuovi sistemi di calcolo computazionali.

Una sfida cruciale, cui si affianca quella da un punto di vista green, portata avanti dall’Università della Calabria che mira a definire una nuova generazione di sistemi e algoritmi di intelligenza artificiale in grado di sovrastare gli impatti negativi come il consumo di risorse e di energia nelle infrastrutture computazionali.

Gli Spoke e il ruolo dell’Hub: il futuro del FAIR

Come previsto dal bando (Missione 4 – Istruzione e ricerca) del PNRR, la struttura del partenariato si basa sul modello Hub e Spoke, dove l’hub coordina e rendiconta al MUR mentre gli spoke (università o enti di ricerca) gestiscono le attività scientifiche.

Dieci aree tematiche, una per ogni spoke, affrontano l’intelligenza artificiale da diversi punti di osservazione: umano-centrica, integrativa, resiliente, adattiva, di alta qualità, simbiotica, edge/exascale, pervasiva, ecologica, sostenibile e bio-cognitiva. In parallelo è prevista una seconda dimensione di progetti trasversali che integrano e riuniscono più spoke.

Il partenariato FAIR, inoltre, collaborerà con il Dottorato Nazionale in Intelligenza artificiale. Alle sette aziende coinvolte (Bracco, Deloitte, Expert.ai, Intesa Sanpaolo, Leonardo, Lutech, STMicroelectronics) se ne aggiungeranno altre insieme alle Pubbliche Amministrazioni che hanno già manifestato il loro interesse diretto.

Il progetto finanziato per tre anni non si fermerà. L’obiettivo è creare attorno a FAIR un ecosistema di aziende ed enti interessati ad utilizzare i risultati scientifici prodotti dalle attività della Fondazione. “Si guarda al futuro e una sfida al centro dell’Hub sarà la ricerca di capitali per investire nella continuità delle ricerche” afferma Maria Chiara Carrozza presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche a conclusione della presentazione del partenariato.

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