Mercati

Finance, i fattori esterni e interni che stanno trasformando il settore

È uno dei comparti più digitalizzati, ma negli ultimi anni sta vivendo una profonda trasformazione grazie a nuove tecnologie digitali e, di conseguenza, a differenti modalità di accesso ai servizi finanziari. Quali sono gli elementi esterni e interni alle aziende che guidano questo cambiamento? Le risposte dall’intervista a Filippo Renga, Direttore Osservatorio Fintech & Insurtech della School of Management del Politecnico di Milano

Pubblicato il 16 Mag 2018

Finance, i fattori esterni e interni che stanno trasformando il settore

“Quando parliamo del Finance, ci stiamo riferendo a uno dei settori più digitalizzati. Ma se la digitalizzazione del sistema finanziario non è una novità degli ultimi anni, quello a cui stiamo assistendo oggi è un profondo cambiamento del modello di business incentrato su due elementi: l’informazione, che è diventata non solo il dato alla base di ogni servizio offerto, ma in molti casi la vera fonte di vantaggio competitivo; la velocità delle spinte al cambiamento che si stanno manifestando attraverso una continua ridefinizione dei confini della competizione”, esordisce Filippo Renga, Direttore Osservatorio Fintech & Insurtech della School of Management del Politecnico di Milano, nell’intervista rilasciata a ZeroUno per scattare una fotografia del settore Finance, dove comprendiamo sia il mondo bancario sia il mondo assicurativo perché se, come vedremo nell’articolo Finance: le tecnologie abilitanti la trasformazione e l’impatto sui processi, ci sono specifiche applicazioni per i due ambiti, il processo di trasformazione e le tecnologie abilitanti sono assimilabili, tanto che lo stesso Politecnico indaga congiuntamente i due settori.

Le spinte esterne che stanno modificando il Finance

Sono tre i fattori di spinta provenienti dall’esterno che l’Osservatorio evidenzia come particolarmente rilevanti nella trasformazione del mondo Finance:

  • ampliamento del mercato competitivo con l’ingresso di nuovi attori: l’esperienza vissuta con PayPal o alcune soluzioni di Mobile Banking e di Mobile Payment in mercati unbanked (ossia dove la stragrande maggioranza dei cittadini non ha un conto corrente bancario) come la Cina, ha dimostrato che alcuni attori completamente avulsi dal mercato finanziario possono incidere in modo sostanziale su alcuni segmenti dei servizi finanziari. L’Osservatorio ha censito 51 attori di questo tipo a livello internazionale che stanno offrendo una o più soluzioni proprietarie (ne sono state censite 123 per complessivi 157 servizi finanziari) sviluppate in modo autonomo (60%), in partnership con attori finanziari tradizionali (24%) o con altri attori non finanziari (16%). Secondo l’analisi svolta dal Politecnico, il 78% del campione (40 realtà a livello internazionale) è composto da attori che rappresentano una minaccia potenzialmente importante per gli incumbent del mondo finanziario.
  • dinamicità delle startup Fintech: i finanziamenti ricevuti dalle startup Fintech sono nell’ordine di svariate decine di miliardi di dollari a livello mondiale, anche se poche di queste sono riuscite a imporsi come market maker su un servizio o un segmento finanziario. Il segno importante che invece lasciano nelle imprese del settore è nelle nuove direzioni e frontiere che aprono, nei nuovi modi di operare e nelle nuove competenze che, a diverse velocità, approdano nelle strutture organizzative degli attori tradizionali, introducendo forti cambiamenti.
  • nascita di ecosistemi alternativi al trust bancario: è tutto il mondo delle criptovalute e della blockchain che ha aperto la porta a nuove modalità per gestire il trust nelle transazioni, con sistemi alternativi ai metodi tradizionali. Le criptovalute utilizzano tecnologie di tipo peer-to-peer su reti i cui nodi sono computer di utenti disseminati in tutto il mondo, sui quali vengono eseguiti programmi che “autorizzano” lo scambio della criptovaluta: le transazioni avvengono dunque senza alcuna mediazione di terzi, una banca, e non c’è un’autorità centrale che le controlla.

I motori di cambiamento all’interno del Finance

“Le spinte esterne al mercato finanziario hanno storicamente e largamente prevalso su quelle interne al settore come driver di cambiamento per gli istituti finanziari. Ma recentemente stiamo assistendo alla nascita di importanti trasformazioni anche all’interno di alcune organizzazioni bancarie e finanziarie”, afferma Renga che ne sottolinea in particolare tre:

  • maggiore presa di coscienza della creazione di valore attraverso la gestione dei dati: anche se l’Osservatorio allerta sul fatto che la strada da percorrere è ancora lunga, si evidenzia che solo nell’ultimo anno il mercato italiano dei big data analytics per il settore bancario è cresciuto di quasi il 30%, primo fra tutti settori, anche a livello di quota di mercato (pari al 28%), e questo nonostante un forte incremento in settori legati alle tematiche di Industria 4.0, che hanno tra l’altro beneficiato in modo rilevante di incentivi. Rimane più arretrato il settore assicurativo;
  • diffusione dell’intelligenza artificiale: sono numerose le iniziative basate su tecnologie di intelligenza artificiale e machine learning. L’Osservatorio ha censito più di 50 chatbot utilizzate da istituti finanziari a livello internazionale e oltre 110 iniziative di Robo Advisoring (“consulenti finanziari” digitali che investono il patrimonio del cliente tramite algoritmi basati sul calcolo del rischio e il rendimento desiderato);
  • nuove forme organizzative adatte a un finanza nativa digitale: mutuando modelli organizzativi dai paradigmi Agile o dalle startup, supportati da nuovi strumenti digitali, le organizzazioni (o almeno parte di esse) si strutturano in modi molto più adatti alle esigenze di un mercato digitale in continua e veloce evoluzione. Ne è un esempio l’innovazione del retail bancario: l’indagine compiuta dall’Osservatorio su oltre 50 banche e 15 gruppi bancari evidenzia come si sia avviato un profondo processo di trasformazione nell’interazione con il cliente, con una volontà da parte degli istituti di ripensare gli spazi e le modalità di servizio per gli utenti. L’indagine condotta dall’Osservatorio mostra come la maggior parte delle filiali sia ancora di tipo tradizionale, basata cioè su uno sportello al quale i clienti si rivolgono per qualsiasi tipo di operazione, ma si segnalano alcuni cambiamenti: una minoranza di banche ha installato chioschi self-service all’interno di alcune filiali che permettono al cliente di svolgere in autonomia alcune operazioni informative e dispositive; alcuni istituti stanno perseguendo lo stesso obiettivo lavorando sulle funzionalità degli ATM presenti all’esterno delle banche; i vari device digitali sono ormai canali portanti della strategia retail delle banche (il 38% dei clienti totali delle banche risulta attivo tramite PC; un po’ meno diffuso il canale mobile anche se l’Osservatorio ne prevede un rapido ampliamento).

L’utilizzo dei servizi Fintech da parte degli utenti finali

Concludiamo questa analisi delle dinamiche di mercato del Finance con l’indagine condotta dall’Osservatorio con Nielsen Italia sul livello di utilizzo di servizi Fintech rivolti a un’utenza consumer (survey su un panel di 1.510 persone rappresentativo della popolazione in Internet in Italia) (figura 1): il Mobile Payment è in questo momento il servizio più utilizzato tra gli utenti Internet italiani (il 15% dichiara di averne fatto uso nell’ultimo anno) mentre il Robo Advisoring chiude la fila, come era naturale aspettarsi, in quanto la gestione dei risparmi è un servizio che tocca una porzione più limitata dell’utenza consumer. Il Robo Advisoring è però l’unico servizio il cui livello di conoscenza cresce in modo significativo (dal 12% al 30%) se si restringe il campione ai soli Millennials.

La conoscenza dei nuovi servizi Fintech da parte degli Italiani
Figura 1 – La conoscenza dei nuovi servizi Fintech da parte degli Italiani Fonte: Osservatorio Fintech & Insurtech della School of Management del Politecnico di Milano e Nielsen Italia

In questo momento, rileva l’indagine, le banche non sembrano dover temere la competizione di altri attori nell’offerta di servizi legati alla gestione dei risparmi e ai finanziamenti: il 67% della popolazione Internet italiana dichiara che anche in futuro si affiderebbe alla propria banca per gestire i propri risparmi, valore che scende al 57% per l’accesso a un prestito (figura 2).

Un ambito che risulta invece ancora poco impattato dalle soluzioni digitali è l’offerta di servizi alle PMI: l’offerta tradizionale di servizi bancari è ampia e diversificata (l’indagine ha rilevato che nei primi 21 istituti bancari censiti, ciascuno offre mediamente circa 30 servizi specifici per le PMI), ma non è accessibile via Internet mentre si rileva che all’estero esistono già soluzioni di finanziamento a lungo termine disponibili interamente online così come per i prestiti veloci, quasi assenti in Italia, all’estero molto più diffusi.

Gli attori a cui gli utenti si affiderebbero
Figura 2 – Gli attori a cui gli utenti si affiderebbero – Fonte: Osservatorio Fintech & Insurtech della School of Management del Politecnico di Milano e Nielsen Italia

L’erogazione di servizi innovativi ai consumatori finali e l’offerta di servizi online alle PMI può rappresentare un’opportunità per le banche medie “fortemente penalizzate dalla riduzione (se non eliminazione) dei ricavi derivanti da servizi tradizionali (un esempio per tutti, i bonifici) – spiega Renga – e una strada che queste realtà possono percorrere è quella di una collaborazione con soggetti esterni al mondo tradizionale finanziario (dalle startup ai player dell’innovazione digitale) andando così a configurare una filiera un po’ diversa rispetto al passato”.

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