Finanziare consorzi e non singole aziende

Aiutare le piccole aziende ad elevare il proprio livello puntando sul ruolo di traino delle medie imprese. Un nuovo modello di collaborazione e’ la scommessa di politecnico innovazione di Milano

Pubblicato il 02 Mar 2005

“Se le piccole aziende vogliono mantenersi sul mercato sono costrette a cooperare fra loro”. È questa la convinzione di Sergio Campodall’Orto, Consigliere delegato di Politecnico Innovazione, che la supporta con un esempio concreto: “In occasione di un viaggio di lavoro a Monaco ho avuto contatti con grandi aziende automobilistiche tedesche che hanno fra i loro fornitori molte piccole imprese italiane; ma oggi per loro sta diventando un grosso problema trattare con tante singole aziende e preferirebbero un unico interlocutore, come un consorzio che si facesse garante della qualità e trattasse la fornitura completa delle diverse componenti”.
È questo un esempio che dimostra come la riconosciuta  eccellenza delle Pmi italiane in aree di nicchia non sia più sufficiente e dunque la cooperazione fra imprese può rappresentare un’alternativa alla crescita della singola azienda. La scommessa di Politecnico Innovazione è dunque aiutare le piccole aziende ad elevare il proprio livello puntando inizialmente sul ruolo di traino delle medie imprese verso i propri fornitori. “Auspicando che la media impresa trascinasse le piccole verso l’innovazione, abbiamo avviato un programma finalizzato ad elevare il livello delle piccole imprese”, ricorda ancora Campodall’Orto. Lo strumento scelto è stato un’infrastruttura di collaborazione creata da Politecnico Innovazione, poi sperimentata e messa a punto in collaborazione con alcune medie imprese e la loro galassia di piccole imprese fornitrici. Conclusa la prima fase, in questo contesto si è voluto sperimentare (grazie anche al finaziamento pubblico rivolto al settore artigiano) un nuovo modello: la collaborazione fra pari, senza imposizione dall’alto da parte di un soggetto con maggior peso contrattuale. “Lo strumento informatico può abilitare e favorire un indirizzo già in atto”, avverte però Campodall’Orto. “Ma la difficoltà principale non deriva tanto dallo strumento informatico, quanto dalla necessità di convincere le persone a collaborare. Siamo arrivati alla conclusione che l’ambito migliore di sperimentazione sia il consorzio fra imprese”. Anche in questo caso non mancano le difficoltà: nella maggior parte dei consorzi, quando si deve cooperare a livello commerciale, nascono problemi di tipo gestionale. La piattaforma informatica è dunque uno strumento utile, ma non sufficiente, che può favorire la collaborazione offrendo concreti vantaggi.  L’esempio più evoluto fornito da Campodall’Orto si riferisce a un consorzio (Comarp , vedi articolo a pagina 74), che ha effettiva autonomia d’intervento rispetto alle associate: è in concorrenza con le stesse aziende, le aggrega demandando parte della produzione a ciascuna, esegue i preventivi in linea. La piattaforma in questo caso consente di uniformare attività precedentenetemente scoordinate in termini di mezzi di comunicazione e formati, in una situazione dove però erano già in atto forme di cooperazione avanzate. La sfida è ora impiegare la piattaforma di collaborazione per promuovere la cooperazione fra piccole imprese, favorendo la creazione di consorzi o la loro evoluzione verso forme di collaborazione più stretta. Gli ambiti possono essere molteplici: vanno dai servizi di manutenzione alla costruzione di impianti, dove chi esegue il montaggio, pur avendo un peso inferiore ai fornitori di materiali, può svolgere un ruolo di cordinamento.
Un ruolo determinante per favorire l’aggregazione può essere svolto, secondo Campodall’Orto dall’ente pubblico, sempre più orientato a finanziare aggregazioni, anziché le singole imprese.

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