MILANO – Il 23 giugno è partita l’edizione 2015 del Fujitsu World Tour, una manifestazione itinerante che nei prossimi mesi toccherà altre 19 città nel mondo richiamando, si prevede, più di 10 mila persone tra utenti, partner e media. Tema di quest’anno è la “Human Centric Innovation”. L’espressione, al solito aiutata dalla sinteticità dell’inglese, è suggestiva, ma di che si tratta? Qual è il messaggio che Fujitsu vuole dare? Partendo dall’assunto che oggi la tecnologia, e più precisamente quella basata sull’elaborazione digitale, permea ogni momento della nostra vita (pubblica e privata, nel tempo libero come sul lavoro) la multinazionale giapponese intende fare in modo che ogni nuovo prodotto o servizio, così come ogni nuovo modo di concepire, realizzare o usare qualcosa di preesistente, abbia come scopo, e come risultato, una migliore qualità della vita. Su questa visione Fujitsu, che nella sua posizione di fornitore It globale (vedi riquadro) si sente corresponsabile del peso che la digitalizzazione pervasiva ha acquisito nella nostra vita, ha deciso di impegnare le proprie risorse di ricerca e sviluppo e di accogliere i più significativi contributi che le possano giungere dall’ecosistema dei suoi partner.
Per trasferire sia il concetto sia la sua applicazione, l’evento milanese si è articolato in una serie di interventi di rilievo (e diciamo pure di taglio alquanto inconsueto per questo tipo di manifestazioni) e in un’area espositiva dove Fujitsu e alcuni suoi partner tecnologici hanno presentato le più recenti e innovative soluzioni.
La giornata è stata aperta da Federico Francini, Presidente e Amministratore Delegato di Fujitsu Italia, che dopo aver salutato i numerosi convenuti (abbiamo contato circa 700 presenze) ha chiamato sul palco Carmine Stragapede, Direttore Generale di Intel Italia, principale sponsor dell’evento. Insieme hanno brevemente illustrato gli indirizzi di sviluppo per quanto riguarda soprattutto le infrastrutture e i servizi di data center che si possono sintetizzare in tre punti e che rappresentano tre megatrend della domanda: servizi cloud (sia di infrastruttura e piattaforma, sia di applicativi business); analisi in-memory (anche in cloud) e sicurezza. Su quest’ultima, va detto che oltre alla sicurezza logica dei sistemi di calcolo, storage e indirizzamento (router e connessioni), Fujitsu si è impegnata nel diffondere le forme di sicurezza fisica basate su caratteristiche biometriche (iride, mani…) al posto della troppo rischiosa pratica delle password. Alcuni di questi dispositivi sebbene non subito disponibili per la commercializzazione, si potevano vedere e provare nell’area espositiva. Si è poi concluso, come logico in un Paese che è secondo in Europa e sesto nel mondo nel manifatturiero, con l’IoT. “L’Internet of Things – ha detto Francini – cambierà completamente il modo di fare business. Si sta passando da un’economia di prodotto e di possesso a una di utilizzo e condivisione. Da una logica di solo prodotto a una di prodotto e servizi”. In questo Fujitsu farà la sua parte “portando le sue architetture negli aggregatori di segnali dei data center che gestiranno questi tipi di dati”.
L’R&D, motore d’innovazione
Innovazione vuol dire ricerca e sviluppo, e l’avvio milanese del Fujitsu World Tour ha visto, per la prima volta in Italia, la presenza diretta dei Fujitsu Laboratories, la struttura per la R&D di tutto il Gruppo, nelle persone di David Gentle, Direttore del Foresight and Planning, e di Tsuneo Nakata, Presidente dei Fujitsu Laboratories in Europa. Naturalmente, nessuno dei due ha detto nulla su ciò a cui in casa Fujitsu si sta lavorando e sui risultati attesi, ciò nonostante, specie nell’intervento di Gentle, si è colto qualche indizio sulle aree d’interesse, come ad esempio l’efficientamento della supply-chain con l’impiego di ‘tag’ Rfid in una connessione IoT. Per Gentle: “Bisogna uscire da una situazione in cui la spesa It serve per il 67% a ‘tenere la luce accesa’ [che è già un progresso sul 75% stimato sino a poco tempo fa – ndr]”. Il freno sta nella complessità, che comporta la difficoltà di comprendere e governare i fattori di crescita e trasformazione e limita la formazione degli skill necessari. E il modo per semplificare è uno: “Mettendo insieme la nostra conoscenza tecnologica con quella vostra sul business”. Quanto a Nakata, dopo un excursus storico sull’innovazione nell’It, intesa essenzialmente come somma di invenzione tecnologica e modello di business, ha concluso con l’annuncio dell’apertura di un nuovo centro di ricerca europeo, a Madrid, che lavorerà inizialmente soprattutto sull’analisi dei dati, con applicazioni rivolte ai settori industriali della finanza, sanità, turismo e ambiente.
Parliamo per ultimo (anche se si è svolto prima in ordine di tempo) dell’intervento di Umberto Bertelè, ordinario di Strategia e Sistemi di Pianificazione del Politecnico di Milano e riconosciuto fondatore dei concetti dell’ingegneria gestionale, perché ha dato ai convenuti la rara opportunità di ascoltare (e vedere, data la ricchezza di immagini proposte) una vera e propria lectio magistralis sul tema della “Disruptive Innovation”. Cioè della rivoluzione che l’innovazione digitale porta nel sistema economico, con l’improvvisa crescita di alcune imprese, il crollo di altre anche famose (Kodak, per dirne una) e il cambio forzato di quasi tutti i modelli di business. Con effetti sull’occupazione e sulla distribuzione del reddito che solo in parte si possono prevedere. Spaziando con la ‘verve’ che lo distingue dall’industria automotive a quella dell’informazione e dalle nuove forme di finanziamento alle nuove forme di prostituzione, Bertelé ha catturato per più di un’ora l’attenzione dei presenti mostrando come l’innovazione digitale sia oggi e sarà ancor più domani ‘disruptive’ nel senso negativo della parola solo per chi non ne saprà anticipare e cogliere per tempo le formidabili opportunità (vedi a questo proposito l’intervista rilasciata a ZeroUno dal professor Bertelè Digital disruption: imprese e persone verso il nuovo mondo)
I numeri di un gigante Con un fatturato che per l’anno fiscale 2014-15 ammonta a 46 miliardi di dollari e 159 mila dipendenti nel mondo (27 mila in Europa, Medio Oriente e Israele), Fujitsu Group ha i numeri di un gigante in assoluto. Se poi si guarda all’It è, secondo una stima di Gartner del 2013, il quarto vendor nel mondo, preceduta solo da Apple, Hp e Ibm. Pur avendo una forte presenza nel comparto servizi It (in Giappone è il numero uno) erogati da 150 data center in 21 paesi a circa 4 milioni di utenti finali, si distingue soprattutto per l’hardware, dove oggi vanta un’ampia offerta che spazia dal mondo consumer a quello data center e dai tablet ai supercomputer (il nuovo Prime Hpc Fx10 ha registrato un picco di 23 petaflops: milioni di miliardi di calcoli in virgola mobile al secondo). Nella Ricerca e Sviluppo, la cui organizzazione occupa circa 18.500 dipendenti, di cui 1.500 ricercatori, e dalla quale provengono i circa 100 mila brevetti all’origine di molti dei suoi risultati, Fujitsu investe il 4,6% del fatturato, ossia più di 2 miliardi di dollari all’anno. |