La storia di Gea Softech, ora Hunext Software srl, nata nel 2012 per offrire soluzioni integrate per la gestione delle risorse umane, non segue il copione classico delle startup innovative. È infatti stata creata da quattro soci che avevano maturato precedenti esperienze aziendali e hanno portato in dote un parco clienti iniziale. È così stato possibile, senza ricorrere a finanziamenti esterni, definire un modello di business sostenibile, sviluppare il prodotto e pensare oggi a una crescita basata su un’attività sistematica di marketing.
All’origine di Gea Softech c’è la consapevolezza delle potenzialità del mercato per una soluzione Hr capace di soddisfare l’esigenza delle imprese di un prodotto integrato. “Nel pur vasto mondo dell’offerta HR mancava una soluzione compatta. La nostra idea è stata offrire un software integrato in modo nativo, a differenza delle soluzioni di molti concorrenti che integrano a posteriori software preesistenti. La nostra soluzione fornisce i diversi moduli per la gestione delle risorse umane creando ‘l’ufficio web’ che consente una completa interazione fra le risorse umane, i dipendenti e le diverse unità aziendali” dice Marco Bortolin, co-fondatore e attuale amministratore di Gea Softech. Lo snodo è rappresentato dal portale che riceve informazioni dai dipendenti e le fornisce ed è stato sviluppato da zero dalla nuova azienda. Il software, che utilizza tecnologia Microsoft, può essere installato presso l’utente o fornito in SaaS.
“Il lancio della soluzione e il percorso di crescita sono stati facilitati dalla complementarietà dei soci”, ricorda Bortolin. Due dei co-fondatori (fra cui lo stesso Bortolin) hanno competenze prettamente tecniche, un altro è orientato all’approccio al cliente, mentre il quarto ha competenze di tipo commerciale/amministrativo. In comune hanno un’esperienza in aziende che operavano nel settore delle risorse umane e dello sviluppo software.
Per l’avvio non è stato necessario ricorrere a finanziamenti esterni. “Ci siamo autofinanziati con un piccolo capitale iniziale e con le entrate derivanti da un parco clienti acquisito dalle nostre precedenti attività”, spiega Bortolin. Si tratta a oggi di un centinaio di clienti eterogenei per settore e dimensione provenienti dai contatti diversificati dei soci.
Nell’approccio alle aziende clienti, l’interlocutore primario è in ogni caso il direttore delle Risorse Umane, talvolta la proprietà. “La componente It interviene solo in un secondo momento, spesso una volta che la scelta della soluzione è stata fatta, e non sempre ha un ruolo di abilitatore; anzi talvolta rappresenta piuttosto un freno. Fanno eccezione le situazioni in cui la struttura It ha una cultura aperta all’innovazione”, sottolinea Bortolin.
L’azienda, cresciuta finora grazie al passaparola, ha deciso di dare una svolta alla sua strategia. “Ora ci stiamo concentrando sul marketing per ampliare il parco clienti, espanderci a livello nazionale e farci conoscere sui vari canali”, dichiara Bortolin, ammettendo che il percorso classico delle startup è ben diverso. “Per le startup che partono da zero entrare in contatto con i potenziali clienti per potersi sostenere economicamente è uno degli aspetti più critici. Molto spesso la nuove aziende tecnologiche sono molto orientate al progetto e assai meno alla parte commerciale anche a causa di una composizione dei soci con competenze prevalentemente di tipo tecnologico e spesso carenti per la parte commerciale”.
In conclusione, Bortolin offre anche qualche consiglio alle startup che devono ancora partire:
- avere una visione a lungo termine e non limitare lo sguardo al breve periodo;
- non concentrarsi solo sullo sviluppo del prodotto, ma puntare anche sul marketing;
- dare il giusto peso alla componente commerciale e di gestione aziendale in generale.