Si hanno spesso occhi solo per le tecnologie cutting-edge, dedicando attenzione e riponendo tutte le speranze sul bordo delle frontiere dell’innovazione scientifica, certi che giungerà da quanto di ancora ignoto si sta indagando quella solo definitivamente risolutiva per i problemi di routine che intralciano il business. Eppure, sono pochi i casi in cui ciò veramente avviene: molto spesso sono invece quelle piattaforme ideate e fatte evolvere con coerenza e senso del concreto a impattare maggiormente sul quotidiano, regalando occasioni per compiere piccole e grandi rivoluzioni atte a confermare la propria competitività sul mercato. In molti casi i reali vantaggi di soluzioni del genere emergono a distanza di tempo e nel caso di vPro, lanciata nell’ormai lontanissimo 2006, si può parlare di una vera “lungimiranza” che oggi porta i suoi frutti.
La lunga era dell’ibrido pretende un IT flessibile
Il punto di svolta, in questo caso, si può identificare con la pandemia da Covid-19 e i cambiamenti che hanno seguito. Questo evento dall’ampio potere disruptive ha cambiato le sorti anche di numerose soluzioni concepite in tempi non sospetti, regalando loro un’efficacia impensabile al momento della loro concezione. Un’efficacia che chi si è trovato a farle evolvere e ad aggiornarle ha saputo affinare ancor di più, lavorando ad aggiornamenti sempre più adeguati a quel “new normal” in cui tuttora singoli, imprese e istituzioni si trovano ad abitare.
A caratterizzare il panorama globale post-covid, nel contesto lavorativo, soprattutto la predominanza tuttora crescente di un nuovo paradigma: il lavoro ibrido. L’”everywhere working” imposto dal Covid-19 non è mai più scomparso come modello e stile di vita, e sta tuttora impattando sul mercato del lavoro in modo potente. Più silenziosamente che durante il proprio esordio, ma tale trend mostra la propria predominanza in maniera inequivocabile, anche in Italia. Lo dicono chiaramente i dati dell’Osservatorio Smart Working della School of Management del Politecnico di Milano. Dopo il picco della pandemia e la fisiologica riduzione a seguire, nel 2023 i remote worker erano 3,6 milioni e nel 2024 si stima siano 3,65 milioni. Una tendenza permanente confermata anche da fenomeni meno quantificabili ma altamente significativi come il sorgere di nuove professioni legate all’hybrid working – come lo chief hybrid office – e la forte propensione dei più giovani a scegliere le aziende pronte a fidarsi dei propri dipendenti, anche se operanti in spazi diversi da quelli classici dell’ufficio.
Per chi offre alle aziende soluzioni IT, tutto ciò comporta la necessità di rivedere o plasmare le proprie piattaforme in modo mirato, perché diventino sempre più uno strumento di supporto per tutte le aziende che vogliono poter scommettere sulla produttività della propria forza lavoro, anche se ibrida. “Quando una piattaforma risponde con prontezza alle esigenze del paradigma ibrido e accarezza le ambizioni di espansione di chi la adotta per gestire il proprio stack IT, si può dire che sia una piattaforma moderna,anche se concepita quasi 20 anni fa” esordisce Andrea Toigo, Public Sector Digital Strategy Development Manager di Intel. Il riferimento è alle caratteristiche di Intel vPro, da subito dotata di una serie di caratteristiche (possibilità di gestione centralizzata della gestione hardware; attenzione alla sicurezza; funzionalità di monitoraggio avanzate) che nel nuovo quadro tecnologico hanno assunto un’importanza fondamentale.
Scalabilità da garantire: che l’IT non freni i sogni di business
Oltre ad adeguarsi al modello ibrido, le soluzioni IT possono – e dovrebbero – diventare delle alleate per chi mira non solo a stare al passo coi tempi, ma anche a espandersi. Al di là dei confini geografici o di settore. In concreto, ciò significa proporre piattaforme di gestione della flotta IT in grado di “reggere” fusioni o acquisizioni, e anzi, di favorirle.
I bandi, gli incentivi e gli stimoli istituzionali per l’internazionalizzazione e, più in generale, per la crescita delle imprese italiane non scarseggiano, ma non hanno alcuna efficacia se non propagandistica in mancanza di reali strumenti IT che rendono tale processo possibile, fluido e semplice.
“In tal senso, chi offre soluzioni IT per il management dello stack IT aziendale ha una grande responsabilità” sottolinea Toigo. “Ha il “compito” di mostrarsi flessibile ed efficace indipendentemente dal numero e dal tipo di device da gestire. Deve garantire più che mai la risoluzione di ogni problema a distanza, anche collegandosi direttamente all’hardware, con la possibilità di mantenere separate le linee di sincronizzazione dei vari device”.
A seconda della strategia e del contesto di business, infatti, Toigo sottolinea come debba essere sempre possibile decidere con quale modalità gestire i dispositivi coinvolti nel nuovo assetto aziendale. Una necessità legata a obiettivi di sicurezza, ma non solo. Anche di produttività, interoperabilità e, a volte, di regolamentazioni interne e istituzionali da rispettare.
Gli aggiornamenti di Intel vPro per stare al passo
Nel corso dei 19 anni di evoluzione, la piattaforma si è arricchita di funzionalità con l’obiettivo di rispondere ai bisogni sia delle big che delle piccole aziende, spesso le più impacciate nel passaggio all’hybrid working. La dimensione non conta, ma non conta nemmeno il settore per Intel e per la sua piattaforma, presentata nella nuova versione all’edizione del 2024 del Mobile World Congress di Barcellona.
Tra quelli che, soprattutto in Italia, potrebbero maggiormente beneficiarne, ci sono il manufacturing e l’healthcare, secondo Toigo. “Nel primo caso, diventa risolutiva quando ho diversi stabilimenti sparsi sul territorio da gestire in modo autonomo con PC sul campo – spiega – nel secondo caso semplifica fortemente le situazioni di forte stratificazione di PC all’interno di grandi strutture ospedaliere che ne utilizzano di molto potenti ma anche di estrema semplicità”.
Intel non esclude alcun settore con la propria “rinfrescata” e multiforme piattaforma vPro, promettendo un miglioramento della produttività del 47% rispetto ai PC di tre anni fa. Intende portare l’AI alla portata di tutte imprese, ma guarda anche al mondo dei system integrator e a chi offre servizi IT a più aziende o lavora con il paradigma device as a service. In questo caso, la sua piattaforma costituirebbe “un’opportunità di business indispensabile se si vuole restare competitivi sul mercato, oggi e nei prossimi anni, anni in cui si annuncia ancora più sfidante e affollato”.