Con un investimento complessivo di quasi 80 miliardi in sette anni, Horizon 2020 è il programma di ricerca più vasto finora lanciato dalla Commissione Europea e permetterà di attrarre ulteriori fondi privati e pubblici.
A differenza di altri finanziamenti che concorrono solo a una quota delle spese sostenute per la ricerca, il contributo comunitario copre in questo caso il 100% dei costi diretti di ricerca per i progetti indicati nel work program come azione “ricerca e innovazione“ (quest’ultima riferita alle attività di ricerca e sviluppo), e del 70% per i “progetti di innovazione” (attività di industrializzazione più vicine al mercato, come per esempio la costruzione di prototipi, le azioni di dimostrazione, le azioni pilota ecc.). A questi finanziamenti si aggiunge un ulteriore 25% (calcolato sempre sui costi diretti) per coprire in modo forfettario parte dei costi indiretti.
Il nuovo programma, che ha l’ambizione di mettere insieme ricerca e innovazione, è focalizzato sulle sfide sociali dell’Europa come salute, energia pulita e trasporti. Per ampliare la platea dei beneficiari punta a offrire un accesso semplificato al programma per aziende, università, istituti di ricerca di tutti i paesi europei, aprendosi a collaborazioni con partner extra-europei. Tuttavia la difficoltà di orientarsi fra la molteplicità dei progetti è un ostacolo per le realtà più piccole e meno attrezzate, che rischiano di non riuscire a partecipare per mancanza di competenze e risorse dedicate.
Il Quadro Strategico Comune del Programma H2020 è strutturato attorno a tre pilastri:
1. eccellenza della ricerca di base (Excellent science), che ha l’ambizioso obiettivo di assicurare il primato dell’Europa nel settore scientifico a livello mondiale: sono previsti stanziamenti da 24,6 miliardi;
2. sfide sociali (Societal challenges), che affronta le grandi sfide globali come sicurezza alimentare, energia e uso efficiente delle risorse, per il quale sono previsti 26,6 miliardi;
3. creazione di leadership industriale nel contesto competitivo (Industrial Leadership), rivolta a sostenere la ricerca e l’innovazione dell’industria europea con una forte attenzione per le tecnologie industriali e gli investimenti per le Pmi, alle quali è dedicato un terzo dei 17,9 miliardi previsti per questo pilastro. In modo complementare a H2020 si sviluppa il progetto Cosme (Competitiveness of Enterprises and Small and Medium-sized) studiato per sostenere l’accesso al capitale di rischio e stimolare lo sviluppo del Venture Capital, con un investimento complessivo di 2,5 miliardi.
La quota Ict cresce del 25%
L’ Ict rappresenta un elemento trasversale all’interno del programma Horizon 2020, come testimonia l’incremento del 25% rispetto ai precedenti programmi di ricerca. I primi bandi pubblicati mettono a disposizione dell’Ict circa 1,2 miliardi di euro e i temi ad essa connessi si ritrovano in tutti i tre pilastri sopra elencati anche se nella “Leadership industriale” all’Ict viene destinato uno spazio dedicato.
Le tecnologie del futuro e i contributi Ict alla ricerca e all’innovazione sono affrontati nel pilastro “Eccellenza scientifica”, rispettivamente in “Tecnologie future ed emergenti” e “Infrastrutture di Ricerca”. La ricerca multidisciplinare e l’innovazione volta all’applicazione sul mercato sfruttando le tecnologie Ict è affrontata nelle diverse “Sfide per la Società”.
Nel work program dedicato all’Ict compaiono, con un budget di 774,26 milioni per il 2014 e di 854,1 milioni per il 2015, tra i temi di ricerca: nuova generazione di componenti e sistemi; ingegneria di componenti e sistemi integrati avanzati e intelligenti; elaborazione di prossima generazione (per esempio infrastrutture cloud eterogenee ad alte performance); Internet del futuro (infrastrutture, tecnologie e servizi Ict per l’informazione e la creatività digitali); robot e manufatti intelligenti; microelettronica, nanoelettronica e fotonica.
L’Ict è presente anche in molti temi trasversali come ad esempio le smart city o le infrastrutture per collegare l’Europa (in senso sia fisico sia digitale) dove a fronte di un finanziamento globale di 50 miliardi, per il sotto-settore telecomunicazione e digitale sono previsti stanziamenti per 9,2 miliardi.
Per sfruttare le opportunità offerte da H2020 per un rilancio del Paese attraverso la digitalizzazione, sarebbe però necessaria una visione d’insieme. Ben venga dunque la proposta di cogliere l’occasione di H2020 per definire una politica industriale Ict italiana che non sia limitata solo all’Agenda Digitale, fatta da Paola Inverardi, Rettore dell’Università degli Studi dell’ Aquila e Rappresentante Italiana del Comitato Ict in Horizon2020. Si deve andare oltre le priorità indicate dall’Agenda Digitale per dotare il Paese di una politica Ict complessiva. Per farlo è necessario, secondo Inverardi, il raccordo fra tutti gli stakeholder: dalle associazioni dei ricercatori a Confindustria, dalle grandi industrie al Cnr, dai consorzi universitari ai ricercatori impegnati nelle diverse iniziative europee.