L’Italia prende posto nella classifica TOP500 che due volte all’anno decreta la lista dei supercomputer più potenti al mondo. Costruito da Hewlett Packard Enterprise, il sistema HPC6 di Eni ha fatto capolino nella graduatoria dello scorso novembre, piazzandosi in quinta posizione.
Si tratta di un successo senza precedenti per la country italiana di HPE, che ha condiviso con la stampa i dettagli del progetto, durante una tavola rotonda in occasione del recente HPE Discover di Barcellona.
All’incontro sono infatti intervenute le alte cariche della filiale milanese per commentare gli ultimi annunci della corporation: il Managing Director Claudio Bassoli insieme a Mauro Colombo, Technology & Innovation Sales Director, e Paolo Delgrosso, Channel Manager.
Il supercomputer di Eni e il raffreddamento a liquido diretto
“Il contratto con Eni è stato siglato nel gennaio 2024 – racconta Bassoli – e in tempo di record abbiamo installato e attivato il sistema, che oggi risulta essere il primo supercomputer industriale a livello globale”.
HPC6 è il frutto dell’esperienza di HPE, da cui derivano oltre 400 brevetti, e delle competenze di Cray, azienda specializzata in supercomputer, acquisita nel 2019 dal colosso texano per 1,3 miliardi di dollari. Permetterà all’utility italiana di sfruttare soluzioni di intelligenza artificiale, modellazione e simulazione per la ricerca sulle fonti energetiche.
Tra le peculiarità del supercomputer, è importante citare la tecnologia di raffreddamento a liquido diretto. “Un sistema ad aria – sottolinea Bassoli – avrebbe richiesto troppa energia e generato costi troppo elevati per raffreddare l’alta concentrazione di CPU e GPU che caratterizzano il sistema di Eni”.
L’esclusivo sistema di cooling è stato progettato per garantire una riduzione drastica delle spese nei grandi datacenter, ma può essere utilizzato sui sistemi di taglio più piccolo: infatti è già disponibile per i supercomputer EX, XT e XD, ma anche sui server ProLiant, portando così benefici alle medie imprese.
Altra componente rilevante dell’HPC6, è la tecnologia HPE Slingshot che caratterizza i supercomputer Cray e garantisce connessioni Ethernet ad altissima banda, nell’ordine, come dichiara Colombo, di 400-800 gigabit al secondo. “Nella classifica TOP500 – evidenzia il Sales Director -, tra i primi dieci supercomputer, sette sono a marchio HPE e ben otto utilizzano le soluzioni Slingshot, perché anche il sistema di Microsoft sfrutta la nostra tecnologia di rete”.
L’impegno per la riduzione dei consumi energetici
Passando agli altri annunci della multinazionale, Bassoli sottolinea l’impegno verso la riduzione dei consumi energetici, con l’ultima generazione di server che ha aumentato l’efficienza del 90% rispetto alle precedenti. Le ricerca di HPE, come dichiara l’MD, si è concentrata infatti sia sulla maggiore potenza computazionale dei sistemi, a supporto delle applicazioni AI, sia sull’ottimizzazione dell’utilizzo di energia. “Considerando che nel mondo – sottolinea – ci sono circa 440mila vecchi sistemi installati, la sostituzione porterà enormi benefici per le aziende e per l’umanità”.
Come dichiarato da Colombo, il risultato è frutto della modalità con cui è stata ingegnerizzata la macchina. “Così – sottolinea – anche a parità di processore, abbiamo dei consumi minori rispetto ad altri vendor”.
Nella vision di HPE, l’efficienza è anche la chiave per portare la potenza di calcolo all’edge, ad esempio a bordo delle navicelle spaziali o delle auto a guida assistita, dove la disponibilità di energia è limitata.
Una nuvola privata a supporto dell’intelligenza artificiale
Colombo prosegue chiarendo gli aspetti tecnici degli ultimi annunci, a partire dal Private Cloud AI, la piattaforma sviluppata in collaborazione con Nvidia e disponibile in quattro configurazioni (dal taglio piccolo all’extra large), che integra risorse di rete, sistemi di gestione dati, CPU e GPU, layer software. “In pochi minuti dall’accensione – sottolinea Colombo – si dispone di un ambiente pronto all’uso per sviluppare i modelli, effettuare il training e fare inferenze. I sistemi possono essere utilizzati anche in contesti ibridi: il cliente magari ha sviluppato su cloud pubblico, ma poi preferisce fare l’addestramento e l’inferencing on-premise”.
Le prime implementazioni sono partite sui grandi clienti ormai da 18 mesi e oggi la wave di adozione riguarda le medie imprese, con l’intenzione di coinvolgere presto anche le realtà più piccole. “I settori più interessati – precisa Colombo – sono Sanità, Manifatturiero e Pubblica Amministrazione. Anche nella PA italiana ci sono buone prospettive di adozione, tanto è che il lotto 7 della convenzione Consip include i sistemi con Gpu”.
Novità per il mondo della virtualizzazione
Un altro annuncio che potrà avere un forte impatto per le aziende italiane è il lancio di VM Essentials, con cui HPE intende entrare nel mercato della virtualizzazione, approfittando del ‘momento delicato’ di VMware dopo l’acquisizione da parte di Broadcom.
La soluzione, che permette di gestire le virtual machine da un’unica interfaccia, sarà presto disponibile in tre versioni: come software stand-alone, integrato nelle appliance oppure all’interno della piattaforma Morpheus per il cloud management.
“Le piccole e medie imprese italiane – dichiara Colombo – oggi sono alla ricerca di alternative rispetto alle soluzioni di virtualizzazione attuali, che permettano semplicità di gestione e riduzione dei costi. VM Essentials pertanto è un annuncio molto rilevante per il nostro mercato”.
Soluzioni air-gapped di private cloud e storage a blocchi
Tra i temi affrontati da Colombo, vanno citate anche le nuove soluzioni di private cloud e storage a blocchi fruibili in modalità air-gapped (nello specifico, le offerte HPE Private Cloud Enterprise Disconnected e HPE Alletra Storage MP Disconnected). Gli ultimi annunci evidenziano l’impegno di HPE sui temi della protezione delle informazioni, data sovereignty e compliance normativa, molto sentiti dalle aziende europee e in particolare dai comparti fortemente regolamentati.
“Tipicamente – spiega il Direttore Vendite – quando un’azienda utilizza un private cloud all’interno della piattaforma HPE GreenLake oppure un’infrastruttura Alletra Storage MP, il data plane si trova a casa del cliente, mentre il control plan che permette di comandare l’infrastruttura, risiede nel cloud. Tuttavia, i clienti che operano in settori particolarmente critici e regolamentati, come Difesa, Pubblica Amministrazione e Finance, hanno la necessità di tenere on-premise l’intera infrastruttura. Quindi abbiamo realizzato un’appliance che permette di avere la Management Platform su un server locale, ottenendo al 100% le stesse funzionalità ed esperienza di gestione della versione cloud”. Come puntualizza Colombo, la vera novità è proprio questa: soluzioni analoghe erano già disponibili, ma le funzioni della Management Platform in modalità disconnetted erano molto limitate.
Le strategie di canale per supportare i progetti AI
In chiusura, Delgrosso fornisce alcune delucidazioni sulle strategie verso il canale. La novità più importante riguarda l’approccio One-Channel, ovvero l’integrazione delle due precedenti organizzazioni, HPE Channel and Partner Ecosystem e HPE Aruba Networking Channel, in un unico team, allo scopo di andare sul mercato con un messaggio comune e favorire il raggiungimento degli obiettivi di crescita.
Ciò anche in funzione della domanda crescente di soluzioni AI, che obbligano i clienti a rivedere le infrastrutture a supporto e i partner ad aggiornare le competenze in materia.
“La forbice delle richieste di intelligenza artificiale – suggerisce Delgrosso – continua ad allargarsi: prima i progetti AI erano appannaggio di pochi grandi clienti ed era il vendor a seguire direttamente le trattative; oggi invece, con il progresso tecnologico, anche le aziende medio-piccole possono permettersi di implementare soluzioni di artificial intelligence”.
Insomma, per soddisfare il boom di nuove iniziative, occorre il supporto del canale, che tuttavia deve essere adeguatamente preparato. “Occorrono – sottolinea Delgrosso – competenze diversificate, complementari alle classiche conoscenze su infrastrutture e networking. Ecco quindi che abbiamo attivato programmi verticali dedicati ai partner per ampliare le conoscenze a tutto tondo sull’intelligenza artificiale”.
HPE sta lavorando con il canale per andare a capire le esigenze dei clienti finali e intercettare nuove opportunità di refresh infrastrutturale: ad esempio, presso alcune aziende, potrebbe esserci spazio per l’introduzione di sistemi HPC oppure per interventi di efficientemente del network al fine di supportare le nuove soluzioni AI. Chiaramente, come già ribadito, ciò presuppone una visione più ampia da parte dei partner, che devono essere in grado di dare risposte sulla componente infrastrutturale ma anche in una prospettiva a 360 gradi sull’intelligenza artificiale. “I programmi di certificazione – conclude Delgrosso – sono già partiti. Sono aperti a tutti, anche se probabilmente alcuni partner preferiranno rimanere sul business tradizionale. Ovviamente, chi prima arriva, prima potrà iniziare ad erogare le nuove soluzioni”.