Nelle aziende che non siano startup, ma soprattutto nelle più grandi, è molto difficile adottare dall’oggi al domani e su larga scala i servizi in cloud. Benché l’impiego del cloud offra molti vantaggi in termini di flessibilità IT e accelerazione dell’innovazione digitale, la migrazione resta un compito oneroso e critico, che richiede cambiamenti a livello dei sistemi, dei processi e delle competenze. Cambiamenti che non possono essere realizzati rapidamente, come spiega Francesco Addeo, Head of Consulting & Integration di Horizon Digital: “Le migrazioni sono lunghi percorsi di trasformazione che possono durare anche 5-6 anni. E questo obbliga la gran parte delle imprese a convivere per lungo tempo con approcci ibridi, ossia con sistemi in on-premise e in cloud da dover governare insieme”. Condizione che, per alcune realtà, può essere non solo temporanea, per esempio, dove questioni di latenza di rete, normative o relative alle tecnologie impiegate, rendono complesso rinunciare al data center e avere le stesse garanzie dai servizi standard dei provider.
Le competenze per governare il cambiamento
Le migrazioni al cloud si realizzano un po’ alla volta, a partire dai servizi che beneficiano maggiormente di questa modalità per ottenere scalabilità, capacità di raccolta dati e accesso distribuito, di supportare analisi su grandi moli di dati, anche con l’uso dell’AI. Va da sé che per progettare migrazioni efficaci non bastano le sole competenze infrastrutturali, ma servono conoscenze in ambiti quali le soluzioni OT & IoT, gli analytics, i modern workplace, oltre che nel ridisegno dei processi di gestione.
L’integrazione dei servizi in cloud con servizi on-premise richiede inoltre competenze di Cyber Security, nelle architetture di sistema e di networking. “Nella nostra esperienza è molto importante fare le scelte sulla base della conoscenza, il più possibile completa, dell’ambiente esistente e delle esigenze future per capire dove è più opportuno agire e in quali tempi” spiega Addeo. “Per questo compito occorre unire le capacità del system integrator in grado di gestire progetti dalla concezione fino al delivery, passando per le fasi di validazione/test, con le capacità del fornitore di servizi gestiti”.
Le competenze nell’erogazione dei servizi IT si rivelano fondamentali per poter governare ambienti che diventano più complessi, tradurre esigenze di business e SLA nelle soluzioni in on-premise e cloud più convenienti e ottimizzate. “È con l’esperienza nell’ambito dei servizi gestiti che si acquisiscono gli elementi per capire cosa conviene migrare sul cloud o tenere on-premise e proporre nel tempo i cambiamenti più efficaci”, precisa Addeo.
L’utilità dell’approccio agnostico nei progetti e nella scelta dei provider
Per migrare su cloud esistono diverse opzioni, ciascuna con i suoi pro e i suoi contro. “Nei progetti che realizziamo per i nostri clienti valutiamo gli elementi di contesto per capire se sono migrazioni semplici, del tipo lift & shift delle applicazioni, oppure interventi di revisione più profondi per acquisire massimo vantaggio dalle risorse in cloud”, spiega Addeo.
Sul piano software, la migrazione può limitarsi all’aggiunta di interfacce API o HTTP per abilitare la comunicazione con altre applicazioni e servizi, oppure richiedere ottimizzazioni del codice (refactoring), fino alla completa reingegnerizzazione cloud-ready (rebuilding). Secondo gli esperti di Horizon Digital è importante nei progetti avere un approccio il più possibile agnostico: “Sia rispetto alle scelte tecniche e funzionali sia dei provider dei servizi – continua Addeo – considerando tempi di cambiamento, diversi per ogni azienda”.
Migrare applicazioni sul cloud non è la panacea, può essere addirittura controproducente se non si affrontano gli aspetti della governance, oltre che della revisione dei processi. L’approccio ideale consiste nel definire la roadmap ottimale del cambiamento, quindi costruire soluzioni ad hoc con le tecnologie più appropriate. “Implementando gli strumenti che permettono di governare le virtual machine, fare i backup dei dati nei contesti ibridi, predisporre sonde e allarmi per il controllo, senza trascurare l’aggiornamento delle competenze delle persone” precisa Addeo.
Come mettere in pratica la governance degli ambienti IT ibridi.
La gestione dei moderni ambienti IT ibridi è in continua evoluzione a seguito dei cambiamenti tecnologici e di business. Un buon approccio d’erogazione dei servizi IT deve tener conto dei cambiamenti, disporre delle capacità e delle risorse più opportune. “Il nostro approccio nei servizi gestiti prevede di destinare uno specialista nel ruolo di Service Manager, con responsabilità sia per la governance del sistema del cliente, sia delle relazioni con i referenti interni” spiega Addeo.
Attraverso la gestione day-by-day delle problematiche, il Service Manager ha una piena visione delle criticità dei servizi IT e di cosa realmente serve per migliorarne l’efficacia”. La conoscenza di esigenze e capacità esistenti permette di orientare le scelte di migrazione al cloud, ambito dove Horizon Digital mette in gioco le proprie capacità.
“La nostra filosofia è partire dalle risorse che il cliente ha già in casa per portare benefici attraverso l’uso del cloud, i servizi di backup online, la gestione di ambienti ibridi e con altre innovazioni” continua l’Head of Consulting & Integration di Horizon Digital. “Un lavoro che, di norma, richiede un mese o due di analisi presso il cliente per capire esigenze e soluzioni, quindi prosegue con le migrazioni e l’utilizzo dei servizi gestiti”. Gli aspetti della gestione degli ambienti ibridi sono tenuti in considerazione fin dal disegno iniziale. “Sono i clienti a decidere se mantenere i nostri servizi in una logica di gestione end-to-end, oppure chiederci di cedere il testimone al personale interno. Possiamo inoltre completare le capacità di servizio, per esempio, negli ambiti della Cyber Security”.
Il valore del partner nelle migrazioni
Tra i progetti affrontati da Horizon Digital per i clienti (in particolare, nei settori finance, industrial manufacturing, energy e retail) ci sono le migrazioni dei sistemi legacy di e-mail verso i servizi cloud di Google e il passaggio dagli strumenti di produttività tradizionali a Office365 (in cloud).
“Migrazioni che accompagnano lo sviluppo dello smart working in azienda, che comprendono la gestione di ambienti Sharepoint e di collaborazione Teams” precisa Addeo. “Si aggiungono all’adozione delle soluzioni di virtual desktop con cui è possibile ottenere più sicurezza in ufficio, così come a casa o in mobilità”.
In questo contesto, Horizon Digital focalizza l’attenzione sulla capacità di gestire i progetti più complessi, cioè che richiedono la collaborazione con terze parti. “È il caso dei progetti di migrazione che richiedono il ridisegno, in chiave cloud-native, delle componenti software” puntualizza Addeo.
“Impegni che realizziamo in partnership, con il capoprogetto e i nostri tecnici impegnati a individuare le soluzioni architetturali, in cloud e in on-premise, che permettono al cliente le scelte più efficaci”. L’adozione del cloud comporta revisioni negli aspetti di business continuity e di sicurezza, “sempre centrali nelle migrazioni per avere continuità di servizio e capacità nella difesa proattiva dalle minacce di cyber security”. Per l’erogazione dei servizi, Horizon Digital fa riferimento ai consolidati standard ITIL, “che integriamo con la nostra knowledge base tecnica, sia per la risoluzione di problemi generali sia di quelli specifici per il cliente”, conclude.