La pandemia ha alzato la palla al metaverso, obbligando la quasi totalità della popolazione mondiale a fare i conti con il digitale. Ci sono aziende e cittadini che sono sbarcati on line per la prima volta, costruendosi un’identità anche virtuale interessante per chi vuole fare business in questo nuovo “ambiente”.
Le premesse sono incoraggianti. Dal report che McKinsey dedica al metaverso emerge infatti che il 60% dei futuri utenti non vede l’ora di sperimentarlo. Il loro primo pensiero è connettersi per interagire con parenti e amici (80%), o per riunioni di lavoro (63%) e momenti di formazione (59%), ma c’è voglia anche di intrattenimento (66%), gioco (66%), shopping (64%) e viaggi (62%).
La buona notizia per il mondo B2C è che l’entusiasmo è direttamente proporzionale al reddito, e questo in parte spiega le alte aspettative dei top manager. Il 95% di loro, entro un massimo di 10 anni, si aspetta di beneficiare del metaverso nel proprio settore. Il 65% punta addirittura a un aumento del fatturato del 5% entro cinque anni.
Per provare a far avverare questo sogno, molti si sono già mossi implementando attività di formazione interna (63%), riunioni virtuali (59%) e iniziative di assunzione (31%), pur consapevoli delle barriere ancora da abbattere. Quelle legate a privacy e sicurezza informatica (rispettivamente 86% e 85%), quelle di impronta etica e normativa (60%), quelle tecnologiche (53%) e quelle di brand awareness (45%).
Dalla fusione tra virtuale e fisico, opportunità di business e sfide
Nel panorama tracciato da questi numeri ci sono tutti gli elementi per credere che il metaverso entro il 2030 potrà avere un impatto di 5.000 miliardi di dollari sull’economia mondiale. Le tecnologie possono migliorare ma quelle di base esistono già, i consumer sono pronti a spendere in beni digitali, le aziende stanno investendo nello sviluppo delle ‘infrastrutture.
Secondo McKinsey siamo di fronte “alla più grande nuova opportunità di crescita per diversi settori industriali nel prossimo decennio”. I primi a confermare questa previsione potrebbero essere lusso, beni di consumo confezionati, servizi finanziari e vendita al dettaglio, sviluppando
- nuovi modelli di business
- operazioni che spingono produttività e collaborazione a costi inferiori
- attività di branding, marketing e user experience
- prodotti e servizi completamente personalizzati
Abbigliamento, moda e lusso
La customizzazione dei prodotti è uno degli aspetti chiave per un settore come quello del lusso, che fa leva sull’unicità. Fondamentale anche il concetto di community e il metaverso può diventare lo strumento per declinarlo in modo originale, portandolo all’ennesima potenza per conquistare clienti anche solo lanciando capi di abbigliamento virtuali. Il 70% degli utenti dichiara infatti di considerare la propria identità digitale importante quanto quella della vita reale, quindi apprezzerebbe questa opportunità.
Per distinguersi dai competitor, però, i brand di lusso dovranno trovare un modello di guadagno completamente nuovo. Per esempio, sperimentando anche gli NFT per coinvolgere e fidelizzare gli utenti o per custodire e raccontare la storia del proprio prodotto, proteggendolo dai rischi di contraffazione.
Il metaverso diventa per i brand del lusso uno spazio ad alto tasso di creatività, ma a condizione che le esperienze offerte siano di massima qualità, anche lato AR/VR. Soprattutto avendo a che fare con un cliente che è abituato a usufruire solo del meglio.
Beni di consumo confezionati (CPG)
Nonostante abbiano tra le mani prodotti tradizionalmente legati all’usabilità nel mondo fisico, le aziende CPG possono trovare opportunità preziose in quello ibrido e fluido del metaverso. Le più immediate, legate al marketing e alla customer attraction, sono da cogliere combinando in modo intelligente contenuti, esperienze e piattaforme. L’obiettivo deve essere quello di stupire gli utenti, inizialmente, ma poi anche di premiarne la fedeltà, per esempio con gli NTF.
Per ottenere un ritorno di investimento a lungo termine, però, tutto ciò non basta. Serve sviluppare una nuova generazione di strumenti promozionali basati sulla “fusione” di tecnologie innovative e capaci di creare valore indipendentemente dai prodotti fisici. Una vera sfida per chi si è occupato solo di quelli da sempre, ma anche l’opportunità di diversificare il proprio business anche attraverso collaborazioni con fornitori di tecnologia già affermati. Lo ha fatto anche LEGO con Epic Games lanciando uno spazio dedicato ai giovani appassionati. Una volta presa confidenza, il metaverso per il settore CPG non sarà altro che un nuovo canale di vendita aggiunto al mix omnichannel.
Retail
Il concetto di omnicanalità è fondamentale anche per il mondo retail che lo sta “digerendo” da poco e già può farlo evolvere grazie al metaverso. A differenza del precedente settore, in questo caso ci sono gli spazi di vendita fisici su cui investire risorse e creatività. Sarebbe la strada per soddisfare le aspettative e le esigenze di clienti che, dal post pandemia, vanno in cerca di esperienze interattive e immersive appena ne varcano la porta.
Secondo McKinsey, il concetto di fusione tra mondo fisico e digitale per i negozi è ormai consolidato e i vantaggi vanno oltre il marketing. Sfruttando la VR/AR si può per esempio permettere ai clienti di provare prodotti non disponibili in negozio minimizzando i resi ma anche espandere la propria presenza nel mondo senza aprire troppe sedi.
Per quella parte di retail che vuole investire nel metaverso a lungo termine, la strada resta quella di reimmaginare e personalizzare l’ambiente del negozio per creare una customer experience coerente. L’ideale è puntare su formati multicanale, promozioni e privilegi ma mantenendo sempre il giusto equilibrio tra fisico e virtuale per non imbattersi nel digital divide che ancora affligge molte aree geografiche e demografiche.
Servizi finanziari
Le opportunità offerte dal metaverso al settore dei servizi finanziari sono strettamente legate al successo che gli altri avranno in questo nuovo ambiente. Più “movimento” e persone ci saranno, più emergerà la necessità di pagare, investire, assicurarsi, chiedere prestiti.
Ciò non vuol dire che il mondo finance deve per ora restare a guardare: molti player innovativi stanno già sperimentando il metaverso Web 2.0 per la formazione dei dipendenti o per offrire servizi di consulenza virtuale. Finché non si arriverà alla convergenza con il Web3, l’impatto sul business resterà modesto, poi ci sarà però spazio per modelli di coinvolgimento più creativi. Da filiali digitali nello stesso metaverso a servizi innovativi per identità digitali, pagamenti, NFT e criptovalute, fino a immaginare un’assicurazione informatica ad hoc. In futuro la sfida si giocherà soprattutto sulla creazione di versioni digitali di servizi bancari sempre più sofisticati. Si può iniziare a investirvi anche subito, ma consapevoli che lo sviluppo di importanti bacini di ricavi richiederà tempo.
Sicurezza, salute, equità, sostenibilità ed etica by design da subito
Gettandosi a testa bassa in questa nuova avventura ricca di stimoli come di insidie, il pericolo è che le aziende si “scordino” di temi di fondamentale importanza per il futuro del metaverso. La priorità per chiunque vi si avvicini deve essere la centralità della persona. È infatti il suo tratto distintivo, ciò che lo dovrebbe far preferire al tradizionale mondo di internet. McKinsey indica quindi i cinque ideali principi di progettazione:
- Costruire un’esperienza a misura d’uomo considerandone le esigenze
- Enfatizzare le relazioni tra persone, luoghi e marchi.
- Progettare esperienze straordinarie ma mai scollegate dalla realtà.
- Garantire sempre massima accessibilità e inclusività
- Ridurre l’attrito fisico e mentale
Soprattutto gli early adopter, oltre alla libertà di sperimentare, hanno la responsabilità di progettare esperienze positive per gli utenti finali, costruendole attorno ai concetti di comunità e appartenenza. Trattandosi di una condizione essenziale per l’esistenza stessa del metaverso, sarebbe pericoloso affidarsi alla buona volontà di ogni singolo, servono quindi delle linee guida urgenti e che coprano diverse aree.
- privacy dei dati, anche di quelli nuovi (tracciamento degli occhi, sensoristica, mappatura degli ambienti).
- Sicurezza, informatica e dei pagamenti.
- Etica e conformità normativa, compreso l’uso dell’anonimato online per commettere reati
- Salute fisica, per mitigare i rischi di dipendenza.
- Sostenibilità, considerata l’energia richiesta dall’infrastruttura informatica del metaverso.
- Equità e correttezza, eliminando i pregiudizi e promuovendo diversità e inclusione.
Può sembrare troppo presto per pensarci, soprattutto a chi sostiene che il metaverso ancora non esiste e che ci vorranno anni per realizzarlo. È invece questo il momento del “by design”, per assicurarsi che un suo potenziale sviluppo avvenga in modo responsabile, cogliendo l’opportunità di incorporare e creare fiducia digitale