Nel bel mezzo di una crisi finanziaria ed economica mondiale analizziamo alcune dinamiche di spesa legate all'Ict, partendo da una previsione interessante: Gartner afferma che la spesa 2008 in tecnologie Ict da parte delle imprese stabilirà una crescita media dell’8% (raggiungendo i 3,4 miliardi di dollari) rispetto allo scorso anno (con una tendenza positiva prevista anche per il prossimo anno). Si spende meglio per riuscire a dare risposte efficaci sul piano del supporto all’efficienza e al business d’impresa. Ma come: siamo nel bel mezzo di una crisi petrolifera mondiale (causata, si sa ormai con certezza, più da speculazioni finanziarie e cartelli vari che non dai sani meccanismi di rapporto tra domanda e offerta di mercato); gli Stati Uniti vivono gli anni più economicamente difficili dei loro ultimi decenni; l’Europa sente di nuovo i morsi di una stagnazione economica, con Francia e Germania in brusca frenata, e un Pil per Eurolandia all’1,3% contro l’1,7% ipotizzato solo ad aprile mentre Jean Claude Trichet, presidente della Bce, lamenta “grande incertezza sulle prospettive economiche”; l’Italia è ferma, nel secondo trimestre dell’anno, a un Pil che registra – 0,1% sullo stesso periodo dell’anno precedente e – 0,3 sul primo trimestre di quest’anno. E con tutto questo si torna a spendere?
Gartner afferma che la spesa 2008 in tecnologie Ict da parte delle imprese stabilirà una crescita media dell’8% (raggiungendo i 3,4 miliardi di dollari) rispetto allo scorso anno (con una tendenza positiva prevista anche per il prossimo anno – vedi tabella), mentre anche la recente ricerca effettuata sul suolo italiano da Idc all’interno di un campione di 100 Cio di imprese medie e grandi di tutti i settori conferma questa previsione: il 54% degli intervistati segnala infatti investimenti It per il 2009 in aumento, un 20% conferma sostanzialmente i budget di spesa attuali e un 21% in diminuzione.
Come interpretare sia a livello mondiale sia nazionale questa controtendenza rispetto allo scenario economico generale?
Innanzitutto c’è un dato storico che non sorprende gli analisti del nostro settore: quando vi sono difficoltà economiche la spesa It spesso cresce proprio perché sono questi i momenti in cui le imprese capiscono che vi sono le condizioni per elementi di differenziazione competitiva. E’ successo in passato molto spesso. Ma ciò che sta profondamente cambiando rispetto al passato è la modalità di spesa e le logiche di investimento che sembrano emergere dalle imprese che attraverso l’Ict puntano ad elevare il loro potenziale competitivo e a rendere efficiente l’attività dell’impresa ed efficace la sua presenza sul mercato.
Cerchiamo di dare alcuni elementi che nel continuo confronto che ha ZeroUno sul mercato possiamo affermare essere ricorsivi quando si chiede di dare indicazioni sulla qualità della spesa It prevista per il 2009.
Sono davvero tanti i punti di cambiamento nelle logiche di spesa e di sviluppo dei sistemi informativi che le aziende, proprio sotto la pressione di un contesto di mercato difficile, stanno mettendo a punto. Uno degli elementi che ci sembra però emergere con una certa continuità è l’esigenza sempre più espressa da parte dei Cio di ragionare (leggi investire meglio) su una progettualità complessiva dei sistemi informativi, un approccio sistemico agli investimenti sui diversi componenti che formano l’Ict aziendale. Scegliere hardware, decidere quale tipo di evoluzione per le applicazioni, proseguire o meno lo sviluppo di progetti e definire con la massima precisione possibile le competenze necessarie all’interno del migliore quadro di organicità che si possa avere. Questa è l’esigenza che emerge sempre più forte. Conoscere i percorsi di sviluppo competitivo e di business dell’impresa resta una priorità ormai alta per ogni Cio che debba compiere valutazioni strutturali sull’evoluzione del sistema informativo. Il budget di spesa può infatti crescere solo nel momento in cui su tutti i componenti primari dell’IT si riesce a “cambiare marcia”: a passare cioè da un’evoluzione del “day by day”, effettuata negli ultimi anni sotto la spinta di numerosi fattori (obsolescenza, moda, aggressività dell’offerta, consuetudine evolutiva) ad un ragionamento ormai improrogabile per “milestone strategici” che investe tutte le principali componenti. E l’imperativo è sempre più armonizzare in un quadro di sviluppo organico e condiviso con il top management dell’azienda quei percorsi di sviluppo tecnologico che hanno come fine ultimo il supporto dell’attività di impresa sul mercato e una digitalizzazione dei processi che renda l’azienda sempre più reattiva ai cambiamenti (change management), i quali sono, in ultima analisi, la modalità naturale di competere oggi sul mercato.
Si potrebbe quindi riassumere questo dato relativo all’aumento dei budget IT come l’avanzamento di quel percorso di integrazione business-IT che porta all’individuazione di quei progetti davvero necessari al business e che inevitabilmente richiedono (ed ottengono dal top management) investimenti superiori rispetto agli scorsi anni. Naturalmente non basta disporre di finanziamenti per raggiungere l’obiettivo. Per i Cio e per tutta la struttura dei sistemi informativi si apre adesso la fase più difficile. Saper trasformare quelli che in passato erano visti come finanziamenti strutturali per far funzionare le cose in investimenti di innovazione che abbiano impatto sul lavoro delle imprese. Stiamo quindi entrando in una grande fase di trasformazione organizzativa e tecnologica delle due componenti, It e Lob, con inevitabili territori di confronto senza i quali questi soldi rischiano di essere spesi male. L’organizzazione It dovrà sapere evolvere le proprie modalità operative utilizzando tecnologie e processi che aumentino la capacità di demand management e di confronto con le varie Line of Business aziendali. Un percorso talvolta doloroso perché, se si vuole davvero fare dei passi avanti nella direzione di un’integrazione reale It-business, si dovrà passare da un’inevitabile quanto necessaria riqualificazione delle risorse umane, per troppi anni chiuse nei tecnicismi del data center. Non che tutti debbano diventare esperti di business, ma l’area It dovrà saper rendersi permeabile alle richieste dei diversi stakeholder aziendali utilizzando procedure, priorità, tecnologie (e anche sensibilità relazionali) in grado di gestire questa “contaminazione”. Spazio quindi a logiche di asset management, application portfolio management, project management, change management, competence management.
Ma non solo. Esiste un altro tipo di “management” che non può prescindere da un percorso di cambiamento, ed è una capacità, da parte dell’utente, di vendor management. Stiamo infatti assistendo negli ultimi anni sempre più a processi di consolidamento sul fronte dell’offerta. Gli utenti cercano partner per sviluppare percorsi di efficienza e di sviluppo del business. Non bastano più le parole di disponibilità. Le aziende puntano a coinvolgere i fornitori nei risultati di business, nella effettiva efficacia di progetti sviluppati insieme. E non è più solo una questione di Kpi o Sla. E’ ormai una questione di vera partnership, con modelli di relazione e di organizzazione che sono sempre più integrati. I fornitori, anche se ancora non tutti, l’hanno capito. Ora stanno rincorrendo una ristrutturazione dei modelli di go-to-market che non sono più allineati all’esigenza della domanda. Modelli che devono avere la loro sostenibilità economica e il loro equilibrio soprattutto nel momento in cui in gioco, come spesso accade, oltre al vendor e all’utente esiste un ecosistema di partner che deve anch’esso cambiare, spesso all’interno di un quadro di rapporti che ancora oggi sono conflittuali per quanto riguarda gli interessi di business. Ma i budget di spesa degli utenti stanno ancora crescendo e per far parte della short list il tempo delle parole è finito.
Ict: dinamiche di spesa
Pubblicato il 01 Ott 2008
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